Selezione di notizie, informazioni, documenti, strumenti per la promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita. Diario Prevenzione è online dal 1996. Progetto e realizzazione a cura di Gino Rubini
Con la circolare n. 7 del 15 febbraio 2024 è data informativa dell’intervenuta revisione delle tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura e sono illustrate le principali caratteristiche delle nuove tabelle.
La revisione delle tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura, di cui agli articoli 3 e 211 del Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, è stata approvata con decreto interministeriale del 10 ottobre 2023, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 18 novembre 2023.
La circolare n. 7 del 15 febbraio 2024 illustra le caratteristiche generali delle nuove tabelle e le principali modifiche rispetto a quelle previgenti.
In chiusura viene precisato il regime temporale di applicazione del nuovo sistema tabellare.
Circolare Inail n. 7 del 15 febbraio 2024Revisione delle tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura. Decreto interministeriale 10 ottobre 2023.
Sono stati recentemente pubblicati due lavori relativi, l’uno, alla mortalità infantile in Italia e, l’altro, alle morti improvvise in Piemonte. Nell’articolo Mortalità infantile in Italia (1) attraverso l’analisi dell’andamento della mortalità neonatale (0-28 giorni), post-neonatale (29-365 giorni) e infantile (0-365 giorni), in Italia, dal 2016 al 2020, si esplorano le disuguaglianze geografiche, si valutano le differenze tra figli di genitori italiani e stranieri, si rilevano le principali cause di morte.
In Italia, nel 2020, il tasso di mortalità neonatale è stato di 1,76 decessi per 1.000 nati vivi. I bambini nati al Sud, indipendentemente dall’essere italiani o stranieri, mostrano un tasso di mortalità infantile superiore di circa il 70% rispetto ai residenti nel Nord (2,34 contro 1,35 per 1.000 mille).
I bambini stranieri, rispetto agli italiani, mostrano un tasso di mortalità infantile superiore del 55% per quasi tutte le cause di morte, in particolare, nelle morti precoci, per condizioni perinatali e nascite pretermine e, per quelle più tardive, per malattie metaboliche e malformazioni congenite. Tali drammatiche disuguaglianze territoriali sarebbero più elevate se il Sud avesse la stessa presenza di stranieri del Nord Italia.
Il nuovo Report Sorveglianza Morti Improvvise(2) è stato pubblicato a 10 anni di distanza dal precedente (3) e analizza i dati derivanti dalla sorveglianza su tali decessi avvenuti in Piemonte negli anni 2004-2020.
Gli elementi utili all’indagine vengono registrati tramite una modalità di raccolta attiva: segnalazione precoce dell’evento, intervento tempestivo del referente sul luogo al fine di effettuare un primo incontro con i genitori e raccogliere dati fondamentali (la storia dell’evento di morte, le condizioni del bambino prima del decesso, eventi significativi nei giorni e nelle ore antecedenti l’evento, anamnesi familiare, caratteristiche del luogo in cui il bambino è stato ritrovato). Vengono eseguiti rilievi fotografici ed esame del cadavere, autopsia, analisi anatomo-patologiche ed eventuali indagini genetiche, tossicologiche.
Dall’anno 2004 all’anno 2020 si sono verificati in Piemonte 1610 decessi di bambini residenti in età 0-2 anni, con un tasso di mortalità totale di 2,72 per 1.000 nati vivi (inferiore a quello europeo di 3,2 per 1000 nati vivi nel 2021): al termine di tutte le analisi 127 decessi sono stati classificati come improvvisi e non spiegati (tasso di mortalità specifica pari a 0,21 per 1000 nati vivi, tra i più bassi a livello europeo ed internazionale).
I decessi per morte improvvisa mostrano un picco fra il primo ed il sesto mese di vita e avvengono soprattutto nei mesi invernali (per tutti i 1610 decessi) verosimilmente per concausa di agenti infettivi.
Tra i fattori di rischio si confermano: il neonato in posizione diversa da supina, la condivisione del letto, l’esposizione a fumo di sigaretta, il fumo in gravidanza e l’ipertermia; tra i fattori socio economici il fatto che la madre sia nubile/divorziata/ non convivente e una condizione socio economica modesta.
“L’incontro non è stato all’altezza dei bisogni che abbiamo. Ci hanno convocati alle 8.30 quando c’è il Consiglio dei ministri nel pomeriggio e ci hanno consegnato un testo dopo un’ora perchè glielo abbiamo chiesto, ciò dimostra che non c’è una grande volontà di trovare degli accordi con le organizzazioni sindacali”. Così il segretario generale della CGIL Maurizio Landini a margine dell’incontro a Palazzo Chigi sul tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
“Ci sono delle cose che non costano – ha spiegato Landini -, ma il governo continua a non fare: abbiamo chiesto una norma molto precisa, ossia ripristinare la parità di trattamento economico e normativo per tutti i lavoratori e le lavoratrici di tutta la filiera degli appalti. Era una legge cancellata nel 2003, non ripristinarla significa lasciare la giungla del subappalto. Questo è il modo per estendere le norme pubbliche al privato, migliorandole”. Inoltre, ha proseguito il leader della CGIL “abbiamo chiesto di mettere in discussione il subappalto a cascata, di introdurre la patente a punti, significa introdurre il cartellino anche sui cantieri”.
“Su tutto questo non abbiamo avuto risposte, per questo abbiamo intenzione di proseguire con ogni forma di mobilitazione, perchè queste cose devono essere affrontate in un modo diverso”. L’ultimo incontro con il governo su questi temi si è tenuto a luglio quando le organizzazioni sindacali hanno presentato le piattaforma unitaria “siamo molto lontani dalla sensibilità che ci vorrebbe su questi temi nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici che noi rappresentiamo”, ha concluso Landini.
Sono stati pubblicati i dati aggiornati al 31/12/2023 del rapporto “IL MESOTELIOMA MALIGNO IN EMILIA-ROMAGNA” a cura di A. Romanelli, C. Storchi, L. Mangone
Mesotelioma: di cosa si tratta
Il mesotelioma maligno (MM) è un tumore raro ma che ha una certa correlazione con l’esposizione professionale o ambientale con le fibre di amianto. Nonostante l’amianto in Italia sia stato messo al bando nell’aprile 1994, il lungo tempo di latenza tra l’esposizione e l’insorgere del MM, determina ancora l’insorgenza della malattia tra la popolazione. In Emilia-Romagna la sorveglianza epidemiologica, sancita dalla Regione dal 1995, è attuata anche attraverso il ReM: Registro Mesoteliomi.
Amianto e mesotelioma in provincia di Rimini
L’insorgenza dei sintomi di MM, avendo una latenza di 35-40 anni, appare in genere dopo aver cessato l’attività lavorativa. Per quanto riguarda la provincia di Rimini, dal 1996 sono stati diagnosticati 158 casi di MM, 94 dei quali di origine professionale; da evidenziare che anche l’esposizione ambientale o familiare (11 casi) potrebbe comunque essere legata al lavoro di un familiare, o alla presenza di materiale contenente amianto vicino all’abitazione (ad esempio coperture in Eternit). Le fibre di amianto, infatti, una volta disperse (su abiti o nell’aria) possono essere inalate con conseguenze diagnosticabili a distanza di decenni.
Sul tema della violenza sul lavoro e nell’ambito della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, segnaliamo questo evento in streaming.
Proposto dal sindacato nazionale SHC, vedrà la partecipazione come relatrice della coordinatrice del Gruppo di Lavoro CIIP Stress Lavoro Correlato, Antonia Ballottin.
“Violenza sul personale sanitario e socio-sanitario”
martedì 12 marzo 2024 – ore 15:30 – 18:00
evento in streaming su piattaforma StreamYard
Con le parole della Segreteria Nazionale SHC: “L’iniziativa arriva dagli operatori socio sanitari, indirizzata a un tema che coinvolge anche la loro professione, dove il fenomeno delle aggressioni aumenta ogni giorno, fenomeno allarmante, e spesso sottostimata. La salute è un diritto primario e va garantito a tutti e a tutti, e il nostro servizio sanitario nazionale va tutelato insieme ai professionisti. Gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari costituiscono eventi sentinella che richiedono la messa in atto di opportune iniziative di protezione e prevenzione.”
Nel settore si confrontano il malessere degli agricoltori, l’urgenza della transizione climatica e una complessa gestione europea. Trovare un nuovo punto di equilibrio comporta modifiche politiche, gestionali e tecniche.
“L’agricoltura e l’ambiente vanno di pari passo perché l’agricoltore è il primo a subire le conseguenze del cambiamento climatico: quando un frutteto viene distrutto, non ci vuole un mese, ci vogliono anni e anni per rivedere i primi frutti. Le conseguenze del cambiamento climatico sono anche economiche e se non le affrontiamo ci costeranno più di quanto dobbiamo investire oggi per un fondo serio per la transizione ecologica al fine aiutare e accompagnare gli agricoltori. È chiaro che il Green deal non ha gambe senza gli agricoltori”, ha affermato Camilla Laureti, parlamentare europea e responsabile Politiche agricole del Partito democratico, intervenendo il 12 febbraio ad Alta Sostenibilità, la rubrica settimanale a cura dell’ASviS in onda su Radio Radicale.
Il cambiamento climatico sta aggravando problemi che gli agricoltori avvertono da tempo e gli interventi per la salvaguardia dei terreni e per la transizione ecologica comportano ulteriori costi che gli agricoltori non riescono più a sostenere. Nei prossimi decenni l’agricoltura dovrà affrontare enormi sfide, tra cui garantire la sicurezza alimentare per una popolazione mondiale oltre i dieci miliardi di persone (stime Onu, “World population prospects 2022”) e un modello di agricoltura che sia ambientalmente sostenibile ed economicamente redditizia per chi la pratica sembra ancora lontano; la sfida non è facile e comporta modifiche politiche, gestionali e tecniche.
Il settore agricolo è quello che per primo subisce la crisi climatica, con le conseguenze più pesanti dal punto di vista economico e con un tempo di recupero estremamente lungo (basti pensare agli effetti delle alluvioni e della siccità sui raccolti). Il rapporto “Climate change adaptation in the agriculture sector in Europe” dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) prevede che i cambiamenti climaticipotrebbero ridurre il valore dell’agricoltura europea del 16% entro il 2050 a causa della maggiore siccità e precipitazioni, e la produzione dei Paesi del Mediterraneo potrebbe scendere dell’80% entro il 2100.
Il cambiamento climatico può influenzare direttamente e indirettamente la produzione agricola e gli agroecosistemi su cui essa si basa. Gli impatti diretti riguardano i cambiamenti nella fenologia e nei calendari, lo spostamento delle aree coltivate e la perdita di suolo, le variazioni nell’approvvigionamento idrico e nella domanda di irrigazione, e l’aumento dei livelli di CO2 rallenta la crescita delle piante. Gli effetti indiretti sono invece conseguenze dei primi e sono ad esempio l’aumento di parassiti, malattie, specie invasive ed eventi estremi come forti venti, grandinate, calore intenso e gelate. Le ripercussioni della crisi climatica sulla produzione agricola possono generare conseguenze economiche e sociali sia per il settore stesso che per la sicurezza alimentare, incidendo poi su commercio, redditi agricoli e prezzi alimentari.
Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu (la quarta da sinistra in fondo all’articolo) google translate . Per un uso professionale o di studio raccomandiamo di fare riferimento al testo originale.
Certains indicateurs développés au niveau européen étaient fortement mis en avant avec le soutien de certains syndicats d’agriculteurs. À l’inverse, des organisations de défense de l’environnement et de la santé défendaient l’indicateur NoDU, indicateur actuel du plan Ecophyto. Le gouvernement a finalement tranché le 21 février, avec l’annonce par Gabriel Attal de l’abandon du NoDU, au profit de l’indicateur européen HRI-1.
Comment s’y retrouver dans cette jungle d’acronymes ?
En tant que membres du Comité Scientifique et Technique du plan Ecophyto, comité indépendant des pilotes du plan, nous avons notamment pour mission de guider le choix des indicateurs. Dans ce texte, nous souhaitons préciser la nature de ces derniers et en clarifier les enjeux.
[ Per un uso di studio o professionale raccomandiamo di fare riferimento al testo pubblicato alla fonte traduzione effettuata da google translate. editor ]
I sistemi automatizzati vanno fuori strada, contribuiscono alla violenza sessuale sui minori, negano alle persone i loro benefici sociali o bloccano la presenza online delle organizzazioni. Le persone colpite spesso si sentono impotenti quando i loro diritti vengono violati, ma alcuni combattono mentre le leggi attuali non riescono a proteggere le vittime.
Miriam Al Adib è una ginecologa spagnola che vive ad Almendralejo. Un giorno, lo scorso settembre, ha trovato sua figlia adolescente in difficoltà. Nei gruppi WhatsApp della sua scuola circolavano foto di lei e di altri compagni di classe nudi. Le foto erano false, ha detto. Gli scolari li avevano generati, utilizzando uno strumento di intelligenza artificiale.
Al Adib ha percepito l’ansia di sua figlia ma ha capito subito cosa fare. Ha pubblicato un video su Instagram in cui denunciava l’accaduto e chiedeva alle vittime di farsi avanti. Poche ore dopo, molte altre madri le avevano mandato un messaggio, raccontando le esperienze delle loro figlie. Sono andati tutti alla polizia e i ragazzi hanno smesso di creare nudi finti.
Al Adib lavora da più di un decennio per aumentare la consapevolezza sulla violenza sessuale sui minori, sia online che offline. Sa come reagire a tali attacchi. Tuttavia, ha detto, si sente trascurata dalle istituzioni che dovrebbero prevenire un uso così crudele dell’intelligenza artificiale. Oggi, mentre le proteste si sono calmate ad Almendralejo, le app che consentono ai ragazzi di creare nudi finti rimangono disponibili – e probabilmente sono in uso – in tutte le scuole europee.
Abbiamo parlato con persone che hanno deciso di agire contro le ingiustizie causate dall’intelligenza artificiale. Tutti hanno spiegato quanto sia stato difficile riparare gli illeciti e avere un impatto. I diritti sanciti dalla legislazione europea raramente sono applicabili ai singoli individui.
“Colpa dell’algoritmo”
Quando Soizic Pénicaud ha iniziato a lavorare con gli algoritmi del sistema di gestione del welfare francese, ha organizzato corsi di formazione per le persone a stretto contatto con i beneficiari. Una volta, un assistente sociale le disse che l’unico consiglio che dava alle persone che avevano problemi con il sistema di gestione delle richieste era “non c’è niente che tu possa fare, è colpa dell’algoritmo”. Pénicaud, un ricercatore sui diritti digitali, è rimasto sorpreso. Non solo sapeva che i sistemi algoritmici potevano essere ritenuti responsabili, ma sapeva anche come farlo.
fatti, eventi, report di ricerca e dati per capire meglio cosa succede nel campo della prevenzione e della salute negli ambienti di vita e di lavoro.
Vi è bisogno di fare chiarezza sul tema della sicurezza sul lavoro, in particolare dopo la tragedia di Firenze. Non è più tempo di chiacchiere ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Ha ragione. La individuazione degli errori che hanno creato le condizioni di sistema o ambientali perchè si sviluppassero modalità malate di organizzazione del lavoro e di mancata gestione dei rischi dovrebbe essere fatta da tutti i soggetti in campo.
Innanzitutto il sistema delle imprese e delle loro Associazioni dovrebbe sottoporre a verifica le posizioni assunte in diverse fasi storiche rispetto alla legislazione di merito sugli appalti e subappalti, in particolare nel settore delle costruzioni.
La moltiplicazione dei subappalti a cascata riesumata nel nuovo Codice non piove dal cielo, il sistema di norme che lo consentono hanno dei responsabili politici che hanno risposto con atti legislativi a richieste molto precise provenienti non solo dalla Commissione Europea ma anche dal mondo delle imprese. Sia chiaro : non vi è un obbligo di legge per le stazioni appaltanti di moltiplicare a cascata subappalti di lavorazioni più o meno pericolose fino a rendere molto difficile il governo e il controllo della gestione dei rischi.
Appalti, subappalti e gestione dei rischi per la sicurezza dei lavoratori
La scelta di moltiplicare l’assegnazione dei lavori con i subappalti a cascata è una scelta delle imprese committenti, le stazioni appaltanti, dettata dalla ricerca di fatto del “massimo” ribasso perchè la competizione non avviene, nella maggioranza delle situazioni, sulla qualità del prodotto al prezzo giusto ma sul ribasso e questo è reso possibile, dalla cosiddetta semplificazione normativa che ispira il “Nuovo Codice”
Esiste poi una molteplicità di appalti privati che si avvalgono di finanziamenti pubblici… tanto per semplificare 2)
Se è pur vero che la norma non consente, a livello formale, di sottoporre a gara i costi della sicurezza è altrettanto vero che induce soluzioni organizzative povere e a volte improvvisate con le imprese in coda alla filiera dei subappalti rappresentate da situazioni borderline con frequenti e gravi irregolarità nel trattamento dei lavoratori rilevate dalle ispezioni degli organi preposti. In questo contesto appare la schizofrenia comportamentale: da una parte la produzione da parte dei consulenti del POS, del DVR, un apparato cartaceo e digitale a prova di ispezione a protezione legale dell’impresa committente o stazione appaltante. 1)
Al contempo a scendere per i rami dei subappalti si perdono le tracce delle indicazioni/prescrizioni contenute nei documenti cartacei perfetti custoditi in cassaforte… Questa rappresentazione che facciamo, un pò schematica, è per fare chiarezza sul fatto che tra il progetto dell’opera, le valutazioni dei rischi e le prescrizioni organizzative per neutralizzarli e la struttura produttiva reale vi è una tale distanza che spiega perchè avvengono le tragedie.
E’ solo ribaltando la piramide, mettendo al primo posto le attività concrete svolte dalle microimprese in subappalto che realizzano l’opera, monitorando ed eliminando le intermediazioni parassitarie e criminali che si potrà fare un passo avanti nella sicurezza dei cantieri. Solo capitolati dettagliati ed esaustivi rispetto alle lavorazioni da assegnare in appalto possono porre rimedio agli abusi e alle incongruenze organizzative. In questo caso le vere connessioni da ristabilire sono quelle tra i committenti (stazioni appaltanti) e le piccole imprese del subappalto che per davvero costruiscono le opere.Le scelte dell’attuale governo non sembrano andare in questa direzione.
E’ disponibile on line l’ultimo numero di Ecoscienza. Al centro del nuovo numero della rivista di Arpae Emilia-Romagna, un servizio dedicato allo studio del cuneo salino nel Delta del Po
Per scaricare il file pdf della rivista clicca QUI
Nell’articolo pubblicato il 29 ottobre 2023 (QUI) si era parlato dei costi della non sicurezza, cioè di quali sono i costi in Italia per le aziende e la collettività degli infortuni e delle malattie professionali (64.000 euro medi per ogni singolo infortunio, secondo gli studi più recenti). Ma quanto spendono – o devono spendere obbligatoriamente per essere meramente in regola – da parte loro le aziende, sia per la mera gestione dell’esistente (documentazione e formazione obbligatoria e relativi incarichi professionali) e quanto investono?
Non esistono dati complessivi, ma solo campionari, sulle spese. Le spese e gli investimenti per la sicurezza sono parte della complessiva gestione aziendale e non distinguibili globalmente da altre spese e investimenti; ed è persino banale ricordare come quanto più è rischiosa l’attività, e quanto più grande è l’organizzazione in termini di strutture produttive e addette/i, tanto più crescono spese e costi, anche se ci può essere qualche economia di scala. Viceversa, i costi calano quanto più sono presenti risorse interne professionalmente qualificate che supportino e non rendano necessarie, o parzialmente necessarie, apporti (essenzialmente consulenziali) esterni. Analogamente i servizi di consulenza forniti dalle associazioni di categoria e dagli organismi bilaterali/paritetici possono anch’essi calmierare i costi.
Se si cerca tra i siti specializzati, si possono trovare numerose elaborazioni sugli oneri per la mera gestione documentale; ma, a parte la difficoltà di districarsi tra quelle che restano, sono offerte commerciali di servizi, le cifre sono sempre altamente indicative e parziali.
Riporto in ogni caso di seguito la quantificazione di costi più completa che ho trovato (non farò, ovviamente, pubblicità alla società); l’offerente è evidentemente molto strutturato, ed offre un servizio completo a canone annuo, come riportato nella tabella sottostante. In ogni caso, più ancora delle cifre richieste (che danno comunque un ordine di grandezza), è interessante l’elencazione delle valutazioni necessarie/possibili, che può stupire i non addetti ai lavori; e ho eliminato comunque le sole parti specifiche per i cantieri edili, quelle sul primo soccorso e le valutazioni di sicurezza alimentare HACCP. Si tenga presente che a tutte le somme va aggiunto un 4% di IVA e che ci sono ulteriori costi per eventuali interventi a chiamata, urgenti, sopralluoghi del medico competente e simili.
MINIMO
MASSIMO
FATTORI DI VARIAZIONE
GESTIONE ANNUALE SICUREZZA SUL LAVORO
600
2500
numero addetti e livello di rischio
INCARICO ANNUALE RSPP ESTERNO
800
16000
numero addetti e grado rischio
DVR DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHI
300
1300
numero addetti e grado rischio
DUVRI rischio da interferenze
300
1100
numero ditte coinvolte
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO SPECIFICO RUMORE
500
1100
numero punti di rilievo con fonometro
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO VIBRAZIONI
270
3000
numero dipendenti
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO STRESS LAVORO CORRELATO
SISTEMA DI GESTIONE SICUREZZA SUL LAVORO SGSL OHSAS 18001
3500
9000
numero dipendenti e giornate di consulenza
In sintesi, emerge che anche l’azienda più piccola – cosiddetta microimpresa fino a 10 dipendenti, secondo la classificazione ministeriale vigente – e con il rischio più basso si trova davanti ad oneri dell’ordine di grandezza di qualche migliaio di euro.
La pandemia di COVID-19 ha avuto un forte impatto sul mondo del lavoro. La relazione presenta i risultati di un’analisi delle indagini europee in tema di salute mentale sul lavoro prima, durante e dopo la pandemia.
Le principali conclusioni riguardano il diverso impatto su determinati settori, il tipo di lavoro, i sottogruppi di lavoratori e il genere, la digitalizzazione e l’importanza che le organizzazioni attuino in modo proattivo misure in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Inoltre, la gestione dei rischi psicosociali legati al lavoro deve far parte delle misure di protezione dei lavoratori, sia ora che in caso di futuri eventi critici.
Il segretario generale della Cgil è appena arrivato a Firenze davanti al cantiere di Via Mariti dove venerdì 16 febbraio hanno perso la vita 5 operai
REDAZIONE
21 febbraio 2024 • 17:12
“Chiediamo che si apra una trattativa seria, di annunci, di chiacchiere ne ho già sentite anche troppe”. Così Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, appena arrivato insieme al segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, davanti al cantiere di via Mariti a Firenze dove il 16 febbraio scorso hanno perso la vita 5 operai. A margine del presidio indetto dai sindacati nel capoluogo toscano, uno delle decine di presidi che si sta svolgendo in questa giornata di mobilitazione in tutta Italia con sciopero di due ore a fine turno di edili e metalmeccanici, Landini ha parlato con la stampa.
Il governo “è da luglio che non ci sta incontrando. “Adesso ci vogliono 41 morti, quanti ce ne sono stati finora a febbraio 2024, per decidere che bisogna intervenire? Siamo convocati lunedì mattina, bene, si apra una trattativa, non sia il solito film che ci tengono mezz’ora a Palazzo Chigi per poi fare quello che vogliono. Abbiamo presentato una piattaforma, fare una trattativa vuol dire che si viene via da lì non dopo un’ora, ma quando si è fatto un accordo che risolve i problemi”. Se c’è bisogno, avverte ancora, “si sta lì anche due, tre giorni come abbiamo fatto altre volte. Basta chiacchiere e anche deleghe in bianco. Di deleghe in bianco non ne diamo a nessuno, è il momento di avere risposte precise alle piattaforme che abbiamo presentato”, ha sottolineato Landini.
“Le imprese – ha detto il segretario generale della Cgil – non possono stare zitte e far finta che questo non riguardi anche loro perché fare impresa in questo modo è metterla in quel posto a chi vuole fare seriamente l’impresa, rispettando le leggi, le regole e investendo sul lavoro. Per quello che ci riguarda è il momento non del cordoglio ma di fare, di agire e intervenire dove non si è fatto, cambiando quelle leggi balorde che sono state fatte”.
“Il subappalto a cascata – spiega Landini – va cancellato, bisogna introdurre la patente a punti, bisogna estendere il diritto alla formazione e alla prevenzione, bisogna aumentare le assunzioni agli ispettori e anche dei servizi di medicina del lavoro e bisogna da questo punto di vista cancellare tutti quei sistemi che hanno portato addirittura a lavorare qui persone senza neanche il permesso di soggiorno. La maggioranza di quelli che sono morti sono migranti, in alcuni casi clandestini”.
“Bisogna cancellare anche la Bossi-Fini, perché non possono essere solo sfruttati i migranti. Bisogna cancellare anche quelle leggi balorde che li mettono in condizione di dover lavorare sotto ricatto a queste condizioni. Questo è un altro tema, altro che chiudere le frontiere: bisogna aprire gli occhi e colpire quelli che sfruttano le persone”.
I tragici eventi di Firenze dei giorni scorsi ci portano ancora una volta a riflettere sul tema della sicurezza sul luogo di lavoro. All’interno del dialogo che si è aperto, ringraziamo ancora il Prof. Paolo Pascucci che si contraddistingue per il suo contributo lucido e rigoroso, caratteristiche che troppo spesso passano in secondo piano nel dibattito pubblico.
Prof. Stefania Scarponi – già Ordinaria di Diritto del lavoro e docente di Diritto e Genere, Università di Trento, e aderente a NRD, “Le nozioni di molestia nel diritto del lavoro nelle fonti e nell’applicazione giurisprudenziale”
Avv. Maria Virgilio – Avvocata, Presidente di Giudit – Giuriste d’Italia e aderente a NRD, Consulente della Commissione
Parlamentare di inchiesta sul femminicidio, “Le molestie e le molestie sessuali nel diritto penale: riempire un vuoto o ripensare il pieno?”
Dott. Elisabetta Tarquini – Consigliera Sez. Lav. della Corte d’Appello di Firenze, “Profili processuali e rimediali in materia di molestie nel diritto del lavoro antidiscriminatorio “
Prof. Laura Calafà – Ordinaria di Diritto del lavoro, Università di Verona, “Le regole stabilite dai contratti collettivi e dai codici etici come strumento di tutela e prevenzione”.
Interventi programmati
Avv. Sara Passante – Foro di Bologna e Comma2, “Il risarcimento del danno alla luce della giurisprudenza”
Avv. Lorenza Cescatti – Foro di Rovereto e Comma2, “Il ricorso all’ammonimento del Questore come strumento di contrasto alle molestie”
Avv. Elisa Favè – Foro di Verona e Comma2, “Molestie sul luogo di lavoro e art. 8 CEDU nella sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo “C. vs Romania”
Dott. Matilde Botto – Dottoranda, Università di Bologna, “Le molestie online: digitalizzazione della sessualità e nuove esigenze di tutela della sfera sessuale della persona”
Prof. Cristina De Maria – Delegata del Rettore per l’equità, l’inclusione e la diversità, “L’esperienza dello sportello universitario contro la violenza di genere dell’Università di Bologna”
Dott. Cristina Obber – Scrittrice ed esperta formatrice in tema di contrasto alle molestie, aderente a NRD, “Gli ostacoli
all’emersione delle molestie nel lavoro: esperienze sul campo”
Cinzia Spanò – Presidente di Amleta, “Le molestie nell’ambiente dello spettacolo e l’esperienza di Amleta”
E’ difficile, ancora una volta, trovare parole non consumate dalla retorica per scrivere dell’ultima tragedia sul lavoro avvenuta nel cantiere Esselunga di Firenze.
Solo il silenzio della riflessione e il rispetto per le persone che hanno perso la vita mentre stavano lavorando ci può consentire di ragionare senza ripetere luoghi comuni e slogan usurati e smentiti nella quotidianità come ” mai più morti sul lavoro ”
E’ necessaria l’umiltà di ripartire da parte di ciascun soggetto in campo, dalle imprese alle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori, sottoponendo ad una verifica le pratiche operative di valutazione e gestione dei rischi, quelle formali impeccabili che rimangono nelle carte degli uffici e quelle reali, permeate da una informalità maligna, che sono molte volte all’origine delle tragedie come quella di Firenze. La schizofrenia dei comportamenti per cui nella stessa azienda convivono una rappresentazione formale della organizzazione del lavoro con una documentazione a prova di ispezione delle autorità preposte ed una pratica reale che non ha alcun rapporto con le misure necessarie per gestire i rischi per la sicurezza. Questo è un male diffuso e cronico in molte, troppe realtà aziendali dal comparto delle costruzioni alla logistica. Non sappiamo cosa sia successo e le cause nel caso specifico della tragedia di Firenze, saranno le indagini delle autorità competenti a individuare le concause che hanno prodotto il disastro. Sappiamo per certo che l’allungamento delle linee di decisione e governo della organizzazione del lavoro nei cantieri, la moltiplicazione dei soggetti che operano nello stesso sito, la sovrapposizione delle lavorazioni senza adeguato coordinamento sono spesso alla base del fallimento di una corretta valutazione e gestione dei rischi. Le pratiche di moltiplicazione degli appalti e subappalti a cascata sono il male oscuro alla base della fragilità gestionale del lavoro in sicurezza. I lavoratori di oggi, siamo ben lontani dagli anni delle lotte e delle conquiste, sono soggetti ricattabili, sono ragazzi venuti da lontano che spesso non sono in grado di rifiutarsi perchè, verosimilmente, come nel caso del cantiere di Firenze sono senza il permesso di soggiorno…o col permesso scaduto. Tra i determinanti di queste tragedie vi è una legislazione disinvolta che regola la disciplina degli appalti nel settore privato. L’attuale governo è orientato alla deregulation che dovrebbe essere estesa dal settore privato a quello delle opere pubbliche. Vedremo dopo i discorsi e il cordoglio delle autorità quali saranno le decisioni per fermare questa carneficina. Vedremo pure se cambieranno gli atteggiamenti discriminatori e le narrazioni verso le condizioni di tanti ragazzi immigrati, lavoratori che pagano, a volte, un prezzo inaccettabile, con la vita, il loro desiderio di realizzare una condizione esistenziale migliore.
Vedremo se le parole di circostanza delle autorità svaniranno nel nulla dopo i funerali di questi lavoratori. Questa tragedia non riguarda solo questi ragazzi immigrati vittime di un lavoro che uccide, è anche un segnale per tutti i lavoratori: in troppe realtà aziendali è stato superato il limite di accettazione sociale tollerabile delle condizioni di lavoro pericoloso .
Condividiamo questa Lettera aperta di Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e Rls di Firenze. Vi invitiamo ad aderire al suo appello . Gino Rubini, editor di Diario Prevenzione
Lettera aperta
Questo è un accorato appello. Per favore, non chiamatele mai più “morti bianche”. Non lo sono.
E’ un termine che offende, ed offende in particolar modo i familiari e la memoria delle vittime del lavoro.
Queste morti hanno molte cause che devono essere rimosse e portano a ignorare le norme per la sicurezza sul lavoro. Certo non si tratta di incidenti inevitabili o tragiche fatalita’.
Se pensiamo alle famiglie che non vedranno più rincasare il loro caro andato a lavorare, a guadagnare per loro, a produrre benessere per tutti noi, di bianco restano solo le pagine di una vita interrotta, di sentimenti afflitti, di una quotidianità distrutta. Per sempre.
Non sono “morti bianche”, quasi fossero candide, immacolate, innocenti. Chiamarle bianche è insensato e ipocrita, perché sono morti sporche, disoneste e ingiuste. Di bianco non c’è mai nulla. Hanno sempre e solo il colore del sangue, del raggiro e del dolore .
Per questo chiedo a tutti, a cominciare da chi ha il dovere e la responsabilità di informare, di adottare una terminologia che colori di responsabilità queste morti, purtroppo in costante aumento.
È anche partendo dal linguaggio, dal chiamare le cose con il loro nome, dal reclamare il colore delle responsabilità che si combatte una battaglia per una maggiore sicurezza sul lavoro.
Chiunque voglia aderire a questo appello, invii un’email a:
Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu (la quarta da sinistra in fondo alla pagina) google translate . Per un uso professionale o di studio raccomandiamo di fare riferimento al testo originale.
Mathilde Touvier, qui dirige l’équipe de recherche en épidémiologie nutritionnelle (Eren, Inserm/Inrae/CNAM/Université Sorbonne Paris Nord/Université Paris Cité), et Bernard Srour, chercheur en épidémiologie dans cette même équipe, coordonnateur du Réseau nutrition activité physique cancer recherche (Réseau NACRe), ont coordonné ces travaux, dans le cadre de l’étude NutriNet-Santé. Ils décryptent ces nouveaux résultats.
The Conversation : Pouvez-vous nous expliquer à quoi servent les émulsifiants ?
Mathilde Touvier : Les émulsifiants ont pour rôle d’obtenir certaines textures dans les aliments industriels, de rajouter de l’onctuosité, et de permettre la stabilité des mélanges obtenus dans le temps. Ainsi, la durée de conservation est allongée, et les produits peuvent rester plus longtemps en rayon sans perdre leurs propriétés.
On trouve des émulsifiants dans de nombreux produits, depuis des desserts (madeleines, gâteaux, glaces…) jusqu’à des plats préparés en passant par des barres chocolatées, des margarines, des sauces industrielles, etc. Par ailleurs, certains de ces additifs se retrouvent même dans des produits que le consommateur pourrait juger comme « sains », comme les margarines allégées, souvent perçues comme une meilleure alternative au beurre, ou certaines marques de biscottes ou de yaourts.
Il existe de nombreuses sortes d’émulsifiants : les mono- et diglycérides d’acides gras, les carraghénanes (des polysaccharides obtenus à partir d’algues rouges), des amidons modifiés, des lécithines, des phosphates, des celluloses, des gommes, des pectines…
Leur présence dans les aliments est très variable d’une marque à l’autre, y compris pour un même type de produit. Par exemple, une crème glacée à la vanille d’une certaine marque peut en contenir, tandis que celle d’une autre marque n’en contiendra pas.
Segnaliamo la pubblicazione della “Guida non vincolante alle migliori prassi per l’applicazione delle norme in materia di protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori nell’industria del cavallo” di Luigi Aversa.
All’interno troverete, oltre ad una introduzione sull’industria equestre, informazioni sulle pratiche di primo soccorso, sulla segnalazione di sicurezza e la valutazione dei rischi nonché sulla manutenzione delle strutture e sulle procedure con il cavallo.
È possibile scaricare le versione completa dal sito della CIIP
Questo film fornisce un’introduzione alla sicurezza robotica sul posto di lavoro e descrive alcune delle tecnologie robotiche emergenti, i tipi di incidenti associati alla robotica, i principali rischi e come possono essere controllati.
I lavoratori della linea di produzione sono quelli maggiormente a rischio, seguiti dagli addetti alla manutenzione. Una cattiva progettazione del posto di lavoro e l’errore umano causano la maggior parte degli infortuni.
I progressi nelle tecnologie di automazione, tra cui robot fissi, robot collaborativi e mobili ed esoscheletri, hanno il potenziale per migliorare le condizioni di lavoro ma anche per introdurre rischi sul posto di lavoro nei luoghi di produzione
Benvenute/i al Podcast di Diario Prevenzione, un podcast senza fronzoli. In questa puntata parliamo di
– Pesticidi: verso un migliore riconoscimento degli effetti sulla salute dei figli degli agricoltori
– Pesticidi in agricoltura: quali sono gli effetti sulla salute dell’uomo?
– Infortuni e malattie professionali dei lavoratori stranieri in Italia
– Lavorare nel metaverso: quali sono i rischi? Una rapida revisione della letteratura
The metaverse is a three-dimensional virtual space in which users can interact with objects and other users with the help of a digital avatar. It can be accessed by means of head-mounted displays (HMDs) that either fully immerse the user in a virtual world (i.e. virtual reality, or VR) or superimpose virtual elements onto the real word (i.e. augmented reality, or AR). The idea of a virtual space mimicking the real world gained traction in late 2021, when Facebook had rebranded to become ‘Meta’ and launched its metaverse ‘Horizon World’. After a promising start, the interest in Horizon World faded, prompting Meta’s competitors to revisit their marketing strategy. The emphasis is now on hardware – with the development of increasingly sophisticated AR headsets – whose purpose is decidedly more work-oriented (Bérastégui 2024). Major developers such as Apple and Microsoft are now positioning their immersive solutions as productivity tools. Meta has followed suit with the launch of its new HMD for business and professional users. Although practical work applications remain limited today, extended reality (XR) is now framed by GAFAM as the future of remote working and, as such, the next major evolution in the way we work. In this context, the anticipation and recognition of hazards arising from immersive workplaces that could impair the health and safety of workers is of critical importance. This technical brief aims to synthetise the available evidence on occupational health and safety risks associated with the use of XR (covering both AR and VR) technologies. To this end, a rapid review of the academic and grey literature was conducted, leading to the identification of five broad categories of hazards.
Physical hazards
Multiple studies have highlighted issues related to the distance between the eyes and the screens of HMDs. The screen is only a few centimetres from the eyes and covers a large proportion of the field of vision, greatly increasing exposure to light – especially blue light – compared to a traditional screen. The discomfort it causes, long known as ‘computer vision syndrome’ (CVS), includes headaches, dry, itchy eyes and blurred vision. A recent study showed that, in order to prevent these symptoms, a session should last no longer than 55 70 minutes (Kourtesis et al. 2019). A French survey has suggested that this limit is not always observed for professional uses, as the average length of a VR or AR session was shown to be 75 minutes when deployed in public spaces, 79 minutes for health care and rehabilitation purposes, and 66 minutes in walk-in immersive 3D environments (ANSES 2021).
The idea of adjusting our lives to face up to the reality of a changing climate was, for a long time, seen as defeatist, or even a capitulation to fossil-fuel interests, by many within the European climate movement. Such “adaptation” was viewed with deep scepticism.
By taking a stand, these ecologists were pressing authorities to rethink planning beyond the skiing model and its dependency on “white gold”. Far from constituting adaptation, they argued that the construction of winter sports infrastructure in the remaining snow-capped mountains threatened fragile ecosystems and only postponed the inevitable shift to alternative economic models. For them and others, it constitutes “maladaptation” – actions exacerbating communities’ vulnerability to climate variability.
Even more spectacular were protests against proposed water reservoirs in Sainte-Soline, western France, in March. Up to 30,000 protesters showed their opposition to the project, arguing that the dams, intended to collect fresh water during wet seasons to provide for increasingly drier periods, were inefficient due to water evaporation, and ultimately prioritised the interests of large agribusiness over locals’ rights.
The question of adaptation was therefore thrust into the spotlight like rarely before. Such protests demonstrate how deeply political climate adaptation is. What one group may perceive as positive adaptation may look like maladaptation to another, and a political struggle determines which view prevails. The environmental philosopher Andreas Malm described Sainte-Soline as an “avant-gardist struggle”.
From idea to real life?
For many years, academics have sought to shed light on competing interests that are often hidden in technocratic processes inherent to adaptation. For example, dikes intended to guard against flooding may appear as a reasonable solution to some, but others could consider them a maladaptation due to their tendency to increase flooding downstream. To overcome such tensions, academics have attempted to imagine a model that would not merely serve the interests of the wealthy and powerful or the economic status quo. This has become known as transformational adaptation.
Settimana 5-11 febbraio. La Commissione fissa gli obiettivi climatici al 2040. Il Parlamento europeo adotta risoluzioni su Omc, parità di genere, Lgbtiq, disinformazione e ingerenze della Russia nei processi democratici.
Nel quadro della legge europea per il clima che stabilisce il conseguimento della neutralità climatica entro il 2050, presentando la sua visione oltre gli obiettivi 2030 stabiliti dal pacchetto “pronti per il 55%” e integrati successivamente al rialzo con “RePowerEu”, la Commissione europea esprime fiducia nel fatto che come risultato dalla Cop 28 di Dubaianche il resto del mondo si sta rapidamente muovendo sula strada della decarbonizzazione, accogliendo anche nella dichiarazione finale il livello d’ambizione proposto dall’Ue.
Come evidenzia la Commissione gli obiettivi climatici europei perseguono finalità sociali economiche e geopolitiche molte ampie:
la visione dell’Europa alla fine del prossimo decennio è completa: dovrebbe rimanere una destinazione privilegiata per le opportunità di investimento che portano posti di lavoro stabili e di qualità a prova di futuro, con un forte ecosistema industriale. L’Europa dovrebbe essere leader nello sviluppo dei mercati delle tecnologie pulite del futuro, in cui tutti i principali Paesi e imprese cercano di sfruttare le opportunità di mercato. Diventare un continente con energia pulita, a basse emissioni di carbonio e a prezzi accessibili, nonché con alimenti e materiali sostenibili, lo renderà resiliente alle crisi future, come quelle attualmente causate da interruzioni nella fornitura di combustibili fossili. Rimanendo un leader globale e un partner fidato nell’azione per il clima, l’Europa rafforzerà contemporaneamente la sua autonomia strategica aperta e diversificherà le sue catene di valore globali sostenibili per essere padrona del suo destino in un mondo volatile.
Sottoscritta la convenzione quadro Regioni-Inail per la sicurezza sul lavoro dal presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga, e dal commissario straordinario dell’Inail, Fabrizio D’Ascenzo.
Si punta a rendere più efficaci le attività di contrasto degli infortuni e delle malattie professionali attraverso una maggiore condivisione dei dati con gli enti territoriali nell’ambito del processo di implementazione del Sistema informativo nazionale per la prevenzione (Sinp).
È una convenzione quadro di durata quinquennale che disciplina, in particolare, le modalità di accesso ai servizi Flussi informativi, Registro delle esposizioni e Registro infortuni dell’Inail.
“La convenzione Regioni-Inail – dichiara Fedriga – intende migliorare le attività di prevenzione rivolte alla sicurezza sul lavoro. L’inaccettabile perdurare di morti e incidenti sul lavoro sollecita risposte dirette e una maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti. Grazie ad una ricognizione più attenta sulle condizioni di sicurezza nei territori si possono migliorare anche le capacità di scoprire e intervenire su mancate o non corrette applicazioni di norme e procedure. A questo serve la condivisione dei dati, a questo serve l’impegno Regioni-Inail per rafforzare l’attività preventiva e di tutela dei lavoratori”.
“La firma della convenzione – spiega D’Ascenzo – rappresenta un importante ulteriore passo in avanti per il rafforzamento del Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro. Attraverso un’efficace condivisione dei dati, possiamo contribuire a rendere più incisive le azioni di prevenzione sul territorio per contrastare il drammatico fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali e tutelare la salute dei lavoratori”.
Riteniamo utile segnalare dal sito dell’Istituto Mario Negri di Milano la pagina ” Pesticidi in agricoltura: quali sono gli effetti sulla salute dell’uomo? “
In questa pagina sono contenute molte informazioni scientifiche riguardanti i benefici e i costi derivanti dall’uso dei pesticidi. I movimenti degli agricoltori che si sono mobilitati scendendo in strada con i trattori, tra le loro rivendicazioni, hanno richiesto a gran voce e hanno ottenuto dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen il ritiro del “Sustainable use of pesticides regulation”.
Quali saranno gli effetti del ritiro del “Sustainable use of pesticides regulation” ?
Le pressioni lobbistiche delle categorie agricole hanno avuto ragione dei dati scientifici che erano alla base del progetto europeo “Sustainable use of pesticides regulation”.
Si sa da tempo che l’uso dei pesticidi a dosi a volte anche massicce hanno un impatto sulla salute delle popolazioni dell’intera filiera della produzione agricola, dai lavoratori agricoli direttamente esposti a livello professionale alle loro famiglie che vivono nei territori irrorati fino ai consumatori dei prodotti agricoli. Non sono ideologia i dati e le indicazioni contenute nel documento “Understanding the Impacts of Pesticides on Children: A discussion paper” elaborato da UNICEF già nel 2018 .
Per gli stessi lavoratori vi sono rischi rilevanti se non vi è una pratica di prevenzione accurata . Vedi l’articolo Pesticidi: quali sono i rischi per la nostra salute e per l’ambiente?
Un percorso per il superamento graduale dell’uso dei pesticidi che era stato avviato con il “Sustainable use of pesticides regulation” viene interrotto e i dirigenti delle lobbies agricole più tradizionali hanno declamato che questa è una “vittoria”. I dati scientifici e la ricerca vengono definite da costoro “ideologia”. Purtroppo saranno i duri dati epidemiologici nei prossimi anni, a connotare quanto sia triste questa “vittoria” degli uomini in marcia sui trattori.
Le 1er février dernier, pour répondre à la colère des agriculteurs, Gabriel Attal, le premier ministre, a pris un certain nombre de mesures, parmi lesquelles la « mise à l’arrêt » du plan Écophyto. Pour rappel, ce plan avait pour but de réduire progressivement de 50 % l’utilisation des pesticides sur le territoire français, d’ici à 2025.
Suspension du plan Écophyto, à rebours des engagements de l’État
Cette annonce s’inscrit à rebours des engagements pris par l’État, des objectifs du plan Écophyto et des attentes de la population. « La réduction de l’usage des produits phytopharmaceutiques (c’est-à-dire les pesticides dans le langage courant, ndlr) constitue une attente citoyenne forte et une nécessité pour préserver notre santé et la biodiversité », peut-on ainsi lire sur la page dédiée du ministère de l’agriculture.
Les organisations non gouvernementales (ONG) de défense de l’environnement déplorent, de leur côté, « le signal désastreux » envoyé par la suspension du plan Écophyto
Nombre d’ONG et d’associations militent, en particulier, pour la reconnaissance des effets sanitaires liés à l’exposition aux pesticides chez les agriculteurs et au sein de leurs familles.
C’est le cas, par exemple, du Collectif de soutien aux victimes des pesticides de l’Ouest. Le 4 décembre 2023, à Rennes, l’association organisait une conférence de presse pour demander la création d’un nouveau tableau des maladies professionnelles spécifique aux tumeurs cérébrales dont le risque serait accru par l’exposition aux pesticides.
Ce tableau s’appuierait notamment sur l’expertise scientifique collective de l’Institut national de la santé et de la recherche médicale (Inserm) « Pesticides et santé, nouvelles données » rendue en 2021.
Riteniamo utile socializzare questo articolo del Guardian che documenta con foto aeree l’estensione della distruzione degli edifici di Gaza. Le immagini sono molto impressionanti , non vi è necessità di commenti. L’unico auspicio è quello di un cessate il fuoco immediato per porre termine a tutto questo e per il ritorno a casa dei cittadini israeliani ancora prigionieri di Hamas .