Selezione di notizie, informazioni, documenti, strumenti per la promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita. Diario Prevenzione è online dal 1996. Progetto e realizzazione a cura di Gino Rubini
The emptying of supermarket shelves during the COVID pandemic demonstrated the chaos that disruption to the UK’s food supply can provoke. Could this type of disruption have a different cause in the future? And what might the impact on society be?
These are the questions we sought to answer in our new study, which involved surveying 58 leading UK food experts spanning academia, policy, charitable organisations and business.
Our findings indicate that food shortages stemming from extreme weather events could potentially lead to civil unrest in the UK within 50 years. Shortages of staple carbohydrates like wheat, bread, pasta and cereal appear to be the most likely triggers of such unrest.
The UK’s food system appears to be particularly vulnerable to significant disruption. This vulnerability can be attributed, in part, to its emphasis on efficiency at the expense of resilience (the ability to withstand and recover from shocks). This approach includes a heavy reliance on seasonal labour and practices like “just-in-time” supply chains, where products are delivered precisely when needed.
Our study emphasises the importance of developing plans to help the UK prepare for, and respond to, the risks associated with food shortages in the future.
Expert survey
We asked food experts to rate the likelihood of a scenario occurring in the UK in which more than 30,000 people suffered violent injury over the course of one year through events such as demonstrations or violent looting.
Just over 40% of these experts said they thought such a scenario was either “possible” or “more likely than not” in the next ten years. Over 50 years, nearly 80% of experts believed civil unrest was either possible, more likely than not, or “very likely”.
La salute degli italiani è meno disuguale che in altri paesi europei grazie alla disponibilità di alcune risorse per la salute, tra cui l’accesso alle cure tramite il Servizio Sanitario Nazionale, gli stili di vita alimentari e la rete famigliare di aiuto, disponibilità ancora abbastanza uniforme tra gli strati sociali. Si tratta di risorse fondamentali che hanno assicurato resilienza ai fattori ciclici di stress come le crisi economiche e sociali degli ultimi decenni, risorse quindi che vanno protette e rinforzate per continuare a promuovere salute e giustizia.
LABOSS è un laboratorio di idee che aiuta punti di vista e linguaggi differenti a confrontarsi sui temi più sensibili per l’universalismo in salute. Diverse discipline scientifiche (medicina e sanità pubblica, sociologia, economia, diritto), diversi ruoli di rappresentanza (amministratori, imprese e forze sociali, attivismo e comunicazione), diverse generazioni (giovani e vecchi professionisti) hanno così occasione di confrontarsi per comprendere meglio fenomeni anche controversi, come è accaduto nel seminario LABOSS di Fiesole 2023. A Fiesole si sono esaminati tre temi: la storia del sistema sanitario italiano alla luce dell’universalismo, la dialettica più recente del rapporto pubblico e privato in sanità, e l’impatto sulla salute (disuguale) di queste trasformazioni. La documentazione preparatoria del seminario è disponibile in copia al sito https://www.saluteinternazionale.info/2023/09/giornate-fiesolane-di-politica-sanitaria-6-8-settembre-2023-documentazione/. Si riassumono di seguito le principali conclusioni del seminario.
L’universalismo nelle cure e nella promozione della salute è la stella polare, di fondamento costituzionale, da seguire per continuare a garantire salute e benessere sempre più uguale nella popolazione e nei territori, sia in sanità che nelle politiche a impatto sulla salute.
Questo significa che il finanziamento dei livelli essenziali di assistenza LEA nel Servizio Sanitario Nazionale SSN deve rimanere su base fiscale e proporzionale alle capacità contributive, senza facoltà di opting out. Ogni altra copertura assicurativa privata o corporate deve riguardare livelli di assistenza integrativi e non sostitutivi, e non deve dar luogo a benefici fiscali che sottraggano risorse al SSN. Il severo sottofinanziamento di cui soffrono i LEA del SSN potrebbe trovare compensazione a svantaggio di altri livelli essenziali di prestazione LEP in altri settori delle politiche pubbliche, decisione che richiede una solida base di conoscenze sul beneficio marginale prodotto dai vari LEA e LEP, conoscenze che richiedono un’adeguata metrica di misura del beneficio di queste diverse forme di tutela. L’alternativa del razionamento di qualche LEA non è percorribile in assenza di una metrica comparativa del livello di tutela assicurato da ogni LEA. Ulteriore possibilità è l’aumento del prelievo fiscale, soprattutto quello di scopo per venire incontro al modello della economia e finanza di impatto sociale. Infine rimane la possibilità di aumentare la produttività, che in sanità significa soprattutto agire sull’appropriatezza, fattore ancora poco esplorato e difficile da operazionalizzare.
Sul versante dell’erogazione, il ruolo del privato accreditato deve essere regolato sotto regia pubblica guidata esclusivamente dalla necessità di coprire il fabbisogno in modo efficiente. La libera professione risponde alla legittima esigenza di libertà di scelta del medico e dell’assistito, ma deve essere regolata esclusivamente nell’intramoenia con tetti compatibili con gli scopi di soddisfazione del fabbisogno in urgenza. L’esternalizzazione di attività del SSN, soprattutto quelle più legate alle funzioni core del SSN (come le PPP, i medici di emergenza a gettone, i gruppi di cure primarie, la digitalizzazione, le Case della Comunità) deve essere giustificata in base a trasparente verifica sperimentale di convenienza nel rapporto costo-benefici/sicurezza, valutazione che può essere esigibile come condizione di approvazione della esternalizzazione stessa.
E’ impegno di LABOSS contribuire a far crescere le conoscenze su minacce, rischi e opportunità per l’universalismo e farle circolare nelle sedi dove possono aiutare i processi decisionali ad essere meglio informati.
L’obiettivo è integrare il volontariato nelle attività del servizio di piena dell’Ufficio territoriale
Rimini – Mercoledì scorso, presso il Coordinamento del volontariato di protezione civile di Rimini, si è tenuto il primo step del percorso formativo-informativo inserito nel progetto “V.I.V. – Vigilanza idraulica Volontariato”, con la partecipazione di 15 volontari già formati sul rischio idraulico e sull’uso dei DPI (dispositivi di protezione individuale) di terza categoria, accompagnati dai referenti e dai presidenti delle organizzazioni di volontariato.
L’obiettivo del progetto è l’integrazione del volontariato nell’ambito delle attività del servizio di piena dell’Ufficio territoriale di Rimini, per il controllo nell’ordinario e in corso di evento dei tratti arginati del reticolo idrografico di competenza.