Il lavoro deve essere sicuro ! Infortuni e Malattie Professionali – Confronto di analisi e proposte

Verso il 28 aprile giornata mondiale della sicurezza e della salute sul lavoro

Con il patrocinio di:
Comune di Bologna Città e Metropolitana di Bologna
e con il sotegno di Banca Etica
il Manifesto in rete con CGIL, CISL, UIL e COMMA2
presentano l’incontro pubblico il giorno 22 aprile 2024 , ore 15 presso Auditorium Marco Biagi
Introduce:
Maurizio Mazzetti il Manifesto in rete
Intervengono:
Ambrogio Dionigi – Città Metropolitana e Comune di Bologna
Massimiliano Del Vecchio – Comma2
Paolo Galli– ASL
Francesca Gramellini CNA
Marino Mazzini – CISL
Riccardo Monti – Confindustria Emilia
Gianluca Napoletano – INAIL
Susanna Sandri – CGIL,
Elisa Sambataro – UIL
Carlo Soricelli Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro
Antonio Zoina direttore ispettorato del lavoro di Bologna
coordina
Andrea Bonzi il resto del Carlino
Al termine buffet etico, a cura delle cucine popolari

Info: ilmanifestoinrete@gmail.com 
Diretta sulla pagina facebook – https://m.facebook.com/IlManifestoBologna/

«Siamo esseri umani e non macchinari, persone uniche e non pezzi di ricambio», la sicurezza non è un costo, né un lusso, ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona

INTERVENTO DEL CARDINALE MATTEO MARIA  ZUPPI A BOLOGNA

11 aprile 2024 sciopero Cgil e Uil per la sciagura del bacino di Suviana

Intervento in Piazza Maggiore sulla sicurezza e sul lavoro bene comune

Per prima cosa rivolgo un pensiero alle vittime, la preghiera per loro e per le loro famiglie, che la scomparsa dei loro – e nostri – cari la porteranno, atroce, tutti i giorni. Dio li accolga dove non c’è morte e le lacrime sono asciugate, consoli i familiari, ispiri solidarietà. Vorrei rivolgere un pensiero grato anche a tutti quelli che si stanno prodigando con generosità straordinaria lavorando per cercare i dispersi. E un ringraziamento particolare alla gente della montagna. Ci fanno sentire comunità, vivono questa tragedia come loro dolore – e così deve essere – e ci ricordano che siamo una comunità. I panini che istintivamente hanno preparato e offerto a quanti aiutavano sono la dimostrazione dell’umanità da ritrovare e da non smarrire.

Non possiamo abituarci al fatto che il lavoro, che dà vita, diventi morte. Per nessuno. Lavoro e morte non devono mai abbracciarsi. Il lavoro è vita e deve far vivere, è vocazione, dignità della persona, socialità. Se diventa morte, sfruttamento, ingiustizia, ciò deve generare corale e convinta repulsione. Per questo oggi, in continuità con gli altri presidi e manifestazioni al riguardo, chiediamo responsabilità e sicurezza. Le vittime sul lavoro sono uno scandalo. Le morti e gli infortuni riguardano tutti. La media di tre incidenti sul lavoro al giorno in Italia non tende a diminuire. Questa tragedia impone oggi sobrietà nelle parole, serietà negli impegni, consapevolezza non opportunistica, responsabilità per il presente perché ci sia un futuro diverso. Questo inizia da ciò che facciamo oggi! L’indignazione e la commozione di queste ore, drammatiche e sconvolgenti, devono diventare impegni di sistema.

E chiedono lo sforzo di tutti. Come dobbiamo impegnarci per la manutenzione della pace, così solo la manutenzione della sicurezza può impedire al massimo quelle che non sono mai solo fatalità. Sicurezza e responsabilità. Ma la sicurezza chiede investimenti, formazione, informazione, sistemi di prevenzione che aiutino e non penalizzino, controlli efficaci. Non è un investimento facoltativo. I lavoratori sono il patrimonio più prezioso di un’impresa. Quando la sicurezza è vista come un costo aggiuntivo, addirittura fastidioso o considerato inutile, significa che siamo irresponsabili e ciò rende responsabili delle tragedie.

Ne va della dignità delle persone, della credibilità delle leggi e della fedeltà alla nostra Costituzione, fondamento della nostra casa comune. La Chiesa è preoccupata delle condizioni dei lavoratori, perché al centro ci sono le persone. Tutte. Nel recente documento Dignitas infinita del Dicastero per la Dottrina della Fede, è scritto: «La povertà si diffonde in molti modi, come nell’ossessione di ridurre i costi del lavoro, senza rendersi conto delle gravi conseguenze che ciò provoca, perché la disoccupazione che si produce ha come effetto diretto di allargare i confini della povertà. Tra questi effetti distruttori dell’Impero del denaro, si deve riconoscere che non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro» (n. 37). Le cosiddette “morti bianche” (che però bianche non sono, perché macchiano le nostre coscienze!) sono spesso frutto di deresponsabilizzazione.

Sappiamo che esternalizzare il lavoro attraverso ditte o cooperative facilmente crea situazioni più difficili da controllare, alimenta il precariato e la manodopera finisce sottocosto. La logica dell’esclusivo profitto porta spesso al ribasso e così le prime voci sacrificate sono le garanzie contrattuali e la sicurezza. «Non si può, in nome di un maggior profitto, chiedere troppe ore lavorative, facendo diminuire la concentrazione, oppure pensare di annoverare le forme assicurative o le richieste di sicurezza come spese inutili e perdite di guadagno». La sicurezza sul lavoro – disse Papa Francesco – è parte integrante della cura della persona. «Siamo esseri umani e non macchinari, persone uniche e non pezzi di ricambio». La sicurezza non è un costo, né tantomeno un lusso, ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona. Facciamolo anche per onorare la loro morte.

Bologna, Piazza Maggiore

11/04/2024

Morti sul lavoro, il caso della centrale di Bargi sul lago di Suviana

 

Autore Mauro Mazzetti che ringraziamo 

Fonte ilmanifestoinrete 

 

Pur nella consapevolezza che solo le indagini tuttora in corso (ipotesi di reato: disastro e omicidio colposo plurimo) potranno chiarire meglio quanto accaduto, al momento in cui scriviamo questo articolo (sabato 13 aprile) alcuni elementi sono sufficientemente certi e tali da consentire qualche riflessione.

Riassumiamo: c’è questa centrale elettrica Enel Greenpower (società del gruppo ENEL, in ogni caso, a tuttora rilevante partecipazione pubblica) sita a Bargi, nella parte più stretta del bacino artificiale di Suviana, quasi al confine tra le province di Bologna e Pistoia. Il bacino è formato da una diga, costruita ormai quasi un secolo fa, a sbarrare il corso del torrente Limentra con un’altra centrale elettrica per alimentare la allora appena costruita “direttissima” linea ferroviaria Bologna Firenze; la costruzione comportò la sommersione del borgo di Suviana bassa (resta, più in lato della diga, Suviana alta) e soprattutto già allora la morte di ben 13 operai durante i lavori.  La centrale di Bargi, collocata sul lato opposto del bacino rispetto alla diga, poco dopo l’immissione del Limentra, risale al 1975 ed è considerata, per l’epoca, all’avanguardia; non è quindi però di concezione moderna. Come è noto, in buona parte si sviluppa in profondità, con nove piani sotterranei e profondità che le fonti indicano in 30 o addirittura 40 metri (e già questa incertezza qualcosa vorrà dire); è una centrale di piccole dimensioni, a pozzo, con una potenza di 330 MW e due turbine, che sfrutta anche l’acqua del vicino, e più elevato, bacino del Brasimone (si noteranno, dalle immagini, le condotte che scendono dall’alto a collegare i due invasi).

 

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Prime riflessioni sulla tragedia alla centrale idroelettrica di Bargi

 

 

 

La tragedia della centrale Enel di Suviana obbliga alla riflessione, all’umiltà e all’uso sobrio delle parole, con la ricerca di non scivolare nella retorica e nell’uso di parole consumate.

Perchè ancora una volta in pochi mesi si assiste ad una tragedia sul lavoro con lavoratori uccisi ? Ricordiamo la strage dei lavoratori dell’appalto travolti dal treno nella stazione di Brandizzo, gli operai travolti dal crollo del capannone in costruzione per Esselunga a Firenze e la tragedia della centrale Enel di Suviana.

Lavori in appalto di natura diversa e di diversa complessità non comparabili per le differenti professionalità coinvolte nella esecuzione dei lavori.

Il denominatore comune : si tratta di lavori in appalto affidati dalla stazione appaltante a filiere di aziende specializzate nella esecuzione e anche nella valutazione e gestione dei rischi specifici connessi alle loro competenze.

Dal punto di vista metodologico la valutazione e gestione accurata dei rischi specifici per lavorazione è affidata alla competenza dell’azienda esecutrice mentre i rischi di sistema o di sito dovrebbero essere valutati dalla stazione appaltante in collaborazione con il general contractor che ha responsabilità di coordinamento gestionale delle filiere di appalti e… subappalti.

Nel tragico evento di Brandizzo le “anomalie” nella gestione dei tempi di lavoro sicuri concordati per fare i lavori sul binario sono state , verosimilmente, la causa della tragedia.

Negli altri due casi occorre attendere le indagini della magistratura.

E’ tuttavia lecito proporre una revisione profonda della normativa degli affidamenti dei lavori in appalto ponendo in evidenza il fatto che l’affidamento ad una filiera di aziende specializzate non deve significare esternalizzazione delle responsabilità proprie della stazione appaltante per quanto attiene la sicurezza del sito o del sistema . Sarebbe bene che si definissero con precisione i ruoli e le responsabilità della gestione dei rischi interferenti da parte dei general contractor.

In altre parole, come abbiamo scritto più volte su questo sito, occorre concentrarsi su due grandi nemici della corretta valutazione e gestione dei rischi :

– la propensione delle grandi aziende a “esternalizzare” non solo i lavori che richiedono competenze e specializzazione ma anche le responsabilità di valutazione e gestione dei rischi di sistema e di coordinamento dei lavori dell’intera opera. Assai spesso manca da parte della stazione appaltante un’azione propria e adeguata di controllo della qualità delle procedure gestionali che hanno rilevanza per la sicurezza.

– la propensione all’interno delle filiere dei subappalti a pratiche operative basate assai spesso sull’informalità rispetto alle prescrizioni formali date dai capitolati e dalle procedure di sicurezza . Vi è un’abbondanza di pratiche informali “maligne” che sono favorite dalla lunghezza delle filiere dei subappalti e dalla mancanza di controlli di qualità delle stazioni appaltanti. E’ da questa subcultura dell’informalità per guadagnare tempo che hanno origine molti infortuni sul lavoro.

Non sappiamo quali siano state le cause prime della tragedia alla centrale Enel di Suviana, quello che sappiamo è che bisogna revisionare in profondità le norme riguardanti le pratiche di subappalto e che si faccia chiarezza sui limiti da porre rispetto ai processi di “esternalizzazione” delle responsabilità gestionali dei rischi per la sicurezza da parte delle stazioni appaltanti e dei general contractor.   Gino Rubini,  editor di Diario Prevenzione

Inail . Progetto RECKON

Fonte Inail 

Riteniamo molto utile fare conoscere questo Documento Inail che rappresenta un Progetto importante per la sicurezza nelle PMI . Editor

 

 

Numero 23 – gennaio 2024

Il progetto RECKON, diretto alle PMI, ha scelto come caso studio il settore metalmeccanico-metallurgico per l’applicazione ed ha prodotto il modello e una prima versione prototipale di hub, inteso come “centro di connessione di una rete”, potenzialmente aperto a tutte le aziende, per l’analisi sistematica dei rischi e delle loro cause, nonché la comprensione degli stati e delle effettive interazioni operatore-macchina-ambiente (sintetizzati nel termine “contesto”) per le attività di monitoraggio, diagnostica e prevenzione gestite in modo integrato.

Immagine Volume 23 gennaio 2024

di Davide Accordini, Patrizia Agnello, Silvia M. Ansaldi, Stefano Arrigoni, Francesco Braghin, Enrico Cagno, Cinzia Frascheri, Emilia Lenzi, Davide Piantella, Manuel Roveri, Letizia Tanca, Gabriele Viscardi

Il quaderno contiene la rappresentazione generale del framework e definisce i contesti applicativi in cui è stato sviluppato il progetto, individuando tre case lab dove installare la piattaforma tecnologica e sensoristica. È presente la descrizione generale dell’architettura hardware e software sviluppata, e viene dettagliato il modello di riferimento (Context Dimension Tree) per la rappresentazione del contesto di infortunio, che tiene conto dei risultati delle analisi anche di banche dati Inail sugli infortuni, degli ambiti di lavoro considerati e delle soluzioni tecnologiche da implementare in azienda. Viene esposta la formalizzazione della sensoristica adottata e la definizione su planimetria della rete di sensori e della loro effettiva localizzazione, oltre che la fase di installazione vera e propria del sistema presso le aziende individuate. Si conclude con la presentazione dei risultati raggiunti dal progetto con le sperimentazioni nelle aziende selezionate come casi studio, attraverso una sintesi delle analisi condotte sui dati acquisiti dai sensori.

Prodotto: Volume – Collana Quaderni di ricerca
Edizioni: Inail – gennaio 2024
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Informazioni e richieste: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

Profili di rischio di comparto – una banca dati da riprendere ed aggiornare….

 

 

Segnaliamo questa importante iniziativa di recupero e  di visibilità da parte di Inail di un Progetto straordinario elaborato e implementato agli inizi del 2000 , in particolare dai  Servizi di Prevenzione delle Asl ,   per la costruzione di una banca dati sui “Profili di rischio di comparto”
L’impostazione rimane a parere di chi scrive sostanzialmente corretta e in grado di essere riferimento utile,  con un adeguato aggiornamento dei contenuti,  per gli Operatori dei Servizi di Prevenzione. Molte tecnologie dei processi produttivi sono cambiate nel tempo così come sono mutati i rischi cui sono esposti i lavoratori e le lavoratrici. Vi sono in quest’epoca la volontà politica e una rete diffusa di Servizi territoriali delle ASL e INL in grado di implementare, aggiornare e rendere fruibile a imprese, Rspp , Rls, lavoratori uno strumento di consultazione e di supporto alle attività di prevenzione quotidiane ?

Per visitare questa Banca Dati degli anni 2000 clicca

Profili di Rischio di Comparto

 

Per informazioni scrivere a d.demerich@inail.it
Responsabile della banca dati

Riferimenti :

Recuperato un patrimonio di cultura e pratica sulla salute e sicurezza sul lavoro

di Gabriella Galli su Repertorio Salute

Il silenzio sulla strage continua . Podcast di Diario Prevenzione – 14 marzo 2024 – Puntata n° 117

a cura di Gino Rubini

in questa puntata parliamo di :

– …. e poi rompere il silenzio di tv e giornali, manifestare , protestare, andare in piazza , perchè 1200 morti sul lavoro all’anno sono uno scandalo ….
– 13 marzo 1987 – Ravenna : in tredici muoiono come topi nella stiva di una nave.
– “Codice della strage”, la sicurezza secondo Salvini. Annullato anche l’obbligo di sorpasso ad almeno una distanza di 1,5 metri dai ciclisti
– Prevenire la violenza di genere un documento del Gruppo di lavoro “Parità di Genere in Sanità Pubblica”, Consulta degli Specializzandi della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica
– La nuova direttiva europea su IA

Buon ascolto

 

Salute Sicurezza Lavoro – I documenti importanti della settimana

Questa settimana riteniamo utile condividere due documenti che riteniamo importanti per quanti si occupano di salute e sicurezza nel lavoro.

Il primo documento è la nota tecnica “I provvedimenti del Governo in materia di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare. Il Decreto-Legge 2 marzo 2024, n. 19” di Norberto Canciani, Presidente di Associazione Ambiente e Lavoro.
In questo lavoro Norberto Canciani analizza in forma dettagliata l’articolato del D.L. 19. Non aggiungiamo nulla a quanto scritto da Canciani rispetto a questo D.L. costruito senza un confronto con le parti sociali e senza una valutazione seria sulle potenzialità ed efficacia degli strumenti proposti come la famosa “patente a punti”. Un provvedimento che risponde più alle esigenze mediatiche per dire “il governo sta facendo qualcosa per la sicurezza nel lavoro” che per affrontare alla radice i problemi correlati alle filiere spesso sgangherate, senza direzione e fuori controllo, dei subappalti a cascata…

Il secondo documento è un articolo del Prof. Paolo Pascucci apparso sul sito “fuori collana” , ” Morti di lavoro” che delinea con chiarezza e puntualità l’insieme dei fattori strutturali che sono la base costitutiva di una organizzazione del lavoro maligna che non è in grado di governare il processo produttivo per lavorare in sicurezza.

Norberto Canciani ” “I provvedimenti del Governo in materia di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare. Il Decreto-Legge 2 marzo 2024, n. 19” “

Paolo Pascucci ” Morti di lavoro” “

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Firenze, una sconsolante vista su condizioni di lavoro e sicurezza nell’edilizia in Italia.

 

Autore :  Maurizio Mazzetti che ringraziamo 

Fonte : Il Manifesto in rete 

 

Ad alcuni giorni dal tragico incidente nel cantiere chiamiamolo nuova Esselunga di Firenze, in cui hanno perso la vita cinque operai, e tre sono rimasti gravemente feriti, facciamo un sintetico quadro di quanto è emerso sinora. Quadro che mostra bene come si lavora in edilizia in Italia.

Sulle cause del crollo della grande trave che ha schiacciato le vittime saranno le indagini della magistratura a dire se c’è stato un cedimento strutturale o altra causa fisica, o se ci sono stati errori nell’allestimento. Secondo quanto riferiscono alcuni operai, i lavori sotto la trave crollata sarebbero iniziati quando ancora si stava lavorando di sopra; quindi, a trave forse non del tutto sistemata. Perché?  Perché bisognava fare presto, i lavori a quanto pare erano in ritardo rispetto ai tempi previsti di realizzazione dell’opera (che significa ritardo nell’apertura del supermercato). E alle riserve avanzate da qualche lavoratore sull’opportunità di lavorare in piano a lavori di sopra ancora in corso, sarebbe stato risposto che diversamente poteva anche accomodarsi ed andarsene a casa.

Se è così, quand’anche il cedimento fosse stato strutturale, ci sarebbero stati dei comportamenti umani che, ancora una volta e come accade nella stragrande maggioranza dei casi, se non hanno provocato l’infortunio quantomeno ne hanno aggravato le conseguenze.

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Riflessioni a partire dalla tragedia del cantiere Esselunga di Firenze

 

Fonte  SNOP.IT 

 

Una piccola premessa. Forse conviene, anche a futura memoria, identificare meglio anche nominalmente quanto è successo a Firenze il 16 febbraio scorso, riferendosi non solo ad una indefinita “tragedia di Firenze”, ma piuttosto a quella “del cantiere Esselunga di Firenze”, così che anche il ricordo possa essere più immediato e preciso.
È trascorsa poco più di una settimana da quel gravissimo infortunio sul lavoro plurimo e il clamore della notizia e delle reazioni sta già, ovviamente, sfumando. Passato lo sgomento viene il momento di ricomporsi e ragionare veramente anche sulle molte cose dette, promesse, minacciate così come su quelle taciute, nascoste o negate.
Occorre, però, rimanere indignati, perché l’indignazione in questi casi è un potente stimolo a lavorare per cambiare. L’impegno deve essere quello di parlarne ancora e ancora, ben dopo l’onda dell’emozione (che rischia di essere cattiva consigliera) o dello sdegno diffuso (che spinge spesso a rincorrere le risposte mediaticamente e politicamente più accettabili nell’immediato), ma idealmente “prima” dei prossimi eventi.
Vorremmo cogliere maggiormente parole che escono da logiche di azione/reazione e quindi riprendere a parlare delle cose che davvero contano e servono per la salute di chi lavora.
Com’è nostra abitudine, preferiamo non parlare separatamente di infortuni e di danni alla salute, perché, a nostro parere, nascono dagli stessi meccanismi di fondo dentro il lavoro.
Né, d’altra parte, riteniamo che sia la gravità del singolo evento che, da sola, potrebbe giustificare interventi che non siano richiesti anche da innumerevoli più “piccoli” eventi. È vero, ci sono stati fatti che hanno scosso tutti e che hanno costituito l’occasione perché fossero messi in atto provvedimenti particolari (pensiamo a quelli della motonave Elisabetta Montanari di Ravenna, della ThyssenKrupp di Torino, della Lamina di Milano), ma sappiamo bene che quei provvedimenti sarebbero stati richiesti ben prima e a prescindere dal singolo caso e che potremmo vedere quegli atti come l’ammissione di un imperdonabile ritardo.
La rincorsa a proporre o a reclamare leggi, sanzioni, controlli, procure nazionali ed altro, rischia di produrre una semplificazione che, in sostanza, trascura, dimentica o preferisce non vedere le ragioni più profonde di questa cattiva gestione del lavoro, che rimangono quindi intatte quando non intoccabili.
Dopo il silenzio e il lutto con cui abbiamo voluto contrassegnare il nostro sito a seguito di quel tragico venerdì e al di fuori dell’emergenza, intendiamo mantenere viva una riflessione su questi temi, ritenendo necessario che ci sia un dibattito alla luce di questi eventi ma anche delle reazioni che ne seguono.
Vogliamo cominciare segnalando uno scritto di Paolo Pascucci (https://fuoricollana.it/morti-di-lavoro/ ) che – con la sua solita chiarezza concettuale ed espositiva – dice molte di quelle cose che a noi qui interessano, andando infine al cuore del problema (e lo chiama proprio così) collocato dentro la sfera dei diritti e dei rapporti di lavoro: “perché se non lo si fosse ancora compreso, l’insicurezza del lavoro (contratti precari e salari bassi) va di pari passo con l’insicurezza sul lavoro”. Ed ancora: “… più il lavoro sarà svalutato, tanto più a pagarne il fio sarà soprattutto la garanzia di quei diritti fondamentali – come la salute, la sicurezza, la libertà e la dignità – che connotano un individuo come persona.”

Adesso basta: zero infortuni sul lavoro adesso

FONTE ETUC.ORG 

 

 

 

La morte di oltre 30 lavoratori edili nei cantieri di tutta Europa negli ultimi quattro mesi dimostra l’urgente necessità di un’azione dell’UE per innalzare gli standard di sicurezza nel settore. 
 
L’ondata di incidenti mortali coinvolge molti lavoratori transfrontalieri e migranti, che sono più vulnerabili allo sfruttamento attraverso il subappalto, il lavoro non dichiarato o illegale e il falso lavoro autonomo.  

Secondo gli ultimi dati Eurostat, il numero di incidenti mortali nel settore edile è in aumento in tutta Europa, ma molti non vengono denunciati. 

Incidenti mortali nel settore edile da ottobre 2023:  

  • 21 febbraio 2024 – Paesi Bassi: due operai edili uccisi, altri gravemente feriti, in un incidente sul cantiere (incidente con una gru). 
  • 16 febbraio 2024 – Italia: quattro operai edili uccisi da un crollo in un cantiere a Firenze, molti altri sono rimasti feriti.   
  • 18 gennaio 2024 – Francia: uccisi due operai edili (crollo di un muro); Le statistiche francesi riportano in media 1 incidente mortale al giorno nel settore edile.  
  • Dicembre 2023 – Spagna: nove operai edili uccisi nel mese di dicembre, il doppio del numero del mese precedente.  
  • 11 dicembre 2023 – Svezia: cinque operai edili uccisi in un altro terribile incidente. Pochi giorni dopo, un altro operaio muore (incidente dell’ascensore di un cantiere).  
  • 30 ottobre 2023 – Germania: un drammatico incidente con il crollo di un’impalcatura nel pozzo di un ascensore ha ucciso quattro operai edili. 

Nella recente tragedia italiana, un lavoratore deceduto è italiano mentre gli altri sono lavoratori migranti provenienti dal Marocco e dalla Tunisia. Datori di lavoro senza scrupoli, pratiche non responsabili di subappalto e distacco, scarsa attenzione alle norme di sicurezza, mancanza di formazione, difficoltà di comunicazione chiara, ispezioni insufficienti.

Queste tragedie dimostrano la necessità di istituire un fondo speciale per sostenere le famiglie dei lavoratori migranti morti in incidenti.  

La Confederazione europea dei sindacati (CES) e la Federazione europea dei lavoratori dell’edilizia e del legno hanno inoltre chiesto ai responsabili politici europei e nazionali di intraprendere le seguenti azioni:  

  • Statistiche nazionali e comunitarie sugli infortuni sul lavoro, compresi i decessi; dettagliate per settore, e con particolare attenzione ai lavoratori distaccati e mobili; 
  • Limitare il subappalto e garantire la responsabilità solidale lungo tutta la catena. Vogliamo posti di lavoro diretti e di qualità; 
  • Vietare alle agenzie e ad altri intermediari il distacco in edilizia; 
  • Luoghi di lavoro sicuri e sani per tutti i lavoratori attraverso il rigoroso rispetto della normativa UE-SSL; 
  • Pratica rigorosa della formazione in materia di SSL per tutti i lavoratori edili e formazione specifica per professioni come ponteggi o operatori di gru – verso standard minimi europei per questa formazione; 
  • Facilitare e sostenere il lavoro degli ispettori del lavoro;  
  • Un fondo di sostegno finanziario per assistere i lavoratori distaccati e migranti e le loro famiglie, compresi i cittadini di paesi terzi, in caso di incidenti mortali, lesioni gravi e malattie professionali; 
  • Soluzioni digitali per identificare e monitorare in tempo reale la presenza di lavoratori dipendenti e autonomi nei cantieri (check-in/-out) e con accesso in tempo reale ai dati per gli ispettorati del lavoro; 
  • I clienti pubblici per dare l’esempio. I cantieri finanziati con fondi pubblici dovrebbero disporre e applicare i più elevati standard di salute e sicurezza. Dovrebbero avere regole rigorose per processi di appalto socialmente responsabili e progressisti, anche per garantire che il denaro pubblico vada alle organizzazioni che rispettano i diritti dei lavoratori e dei sindacati, che negoziano con i sindacati e i cui lavoratori sono coperti da contratti collettivi.  

Il segretario generale della FETBB, Tom Deleu, ha dichiarato:

“Il tempo delle azioni simboliche è passato da tempo. L’Unione europea deve dare una mano ai lavoratori. La libera circolazione dei servizi e la libera circolazione delle imprese non potranno mai essere più importanti della protezione della vita e dei mezzi di sussistenza dei lavoratori. Dobbiamo regolamentare il mercato interno in modo più forte. Dobbiamo limitare il subappalto. Serve un Protocollo di Progresso Sociale”. 

Il segretario generale della CES, Esther Lynch, ha dichiarato:

“Nessuno dovrebbe mettere a rischio la propria vita per guadagnarsi da vivere. Le morti sul lavoro colpiscono anche intere famiglie. È giunto il momento di responsabilizzare i datori di lavoro e di eliminare gli abusi nelle catene di subappalto. I lavoratori chiedono azioni urgenti per rendere zero le morti sul lavoro e a causa del lavoro una realtà”.  

Landini al governo: “Sulla sicurezza basta chiacchiere”

 

Fonte Collettiva.it che ringraziamo 

Il segretario generale della Cgil è appena arrivato a Firenze davanti al cantiere di Via Mariti dove venerdì 16 febbraio hanno perso la vita 5 operai

Il governo “è da luglio che non ci sta incontrando. “Adesso ci vogliono 41 morti, quanti ce ne sono stati finora a febbraio 2024, per decidere che bisogna intervenire? Siamo convocati lunedì mattina, bene, si apra una trattativa, non sia il solito film che ci tengono mezz’ora a Palazzo Chigi per poi fare quello che vogliono. Abbiamo presentato una piattaforma, fare una trattativa vuol dire che si viene via da lì non dopo un’ora, ma quando si è fatto un accordo che risolve i problemi”. Se c’è bisogno, avverte ancora, “si sta lì anche due, tre giorni come abbiamo fatto altre volte. Basta chiacchiere e anche deleghe in bianco. Di deleghe in bianco non ne diamo a nessuno, è il momento di avere risposte precise alle piattaforme che abbiamo presentato”, ha sottolineato Landini.

“Le imprese – ha detto il segretario generale della Cgil – non possono stare zitte e far finta che questo non riguardi anche loro perché fare impresa in questo modo è metterla in quel posto a chi vuole fare seriamente l’impresa, rispettando le leggi, le regole e investendo sul lavoro. Per quello che ci riguarda è il momento non del cordoglio ma di fare, di agire e intervenire dove non si è fatto, cambiando quelle leggi balorde che sono state fatte”.

“Il subappalto a cascata – spiega Landini – va cancellato, bisogna introdurre la patente a punti, bisogna estendere il diritto alla formazione e alla prevenzione, bisogna aumentare le assunzioni agli ispettori e anche dei servizi di medicina del lavoro e bisogna da questo punto di vista cancellare tutti quei sistemi che hanno portato addirittura a lavorare qui persone senza neanche il permesso di soggiorno. La maggioranza di quelli che sono morti sono migranti, in alcuni casi clandestini”.

“Bisogna cancellare anche la Bossi-Fini, perché non possono essere solo sfruttati i migranti. Bisogna cancellare anche quelle leggi balorde che li mettono in condizione di dover lavorare sotto ricatto a queste condizioni. Questo è un altro tema, altro che chiudere le frontiere: bisogna aprire gli occhi e colpire quelli che sfruttano le persone”.

Tragedia di Firenze

 

I tragici eventi di Firenze dei giorni scorsi ci portano ancora una volta a riflettere sul tema della sicurezza sul luogo di lavoro. All’interno del dialogo che si è aperto, ringraziamo ancora  il Prof. Paolo Pascucci che si contraddistingue per il suo contributo lucido e rigoroso, caratteristiche che troppo spesso passano in secondo piano nel dibattito pubblico.

Per leggere l’articolo vai alla fonte CIIP 

Infortuni e malattie professionali dei lavoratori stranieri in Italia

 

di Maurizio Mazzetti / 4 Febbraio 2024 /
Fonte : ilmanifestoinrete.it che ringraziamo 

 

In precedenti articoli si era già spiegato che il limite principale dei dati statistici INAIL che vanno a costituire, in larghissima prevalenza, il SINP – Sistema Informativo Nazionale Prevenzione – è che essi sono raccolti secondo logiche assicurative e non prevenzionali, e che sono elaborati partendo dai dati gestionali “grezzi”.

Pur con questi limiti, fino diciamo ad una quindicina di anni fa l’INAIL, non si limitava, come (purtroppo) oggi, a rendere disponibili pressoché esclusivamente dati elementari e statistici con ben pochi commenti e interpretazioni, ma conduceva analisi più approfondite attraverso soprattutto i Rapporti annuali nazionali e regionali, presentati pubblicamente ed occasioni di dibattito e confronto. Tra questi approfondimenti figuravano la situazione dei lavoratori stranieri, infortuni e malattie professionali al femminile, e qualche analisi specifica sui lavoratori allora detti da 1997 interinali, oggi somministrati. Per scelte politiche e gestionali che non possono essere trattati qui, ma che non riesco a disgiungere dal fatto che da una ventina d’anni i vertici INAIL sono stabilmente occupati da personalità legate al Centro destra, con prevalenza della Lega, se si è mantenuta un’attenzione alle differenze di genere (un Rapporto specifico viene prodotto per l’8 marzo di ogni anno) l’attenzione ai lavoratori stranieri è diminuita, presentando i pressoché nudi dati; oppure, un’analisi è contenuta (cfr. più avanti) in pubblicazioni e studi non INAIL. Ed anche alcuni specifici programmi di formazione alla sicurezza per gli stranieri, con attenzione alla transculturalità e alle relative problematiche di comunicazione, avviati verso la fine del primo decennio del secolo, sono stati abbandonati. Parimenti, non sono più disponibili i dati sui lavoratori somministrati, che pure costituiscono una minima parte dei lavoratori cosiddetti atipici (a tempo determinato, a chiamata, part time, coi voucher, stage professionalizzanti, e via precarizzando). Per amore di verità, una qualche inversione di tendenza si può osservare nella partecipazione a convegni ed eventi specializzati: ma si resta nell’ambito degli specialismi tecnici, con scarsa o nulla comunicazione/risonanza esterna.

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Osservatorio Vega Sicurezza Ambiente . I dati sugli infortuni sul lavoro in Emilia-Romagna 2023

UN ANNO DI MORTI SUL LAVORO IN EMILIA-ROMAGNA: 91 LE VITTIME.

LA REGIONE È QUARTA IN ITALIA PER INFORTUNI MORTALI SUL LAVORO. 

RAVENNA, FORLÌ-CESENA, PARMA E PIACENZA, LE PROVINCE PIÙ PERICOLOSE PER I LAVORATORI, SONO IN ZONA ROSSA. 

LE PROVINCE PIÙ SICURE: BOLOGNA, REGGIO EMILIA E RIMINI. 

SECONDO LA MAPPATURA DELL’OSSERVATORIO SICUREZZA E AMBIENTE VEGA LA REGIONE ABBANDONA LA ZONA GIALLA ED ENTRA IN ZONA ARANCIONE, CON UN’INCIDENZA DI MORTALITÀ SOPRA LA MEDIA NAZIONALE. 

PREOCCUPANTE IL NUMERO DI DENUNCE DI INFORTUNIO SUL LAVORO FINO AI 14 ANNI: SONO 5.397, OSSIA IL 7,04% DEL TOTALE DEGLI INFORTUNI DEI LAVORATORI DELLA REGIONE.

 IL COMMENTO AI DATI AGGIORNATI AL MESE DI DICEMBRE 2023

“Con l’ingresso in zona arancione a fine del 2023, l’emergenza morti sul lavoro in Emilia-Romagna sembra stia peggiorando. Ricordiamo infatti che la zona arancione, subito dopo la rossa, raccoglie le regioni con le incidenze di mortalità, ossia il numero di infortuni rispetto alla popolazione lavorativa, tra le più elevate del Paese. Parlando in numeri assoluti sono 91 le vittime registrate nel 2023, posizionando l’Emilia-Romagna al quarto posto in Italia”.

Vai alle tavole coi dati  alla fonte:  Osservatorio Vega Engineering  che ringraziamo 

Ferrara, operaio muore schiacciato da cisterna

Fonte : Collettiva 

Un’altra tragedia sul lavoro si è consumata oggi a Guardia Ferrarese, in provincia di Ferrara. Un uomo di 60 anni ha perso la vita stamani, mentre operava in un’area nel territorio di Riva del Po. Lo riferisce l’agenzia Ansa.

Il lavoratore, residente a Taglio di Po (Rovigo), era impegnato in operazioni di abbattimento di alcuni pioppi e rimboschimento in un’area privata. Dalla prima ricostruzione, verso le 8.45 è rimasto schiacciato da un furgone cisterna mentre riforniva un trattore.

È intervenuto il 118, ma non ha potuto fare nulla. Sul posto i carabinieri oltre al medico legale. La procura di Ferrara ha avviato il percorso per stabilire le responsabilità.

Francia. “Lo Stato non ha i mezzi per contrastare la piaga degli infortuni sul lavoro”.

 

Abbiamo ripreso da BASTA!,   un interessante  sito d’informazione indipendente francese  questo articolo sulla situazione francese sugli infortuni sul lavoro. Ringraziamo BASTA!  per la possibilità di socializzare queste informazioni ai lavoratori e lavoratrici e agli operatori della prevenzione.

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Almeno 903 persone sono morte a causa di un incidente sul lavoro in Francia nel 2022. Ma la sociologa Véronique Daubas-Letourneux sottolinea che questi incidenti non sono inevitabili e che è possibile lottare contro il loro aumento. Colloquio.

In aumento da diversi anni, il numero di morti per incidenti sul lavoro in Francia ha raggiunto un nuovo record nel 2022, con almeno 903 morti, secondo un conteggio del settimanale Politis . Oltre a questi decessi, ogni anno 35.000 persone rimangono disabili a seguito di un incidente sul lavoro. La sociologa Véronique Daubas-Letourneux si interroga sulle cause profonde di questi incidenti e suggerisce le leve per migliorare la situazione. Colloquio.

Véronique Daubas-Letourneux
è sociologa, direttora del dipartimento di scienze umane e sociali della Scuola di Studi Avanzati in Sanità Pubblica. Ha pubblicato Work Accidents nel 2021. Morti e feriti invisibili .

Basta!  : Come spiegare il gran numero di infortuni sul lavoro in Francia?

Véronique Daubas-Letourneux  : Contare gli infortuni sul lavoro è importante, ma al di là delle notizie, il fenomeno deve essere considerato un fatto sociale. Il numero degli infortuni sul lavoro e la loro regolarità dimostrano che essi non sono semplicemente accidentali, soprattutto perché non colpiscono in modo uguale l’intera popolazione. Se guardiamo la distribuzione per settore economico e per fascia socioprofessionale, vediamo che i lavoratori sono i più colpiti.

Contrariamente alla credenza popolare, questi incidenti non sono inevitabili. Nonostante l’evoluzione avvenuta negli ultimi anni, oggi la rappresentazione dominante degli infortuni sul lavoro resta da un lato quella della “colpa sfortunata” e dall’altro quella del rischio assicurato, il che significa che gli infortuni sono visti principalmente in termini di costi finanziari. .

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Operaio muore schiacciato da una gru a Maccarese

Fonte: Collettiva 

Il giovane di 30 anni stava effettuando lavori di manutenzione nella cittadina del litorale romano. Flai Cgil e Uila: “la politica investa sulla sicurezza”

Tragedia sul lavoro ieri, 24 gennaio, a Maccarese, sul litorale romano. Un operaio specializzato di 30 anni è morto schiacciato da una gru su cui stava effettuando dei lavori di manutenzione. Sul posto, oltre ai sanitari del 118, i carabinieri della stazione di Fiumicino. Secondo quanto si apprende, la gru si sarebbe staccata dalla parte laterale del camion travolgendolo.

IL COMMENTO DEI SINDACATI

“Crediamo – scrivono in una nota congiunta Flai Cgil e Uila – che, oltre alle eventuali responsabilità da accertare, rispetto all’accaduto, ci sia una irresponsabilità politica, di questo governo e non solo, rispetto agli investimenti sul tema della salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori in questo Paese”.

“Nel 2023 sono state 1467 le persone che hanno perso la vita sul posto di lavoro e il 2024 continua su questa scia di sangue. Le istituzioni non possono limitarsi a essere i certificatori delle morti che quotidianamente avvengono nel nostro Paese, ma devono farsi parti attive di un processo di ‘azzeramento’ delle morti sul lavoro attraverso prevenzione formazione e vigilanza”.

Mai più a ferragosto. Storia di un infortunio mortale

Fonte DORS.IT che ringraziamo

Riprendiamo dal DORS  questa storia d’infortunio mortale, la novantesima del Repertorio delle storie d’infortunio scritte dagli operatori dei servizi di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro che partecipano al Progetto

” Identificare cause e soluzioni degli infortuni lavorativi. Il modello  comunità   di pratica e narrazione  ” 

Riteniamo per davvero importante questa iniziativa  e vogliamo contribuire a  fare conoscere  questo lavoro prezioso che alimenta le conoscenze utili alle pratiche di prevenzione. editor

 

Franco ha 65 anni, ha fatto l’autotrasportatore per tutta la vita ma, da alcuni anni, si è messo in proprio. Compra mezzi di trasporto e attrezzature e casa sua diventa il luogo in cui svolge la sua attività. Manca poco a ferragosto, Franco vuole abbellire il cortile di casa piantando alcune palme dentro grandi fioriere di cemento. Per farlo si serve dell’autogru facendosi aiutare da Rexha, un’autista che, da qualche giorno, aveva cominciato a lavorare con lui. Ma quel giorno qualcosa va storto.

Questa è la novantanovesima storia aggiunta al repertorio delle storie di infortunio, nel quale sono raccolte le storie scritte dagli operatori dei servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro che partecipano al progetto “Identificare cause e soluzioni degli infortuni lavorativi Il modello comunità di pratica e narrazione“.

Vai al repertorio delle storie di infortunio, leggi direttamente la sintesi della storia o la storia completa “Mai più a ferragosto“.

Perché gli infortuni sul lavoro non calano come dovrebbero?

 

 

Fonte:   ilmanifesto in rete

Autore: Maurizio Mazzetti che ringraziamo 

Senza qui riprendere una più dettagliata analisi sulla numerosità degli infortuni, anche nel problematico ma indispensabile confronto con numero di occupati/ore lavorate (per il quale si rinvia a precedenti articoli), è evidente che nonostante tutti gli strumenti messi in campo, o comunque disponibili, la situazione complessiva non è soddisfacente e ormai da tempo sostanzialmente stabile; ed per di più assistiamo ad uno scoraggiante ripetersi di infortuni mortali o gravi con le medesime cause e circostanze.

Ma allora, cos’è che non funziona, perché i risultati non sono quelli attesi?  Ci possono essere tante risposte, magari tutte vere, perché il fenomeno ha molte cause, e non è detto che, come scriveva Pareto, ad un piccolo numero di cause corrisponda sempre un elevato numero di effetti. Ma riepiloghiamo, a mo’ di riassunto di tutti i precedenti articoli gli strumenti disponibili. Abbiamo in primo luogo tutti quelli in qualche modo obbligatori, assistiti da una qualche sanzione giuridica:

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Connessioni 4 – La salute e la pace: la guerra catastrofe di sanità pubblica

Connessioni 4

31 ottobre 2023

fatti, eventi, report di ricerca e dati per capire meglio cosa succede nel campo della prevenzione e della salute negli ambienti di vita e di lavoro.

In questa puntata vi offriamo documentazione su:

– La salute e la pace; la guerra catastrofe di sanità pubblica
– La guerra, La speranza, La fine delle illusioni
– I costi della “non sicurezza”
– Il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Storia, funzioni e responsabilità penale
– Brandizzo: qualche riflessione in ordine sparso

I focolai di guerra, il massacro di vite umane reso banale dalle rappresentazioni mediatiche a flusso continuo, gli effetti economici, ambientali e politici sulla vita quotidiana di milioni di persone, stanno distraendo le leadership dei paesi industriali dai compiti strategici di riduzione delle emissioni di carbonio in atmosfera.

L’articolo apparso su salute internazionale “La salute e la pace” di Pirous Fateh-Moghadam riporta con accuratezza le ragioni per cui ” Di fronte alle guerre combattute con moderni armamenti ed eserciti, la scelta pacifista risulta obbligata anche per chi non parte da una posizione di rifiuto categorico della violenza. L’unica opzione a disposizione, soprattutto per chi svolge una professione sanitaria è quindi quella dell’opposizione alle guerre, della prevenzione dei conflitti e della promozione della pace. La guerra è una catastrofe di sanità pubblica che va prevenuta o fermata il prima possibile nel caso sia già in atto.”

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I costi della “non sicurezza” di Maurizio Mazzetti

Riprendiamo ancora dalla rubrica “Il lavoro deve essere sicuro” de Ilmanifestoinrete l’articolo di Maurizio Mazzetti che ringraziamo per la chiarezza e la precisione.

Fonte Ilmanifestoinrete

Anche se ogni infortunio o malattia professionale, tanto più se gravi, possono essere considerati moralmente inaccettabili, il loro verificarsi va valutato anche sotto il profilo dei relativi costi, individuali, aziendali e sociali. Vediamoli un po’.

Ormai da qualche anno sono disponibili elaborazioni e studi sui costi economici e sociali degli infortuni; minor attenzione è posta a quelli delle malattie professionali, per quanto le situazioni siano sostanzialmente sovrapponibili. Purtroppo, questi studi, che concludono univocamente per costi molti alti (ma sui numeri torneremo alla fine dell’articolo), non sembrano avere effetti concreti sulle politiche per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro, almeno in Italia: gli interventi normativi continuano ad essere effettuati episodicamente, magari sull’onda di qualche evento di particolare risonanza presso l’opinione pubblica, e limitata magari alla mera gestione, di solito indennitaria, delle conseguenze. Per esempio, ci sono voluti quattro casi mortali di studenti impegnati nell’alternanza scuola lavoro, oggi PCTO – percorsi competenze trasversali e orientamento – per stabilire una tutela indennitaria a studenti e famiglie; ma ben poco, chiacchiere, o piuttosto grida manzoniane a parte, si è fatto in termine di formazione alla sicurezza (l’Accordo Stato regioni in materia è scaduto da anni e, a quanto pare, non verrà rinnovato neppure entro quest’anno), e prevenzione. E ciò dimostra, una volta di più, del fatto che manca, a livello di sistema paese, una strategia; e che anche che la stessa conoscenza dei fenomeni, checché se ne dica quando nei convegni si parla del SINP – Sistema Informativo Nazionale Prevenzione – è quantomeno carente.

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Una nota di Cinzia Frascheri sulla recente sentenza di Cassazione n* 38914 che ha confermato la responsabilità penale del RLS

Fonte: Puntosicuro

 

Nota di analisi approfondita con rilievi di carattere sindacale a fronte della recente sentenza di Cassazione (26/09/2023) che ha confermato la responsabilità penale dell’RLS in un caso di infortunio mortale di un lavoratore

 

Lo scorso giugno, di preciso il giorno 27, veniva pronunciata la sentenza di Cassazione, sezione penale, n.38914, depositata poi di recente, il 26 settembre 2023, quale conclusione di un percorso processuale avviato presso il Tribunale di Trani, e poi in Corte di appello di Bari, scaturito dal decesso di un lavoratore impegnato in mansioni di magazziniere, schiacciato sotto il peso del materiale,  trasportato da lui stesso con carrello elevatore, nello svolgimento delle operazioni di stoccaggio, rimanendone colpito mortalmente.

Sentenza sostanzialmente confermativa delle interpretazioni e dei principi affermati da una ormai consolidata giurisprudenza di legittimità espressasi in merito alle responsabilità poste di capo al datore di lavoro in tema di garanzie di tutela della salute e sicurezza sul lavoro e, pertanto, degli obblighi previsti a suo carico da porre preventivamente in essere per realizzare fattivamente i diritti degli occupati. Non altrettanto, invece, sempre nella medesima sentenza, quanto sostenuto in tema di responsabilità penale del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), considerata la conferma delle motivazioni volte all’attribuzione a quest’ultimo – da parte dei giudici di Trani, prima, e di Bari dopo –, della colpa specifica di concorso nell’aver cagionato l’infortunio mortale per non aver svolto a pieno il proprio ruolo. Sentenza che ha richiamato da subito, per il suo portato interpretativo, una rilevante attenzione, ma soprattutto dure reazioni, a partire dagli esperti della materia, per poi approdare ad una più ampia platea attraverso i mezzi di stampa.

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I dati Inail su infortuni e malattie professionali. Qualche irriverente riflessione

Fonte : Il Manifesto in rete che ringraziamo

come ringraziamo l’Autore:  Maurizio Mazzetti

E’ noto che la quasi totalità dei dati su infortuni e malattie professionali in Italia è di fonte INAIL, cioè dell’ente pubblico che gestisce la relativa assicurazione obbligatoria. La banca dati statistica INAIL (QUI) è invero estremamente ricca, sia di elaborazioni, sia dei dati elementari, i cosiddetti open data (magari pronunciati all’inglese da chi vuol darsi un tono, dimenticando o ignorando che il vocabolo data – dati – è, letteralmente, latino).

Ogni anno, peraltro, più o meno poco prima della giornata nazionale dedicata alle vittime del lavoro, giornata che cade nella seconda domenica di ottobre, l’INAIL stesso presenta una relazione annuale sui dati definitivi dell’anno precedente, in pompa più o meno magna (ma almeno il Ministro del Lavoro, o comunque chiamato il Ministero, è presente, talvolta hanno assistito anche altre autorità). Ed è quel che è avvenuto anche quest’anno lo scorso 04 ottobre; per chi fosse interessato alla Relazione integrale, con relative tabelle, interviste ecc. rinvio alla pagina (QUI)

Riporto invece qui una sintesi dei contenuti, presa di peso dalla pagina sopraindicata, relativamente ai meri dati numerici; farò poi qualche commento.

“….  Nel 2022 sono stati denunciati all’Inail 703.432 infortuni sul lavoro, circa 139mila in più rispetto agli oltre 564mila del 2021 (+24,6%). L’aumento è dovuto sia ai contagi professionali da Covid-19, passati dai 49mila del 2021 ai 120mila del 2022, sia agli infortuni “tradizionali”, che hanno fatto registrare un incremento di oltre il 13%. Gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono stati 429.004, in aumento del 18,2% rispetto ai 363.074 dell’anno precedente. Circa il 15% è avvenuto “fuori dell’azienda”, cioè “in occasione di lavoro con mezzo di trasporto” o “in itinere”, nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro.

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È accaduto ieri un ennesimo grave infortunio di un lavoratore delle ferrovie.

Fonte: Ancora in marcia 

Il fatto sarebbe accaduto intorno alle 13.30 di ieri a Gallarate Hupac: due locomotive vengono sganciate, una delle due si muove indebitamente e abbatte il tronchino di ricovero ma nel frattempo un ferroviere è rimasto ferito.

Da quanto abbiamo appreso “Il ferito sarebbe un lavoratore di Captrain di 30 anni che era impegnato nelle operazioni di sgancio ed è rimasto semi-schiacciato da una delle due locomotive che a quanto pare risultava non frenata e, probabilmente a causa della pendenza del binario, dopo aver travolto il collega ha abbattuto il tronchino e un muro adiacente”.

Si tratta di un infortunio molto grave: “l’uomo ha riportato traumi al torace, all’addome e ad una gamba… dalle notizie in nostro possesso, non risulta in pericolo di vita ma le ferite sono serie.”

Le indagini sono affidati alla Polizia Ferroviaria e sul posto si è recato anche il personale di Ats Insubria, competente per gli incidenti sul lavoro.”

Questo grave incidente rappresenta l’ennesimo episodio, in poco tempo, di carenza di sicurezza delle ferrovie italiane: non possiamo dimenticare i recenti fatti della strage di Brandizzo e il tardivo soccorso del macchinista della Toscana colto da malore. Ma la memoria va anche all’infortunio mortale del nostro collega Leone, deceduto a Torino Orbassano proprio durante le fasi di aggancio della locomotiva.

È indispensabile che si intervenga al più presto per ritornare ad avere delle ferrovie sicure, in particolare per tutelare i ferrovieri stessi.

La nuova rubrica Connessioni. Una sentenza sulla quale riflettere.

Connessioni 01 – 5 ottobre 2023
fatti, eventi, report di ricerca e dati per capire meglio cosa succede nel campo della prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro.

Diario Prevenzione inaugura questa rubrica che ha lo scopo di mettere in evidenza i fatti più importanti in materia di prevenzione.  Gli articoli pubblicati in questa rubrica hanno l’obiettivo di collegare fatti, eventi e dati di ricerca che rendano al meglio l’idea di come siamo messi nella gestione della sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro.

Questa settimana mettiamo in evidenza una Sentenza della Cassazione Penale n° 38914 del 25/09/2023 che ha confermato la sentenza di condanna per “cooperazione colposa nel delitto di omicidio colposo” al Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, (si tratta del primo caso di condanna di un RLS) che apre una serie di interrogativi sul futuro di questa figura di rappresentanza. (Vedi la Nota di Roberto Canciani)  Peraltro nel testo della sentenza abbiamo individuato la confusione che il giudicante fa rispetto al ruolo del RLS che definisce impropriamente “Responsabile dei lavoratori per la sicurezza”. Da questa definizione inappropriata deriva, verosimilmente, anche l’orientamento che ha determinato la sentenza…

L’effetto facilmente prevedibile di una sentenza come questa sarà quello di produrre un’ampia indisponibilità di lavoratori e lavoratrici a candidarsi per essere eletti ad un ruolo di responsabilità (ora anche penale) molto spesso senza poteri concreti per esercitarlo .

Con lo stipendio da operaio quale sarà quel lavoratore che assumerà il rischio di spese legali per la propria difesa nel caso di imputazione?

Chi pagherà l’assicurazione al RLS rispetto ai rischi di finire sul lastrico in caso di sentenze che gli richiedano risarcimenti patrimoniali ?

Da vecchio sindacalista, dopo questa sentenza,  sconsiglierei qualsiasi lavoratore  a candidarsi al ruolo di RLS in assenza di una definizione normativa chiara delle responsabilità civili e penali per chi venga eletto a ricoprire questo ruolo di rappresentanza volontaria.  

Questa sentenza non contribuirà certamente a rafforzare la partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici al sistema di gestione della sicurezza a livello aziendale. Ai giudicanti presenti e futuri  si raccomanda la lettura dell’art.11 della Direttiva CE 391.89, in particolare al comma 4) : ” I lavoratori di cui al paragrafo 2 ed i rappresentanti dei lavoratori di cui ai paragrafi 2 e 3 non possono subire pregiudizio a causa delle rispettive attività contemplate ai paragrafi 2 e 3 “.  

Sempre all’interno dell’orizzonte della sicurezza nel lavoro segnaliamo l’articolo di Maurizio Mazzetti:” Infortuni mortali sul lavoro. Alcune riflessioni amare sugli (ultimi?) eventi”

Molta strada è da percorrere per fare fronte ai processi di frantumazione che sono avvenuti nel mondo del lavoro che hanno depotenziato le capacità  di gestione della sicurezza. Solo la capacità dei soggetti presenti ogni giorno all’interno dell’impresa di essere promotori e agenti collaborativi potrà invertire questa entropia organizzativa che vede le aziende affidare la gestione della sicurezza alla fortuna e/o al caso. Si dice che sono necessari più controlli.

Certamente i controlli delle autorità preposte sono insufficienti, mancano i controllori. Ottocento assunzioni al INL sono importanti ma del tutto insufficienti: ce ne vorrebbero 5 volte tanto. Tuttavia senza una presenza attiva e dinamica dei lavoratori e dei tecnici che vivono all’interno dell’azienda i controlli da soli non bastano.

Sul tema dei controlli torneremo anche se vogliamo ribadire che occorre che siano i lavoratori a rifiutarsi di lavorare in condizioni di insicurezza. Sappiamo che è difficile ma è un passaggio ineludibile. Nelle prossime puntate affronteremo le connessioni tra cambiamenti climatici e sicurezza sul lavoro.

Gino Rubini, editor di Diario Prevenzione

Infortuni mortali sul lavoro. Alcune riflessioni amare sugli (ultimi?) eventi

Autore :  Maurizio Mazzetti che ringraziamo 

Fonte IlManifestoinrete

 

La cronaca continua ad anticipare i miei articoli (purtroppo) con uno stillicidio di morti che, quali che siano le statistiche, continua ad essere inaccettabile in quanto assolutamente evitabilee con poco sforzo. Ci dice l’INAIL che nei primi sette mesi dell’anno le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail sono state 344.897 (in calo del 21,9% rispetto alle 441.451 del periodo gennaio-luglio 2022), di cui 559 mortali (in calo dell’1,8% rispetto ai 569 casi nello stesso periodo dell’anno scorso). Dei casi mortali denunciati, 430 sono in occasione di lavoro e 129 in itinere, ovvero nel tragitto casa-lavoro o viceversa.

Però vediamo anche 12 morti in 48 ore (sette mercoledì 13 e quattro ieri): ieri un 44enne che precipita da un tetto ad Arzano (Na), un 52enne schiacciato da un mezzo in retromarcia la notte all’aeroporto di Bologna, un 66enne (grande, il nostro sistema pensionistico …) investito da un camion in un deposito rifiuti la notte a Napoli, un 29enne travolto da un trattore in retromarcia su una banchina nel porto di Salerno (con un collega gravemente ferito alle gambe), un 47enne caduto all’interno di una cisterna contenente vino e probabilmente annegato, con un collega 31enne seriamente intossicatosi nel tentativo di prestargli soccorso. Una antologia da manuale degli infortuni mortali …

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Errore umano? No, assassinio

Fonte areaonline.ch

Mentre il governo Meloni allenta regole e controlli, l’Italia fa i conti con un’ennesima strage sul lavoro causata dall’assenza di sicurezza

di Loris Campetti  che ringraziamo

“Se dico treno buttatevi da quella parte”. Eccolo, il salvifico sistema di sicurezza per proteggere la vita dei manutentori delle ferrovie, gli operai che lavorano sui binari. Peccato che quel treno che movimentava vagoni andasse a 160 chilometri orari, troppo veloce perché il delegato di Rfi (Rete ferroviaria italiana) potesse avere il tempo di gridare ‘treno’ ai cinque operai che stavano mettendo in sicurezza sette metri di rotaia.

Così Giuseppe Aversa (49 anni), Michael Zanera (34), Giuseppe Saverio Lombardo (52), Giuseppe Sansovino (43) e Kevin Laganà (22) sono stati ammazzati a Brandizzo, a 20 chilometri in linea d’aria dallo stabilimento siderurgico della ThyssenKrupp di Torino dove morirono bruciati sette operai. Si sono salvati solo in due, il tecnico Rfi Antonio Massa messo lì dall’azienda per controllare qualità del lavoro e garantire il rispetto delle norme sulla sicurezza e Andrea Gibin, il caposquadra del gruppo operaio della ditta Si.gi.fer che aveva ricevuto in appalto il lavoro. I protocolli di sicurezza per evitare la tragedia sono stati violati per risparmiare tempo. Bisognava fare in fretta. Senza autorizzazione, non c’era l’ok della centrale all’avvio dei lavori perché il treno che sarebbe dovuto passare era in ritardo di venti minuti. Ma è prassi, come hanno dichiarato tutti i testimoni operai ascoltati dagli inquirenti, iniziare i lavori prima del via libera. 750 euro era il costo del lavoro da fare in fretta, 50 euro a metro di binario più 200 euro per ognuna delle due saldature necessarie. Da un breve calcolo si evince il valore della vita di ognuno dei 5 operai: 150 euro.

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