Il silenzio sulla strage continua . Podcast di Diario Prevenzione – 14 marzo 2024 – Puntata n° 117

a cura di Gino Rubini

in questa puntata parliamo di :

– …. e poi rompere il silenzio di tv e giornali, manifestare , protestare, andare in piazza , perchè 1200 morti sul lavoro all’anno sono uno scandalo ….
– 13 marzo 1987 – Ravenna : in tredici muoiono come topi nella stiva di una nave.
– “Codice della strage”, la sicurezza secondo Salvini. Annullato anche l’obbligo di sorpasso ad almeno una distanza di 1,5 metri dai ciclisti
– Prevenire la violenza di genere un documento del Gruppo di lavoro “Parità di Genere in Sanità Pubblica”, Consulta degli Specializzandi della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica
– La nuova direttiva europea su IA

Buon ascolto

 

Salute Sicurezza Lavoro – I documenti importanti della settimana

Questa settimana riteniamo utile condividere due documenti che riteniamo importanti per quanti si occupano di salute e sicurezza nel lavoro.

Il primo documento è la nota tecnica “I provvedimenti del Governo in materia di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare. Il Decreto-Legge 2 marzo 2024, n. 19” di Norberto Canciani, Presidente di Associazione Ambiente e Lavoro.
In questo lavoro Norberto Canciani analizza in forma dettagliata l’articolato del D.L. 19. Non aggiungiamo nulla a quanto scritto da Canciani rispetto a questo D.L. costruito senza un confronto con le parti sociali e senza una valutazione seria sulle potenzialità ed efficacia degli strumenti proposti come la famosa “patente a punti”. Un provvedimento che risponde più alle esigenze mediatiche per dire “il governo sta facendo qualcosa per la sicurezza nel lavoro” che per affrontare alla radice i problemi correlati alle filiere spesso sgangherate, senza direzione e fuori controllo, dei subappalti a cascata…

Il secondo documento è un articolo del Prof. Paolo Pascucci apparso sul sito “fuori collana” , ” Morti di lavoro” che delinea con chiarezza e puntualità l’insieme dei fattori strutturali che sono la base costitutiva di una organizzazione del lavoro maligna che non è in grado di governare il processo produttivo per lavorare in sicurezza.

Norberto Canciani ” “I provvedimenti del Governo in materia di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare. Il Decreto-Legge 2 marzo 2024, n. 19” “

Paolo Pascucci ” Morti di lavoro” “

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Firenze, una sconsolante vista su condizioni di lavoro e sicurezza nell’edilizia in Italia.

 

Autore :  Maurizio Mazzetti che ringraziamo 

Fonte : Il Manifesto in rete 

 

Ad alcuni giorni dal tragico incidente nel cantiere chiamiamolo nuova Esselunga di Firenze, in cui hanno perso la vita cinque operai, e tre sono rimasti gravemente feriti, facciamo un sintetico quadro di quanto è emerso sinora. Quadro che mostra bene come si lavora in edilizia in Italia.

Sulle cause del crollo della grande trave che ha schiacciato le vittime saranno le indagini della magistratura a dire se c’è stato un cedimento strutturale o altra causa fisica, o se ci sono stati errori nell’allestimento. Secondo quanto riferiscono alcuni operai, i lavori sotto la trave crollata sarebbero iniziati quando ancora si stava lavorando di sopra; quindi, a trave forse non del tutto sistemata. Perché?  Perché bisognava fare presto, i lavori a quanto pare erano in ritardo rispetto ai tempi previsti di realizzazione dell’opera (che significa ritardo nell’apertura del supermercato). E alle riserve avanzate da qualche lavoratore sull’opportunità di lavorare in piano a lavori di sopra ancora in corso, sarebbe stato risposto che diversamente poteva anche accomodarsi ed andarsene a casa.

Se è così, quand’anche il cedimento fosse stato strutturale, ci sarebbero stati dei comportamenti umani che, ancora una volta e come accade nella stragrande maggioranza dei casi, se non hanno provocato l’infortunio quantomeno ne hanno aggravato le conseguenze.

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Riflessioni a partire dalla tragedia del cantiere Esselunga di Firenze

 

Fonte  SNOP.IT 

 

Una piccola premessa. Forse conviene, anche a futura memoria, identificare meglio anche nominalmente quanto è successo a Firenze il 16 febbraio scorso, riferendosi non solo ad una indefinita “tragedia di Firenze”, ma piuttosto a quella “del cantiere Esselunga di Firenze”, così che anche il ricordo possa essere più immediato e preciso.
È trascorsa poco più di una settimana da quel gravissimo infortunio sul lavoro plurimo e il clamore della notizia e delle reazioni sta già, ovviamente, sfumando. Passato lo sgomento viene il momento di ricomporsi e ragionare veramente anche sulle molte cose dette, promesse, minacciate così come su quelle taciute, nascoste o negate.
Occorre, però, rimanere indignati, perché l’indignazione in questi casi è un potente stimolo a lavorare per cambiare. L’impegno deve essere quello di parlarne ancora e ancora, ben dopo l’onda dell’emozione (che rischia di essere cattiva consigliera) o dello sdegno diffuso (che spinge spesso a rincorrere le risposte mediaticamente e politicamente più accettabili nell’immediato), ma idealmente “prima” dei prossimi eventi.
Vorremmo cogliere maggiormente parole che escono da logiche di azione/reazione e quindi riprendere a parlare delle cose che davvero contano e servono per la salute di chi lavora.
Com’è nostra abitudine, preferiamo non parlare separatamente di infortuni e di danni alla salute, perché, a nostro parere, nascono dagli stessi meccanismi di fondo dentro il lavoro.
Né, d’altra parte, riteniamo che sia la gravità del singolo evento che, da sola, potrebbe giustificare interventi che non siano richiesti anche da innumerevoli più “piccoli” eventi. È vero, ci sono stati fatti che hanno scosso tutti e che hanno costituito l’occasione perché fossero messi in atto provvedimenti particolari (pensiamo a quelli della motonave Elisabetta Montanari di Ravenna, della ThyssenKrupp di Torino, della Lamina di Milano), ma sappiamo bene che quei provvedimenti sarebbero stati richiesti ben prima e a prescindere dal singolo caso e che potremmo vedere quegli atti come l’ammissione di un imperdonabile ritardo.
La rincorsa a proporre o a reclamare leggi, sanzioni, controlli, procure nazionali ed altro, rischia di produrre una semplificazione che, in sostanza, trascura, dimentica o preferisce non vedere le ragioni più profonde di questa cattiva gestione del lavoro, che rimangono quindi intatte quando non intoccabili.
Dopo il silenzio e il lutto con cui abbiamo voluto contrassegnare il nostro sito a seguito di quel tragico venerdì e al di fuori dell’emergenza, intendiamo mantenere viva una riflessione su questi temi, ritenendo necessario che ci sia un dibattito alla luce di questi eventi ma anche delle reazioni che ne seguono.
Vogliamo cominciare segnalando uno scritto di Paolo Pascucci (https://fuoricollana.it/morti-di-lavoro/ ) che – con la sua solita chiarezza concettuale ed espositiva – dice molte di quelle cose che a noi qui interessano, andando infine al cuore del problema (e lo chiama proprio così) collocato dentro la sfera dei diritti e dei rapporti di lavoro: “perché se non lo si fosse ancora compreso, l’insicurezza del lavoro (contratti precari e salari bassi) va di pari passo con l’insicurezza sul lavoro”. Ed ancora: “… più il lavoro sarà svalutato, tanto più a pagarne il fio sarà soprattutto la garanzia di quei diritti fondamentali – come la salute, la sicurezza, la libertà e la dignità – che connotano un individuo come persona.”

Adesso basta: zero infortuni sul lavoro adesso

FONTE ETUC.ORG 

 

 

 

La morte di oltre 30 lavoratori edili nei cantieri di tutta Europa negli ultimi quattro mesi dimostra l’urgente necessità di un’azione dell’UE per innalzare gli standard di sicurezza nel settore. 
 
L’ondata di incidenti mortali coinvolge molti lavoratori transfrontalieri e migranti, che sono più vulnerabili allo sfruttamento attraverso il subappalto, il lavoro non dichiarato o illegale e il falso lavoro autonomo.  

Secondo gli ultimi dati Eurostat, il numero di incidenti mortali nel settore edile è in aumento in tutta Europa, ma molti non vengono denunciati. 

Incidenti mortali nel settore edile da ottobre 2023:  

  • 21 febbraio 2024 – Paesi Bassi: due operai edili uccisi, altri gravemente feriti, in un incidente sul cantiere (incidente con una gru). 
  • 16 febbraio 2024 – Italia: quattro operai edili uccisi da un crollo in un cantiere a Firenze, molti altri sono rimasti feriti.   
  • 18 gennaio 2024 – Francia: uccisi due operai edili (crollo di un muro); Le statistiche francesi riportano in media 1 incidente mortale al giorno nel settore edile.  
  • Dicembre 2023 – Spagna: nove operai edili uccisi nel mese di dicembre, il doppio del numero del mese precedente.  
  • 11 dicembre 2023 – Svezia: cinque operai edili uccisi in un altro terribile incidente. Pochi giorni dopo, un altro operaio muore (incidente dell’ascensore di un cantiere).  
  • 30 ottobre 2023 – Germania: un drammatico incidente con il crollo di un’impalcatura nel pozzo di un ascensore ha ucciso quattro operai edili. 

Nella recente tragedia italiana, un lavoratore deceduto è italiano mentre gli altri sono lavoratori migranti provenienti dal Marocco e dalla Tunisia. Datori di lavoro senza scrupoli, pratiche non responsabili di subappalto e distacco, scarsa attenzione alle norme di sicurezza, mancanza di formazione, difficoltà di comunicazione chiara, ispezioni insufficienti.

Queste tragedie dimostrano la necessità di istituire un fondo speciale per sostenere le famiglie dei lavoratori migranti morti in incidenti.  

La Confederazione europea dei sindacati (CES) e la Federazione europea dei lavoratori dell’edilizia e del legno hanno inoltre chiesto ai responsabili politici europei e nazionali di intraprendere le seguenti azioni:  

  • Statistiche nazionali e comunitarie sugli infortuni sul lavoro, compresi i decessi; dettagliate per settore, e con particolare attenzione ai lavoratori distaccati e mobili; 
  • Limitare il subappalto e garantire la responsabilità solidale lungo tutta la catena. Vogliamo posti di lavoro diretti e di qualità; 
  • Vietare alle agenzie e ad altri intermediari il distacco in edilizia; 
  • Luoghi di lavoro sicuri e sani per tutti i lavoratori attraverso il rigoroso rispetto della normativa UE-SSL; 
  • Pratica rigorosa della formazione in materia di SSL per tutti i lavoratori edili e formazione specifica per professioni come ponteggi o operatori di gru – verso standard minimi europei per questa formazione; 
  • Facilitare e sostenere il lavoro degli ispettori del lavoro;  
  • Un fondo di sostegno finanziario per assistere i lavoratori distaccati e migranti e le loro famiglie, compresi i cittadini di paesi terzi, in caso di incidenti mortali, lesioni gravi e malattie professionali; 
  • Soluzioni digitali per identificare e monitorare in tempo reale la presenza di lavoratori dipendenti e autonomi nei cantieri (check-in/-out) e con accesso in tempo reale ai dati per gli ispettorati del lavoro; 
  • I clienti pubblici per dare l’esempio. I cantieri finanziati con fondi pubblici dovrebbero disporre e applicare i più elevati standard di salute e sicurezza. Dovrebbero avere regole rigorose per processi di appalto socialmente responsabili e progressisti, anche per garantire che il denaro pubblico vada alle organizzazioni che rispettano i diritti dei lavoratori e dei sindacati, che negoziano con i sindacati e i cui lavoratori sono coperti da contratti collettivi.  

Il segretario generale della FETBB, Tom Deleu, ha dichiarato:

“Il tempo delle azioni simboliche è passato da tempo. L’Unione europea deve dare una mano ai lavoratori. La libera circolazione dei servizi e la libera circolazione delle imprese non potranno mai essere più importanti della protezione della vita e dei mezzi di sussistenza dei lavoratori. Dobbiamo regolamentare il mercato interno in modo più forte. Dobbiamo limitare il subappalto. Serve un Protocollo di Progresso Sociale”. 

Il segretario generale della CES, Esther Lynch, ha dichiarato:

“Nessuno dovrebbe mettere a rischio la propria vita per guadagnarsi da vivere. Le morti sul lavoro colpiscono anche intere famiglie. È giunto il momento di responsabilizzare i datori di lavoro e di eliminare gli abusi nelle catene di subappalto. I lavoratori chiedono azioni urgenti per rendere zero le morti sul lavoro e a causa del lavoro una realtà”.  

Landini al governo: “Sulla sicurezza basta chiacchiere”

 

Fonte Collettiva.it che ringraziamo 

Il segretario generale della Cgil è appena arrivato a Firenze davanti al cantiere di Via Mariti dove venerdì 16 febbraio hanno perso la vita 5 operai

Il governo “è da luglio che non ci sta incontrando. “Adesso ci vogliono 41 morti, quanti ce ne sono stati finora a febbraio 2024, per decidere che bisogna intervenire? Siamo convocati lunedì mattina, bene, si apra una trattativa, non sia il solito film che ci tengono mezz’ora a Palazzo Chigi per poi fare quello che vogliono. Abbiamo presentato una piattaforma, fare una trattativa vuol dire che si viene via da lì non dopo un’ora, ma quando si è fatto un accordo che risolve i problemi”. Se c’è bisogno, avverte ancora, “si sta lì anche due, tre giorni come abbiamo fatto altre volte. Basta chiacchiere e anche deleghe in bianco. Di deleghe in bianco non ne diamo a nessuno, è il momento di avere risposte precise alle piattaforme che abbiamo presentato”, ha sottolineato Landini.

“Le imprese – ha detto il segretario generale della Cgil – non possono stare zitte e far finta che questo non riguardi anche loro perché fare impresa in questo modo è metterla in quel posto a chi vuole fare seriamente l’impresa, rispettando le leggi, le regole e investendo sul lavoro. Per quello che ci riguarda è il momento non del cordoglio ma di fare, di agire e intervenire dove non si è fatto, cambiando quelle leggi balorde che sono state fatte”.

“Il subappalto a cascata – spiega Landini – va cancellato, bisogna introdurre la patente a punti, bisogna estendere il diritto alla formazione e alla prevenzione, bisogna aumentare le assunzioni agli ispettori e anche dei servizi di medicina del lavoro e bisogna da questo punto di vista cancellare tutti quei sistemi che hanno portato addirittura a lavorare qui persone senza neanche il permesso di soggiorno. La maggioranza di quelli che sono morti sono migranti, in alcuni casi clandestini”.

“Bisogna cancellare anche la Bossi-Fini, perché non possono essere solo sfruttati i migranti. Bisogna cancellare anche quelle leggi balorde che li mettono in condizione di dover lavorare sotto ricatto a queste condizioni. Questo è un altro tema, altro che chiudere le frontiere: bisogna aprire gli occhi e colpire quelli che sfruttano le persone”.

Tragedia di Firenze

 

I tragici eventi di Firenze dei giorni scorsi ci portano ancora una volta a riflettere sul tema della sicurezza sul luogo di lavoro. All’interno del dialogo che si è aperto, ringraziamo ancora  il Prof. Paolo Pascucci che si contraddistingue per il suo contributo lucido e rigoroso, caratteristiche che troppo spesso passano in secondo piano nel dibattito pubblico.

Per leggere l’articolo vai alla fonte CIIP 

Infortuni e malattie professionali dei lavoratori stranieri in Italia

 

di Maurizio Mazzetti / 4 Febbraio 2024 /
Fonte : ilmanifestoinrete.it che ringraziamo 

 

In precedenti articoli si era già spiegato che il limite principale dei dati statistici INAIL che vanno a costituire, in larghissima prevalenza, il SINP – Sistema Informativo Nazionale Prevenzione – è che essi sono raccolti secondo logiche assicurative e non prevenzionali, e che sono elaborati partendo dai dati gestionali “grezzi”.

Pur con questi limiti, fino diciamo ad una quindicina di anni fa l’INAIL, non si limitava, come (purtroppo) oggi, a rendere disponibili pressoché esclusivamente dati elementari e statistici con ben pochi commenti e interpretazioni, ma conduceva analisi più approfondite attraverso soprattutto i Rapporti annuali nazionali e regionali, presentati pubblicamente ed occasioni di dibattito e confronto. Tra questi approfondimenti figuravano la situazione dei lavoratori stranieri, infortuni e malattie professionali al femminile, e qualche analisi specifica sui lavoratori allora detti da 1997 interinali, oggi somministrati. Per scelte politiche e gestionali che non possono essere trattati qui, ma che non riesco a disgiungere dal fatto che da una ventina d’anni i vertici INAIL sono stabilmente occupati da personalità legate al Centro destra, con prevalenza della Lega, se si è mantenuta un’attenzione alle differenze di genere (un Rapporto specifico viene prodotto per l’8 marzo di ogni anno) l’attenzione ai lavoratori stranieri è diminuita, presentando i pressoché nudi dati; oppure, un’analisi è contenuta (cfr. più avanti) in pubblicazioni e studi non INAIL. Ed anche alcuni specifici programmi di formazione alla sicurezza per gli stranieri, con attenzione alla transculturalità e alle relative problematiche di comunicazione, avviati verso la fine del primo decennio del secolo, sono stati abbandonati. Parimenti, non sono più disponibili i dati sui lavoratori somministrati, che pure costituiscono una minima parte dei lavoratori cosiddetti atipici (a tempo determinato, a chiamata, part time, coi voucher, stage professionalizzanti, e via precarizzando). Per amore di verità, una qualche inversione di tendenza si può osservare nella partecipazione a convegni ed eventi specializzati: ma si resta nell’ambito degli specialismi tecnici, con scarsa o nulla comunicazione/risonanza esterna.

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Osservatorio Vega Sicurezza Ambiente . I dati sugli infortuni sul lavoro in Emilia-Romagna 2023

UN ANNO DI MORTI SUL LAVORO IN EMILIA-ROMAGNA: 91 LE VITTIME.

LA REGIONE È QUARTA IN ITALIA PER INFORTUNI MORTALI SUL LAVORO. 

RAVENNA, FORLÌ-CESENA, PARMA E PIACENZA, LE PROVINCE PIÙ PERICOLOSE PER I LAVORATORI, SONO IN ZONA ROSSA. 

LE PROVINCE PIÙ SICURE: BOLOGNA, REGGIO EMILIA E RIMINI. 

SECONDO LA MAPPATURA DELL’OSSERVATORIO SICUREZZA E AMBIENTE VEGA LA REGIONE ABBANDONA LA ZONA GIALLA ED ENTRA IN ZONA ARANCIONE, CON UN’INCIDENZA DI MORTALITÀ SOPRA LA MEDIA NAZIONALE. 

PREOCCUPANTE IL NUMERO DI DENUNCE DI INFORTUNIO SUL LAVORO FINO AI 14 ANNI: SONO 5.397, OSSIA IL 7,04% DEL TOTALE DEGLI INFORTUNI DEI LAVORATORI DELLA REGIONE.

 IL COMMENTO AI DATI AGGIORNATI AL MESE DI DICEMBRE 2023

“Con l’ingresso in zona arancione a fine del 2023, l’emergenza morti sul lavoro in Emilia-Romagna sembra stia peggiorando. Ricordiamo infatti che la zona arancione, subito dopo la rossa, raccoglie le regioni con le incidenze di mortalità, ossia il numero di infortuni rispetto alla popolazione lavorativa, tra le più elevate del Paese. Parlando in numeri assoluti sono 91 le vittime registrate nel 2023, posizionando l’Emilia-Romagna al quarto posto in Italia”.

Vai alle tavole coi dati  alla fonte:  Osservatorio Vega Engineering  che ringraziamo 

Ferrara, operaio muore schiacciato da cisterna

Fonte : Collettiva 

Un’altra tragedia sul lavoro si è consumata oggi a Guardia Ferrarese, in provincia di Ferrara. Un uomo di 60 anni ha perso la vita stamani, mentre operava in un’area nel territorio di Riva del Po. Lo riferisce l’agenzia Ansa.

Il lavoratore, residente a Taglio di Po (Rovigo), era impegnato in operazioni di abbattimento di alcuni pioppi e rimboschimento in un’area privata. Dalla prima ricostruzione, verso le 8.45 è rimasto schiacciato da un furgone cisterna mentre riforniva un trattore.

È intervenuto il 118, ma non ha potuto fare nulla. Sul posto i carabinieri oltre al medico legale. La procura di Ferrara ha avviato il percorso per stabilire le responsabilità.

Francia. “Lo Stato non ha i mezzi per contrastare la piaga degli infortuni sul lavoro”.

 

Abbiamo ripreso da BASTA!,   un interessante  sito d’informazione indipendente francese  questo articolo sulla situazione francese sugli infortuni sul lavoro. Ringraziamo BASTA!  per la possibilità di socializzare queste informazioni ai lavoratori e lavoratrici e agli operatori della prevenzione.

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Almeno 903 persone sono morte a causa di un incidente sul lavoro in Francia nel 2022. Ma la sociologa Véronique Daubas-Letourneux sottolinea che questi incidenti non sono inevitabili e che è possibile lottare contro il loro aumento. Colloquio.

In aumento da diversi anni, il numero di morti per incidenti sul lavoro in Francia ha raggiunto un nuovo record nel 2022, con almeno 903 morti, secondo un conteggio del settimanale Politis . Oltre a questi decessi, ogni anno 35.000 persone rimangono disabili a seguito di un incidente sul lavoro. La sociologa Véronique Daubas-Letourneux si interroga sulle cause profonde di questi incidenti e suggerisce le leve per migliorare la situazione. Colloquio.

Véronique Daubas-Letourneux
è sociologa, direttora del dipartimento di scienze umane e sociali della Scuola di Studi Avanzati in Sanità Pubblica. Ha pubblicato Work Accidents nel 2021. Morti e feriti invisibili .

Basta!  : Come spiegare il gran numero di infortuni sul lavoro in Francia?

Véronique Daubas-Letourneux  : Contare gli infortuni sul lavoro è importante, ma al di là delle notizie, il fenomeno deve essere considerato un fatto sociale. Il numero degli infortuni sul lavoro e la loro regolarità dimostrano che essi non sono semplicemente accidentali, soprattutto perché non colpiscono in modo uguale l’intera popolazione. Se guardiamo la distribuzione per settore economico e per fascia socioprofessionale, vediamo che i lavoratori sono i più colpiti.

Contrariamente alla credenza popolare, questi incidenti non sono inevitabili. Nonostante l’evoluzione avvenuta negli ultimi anni, oggi la rappresentazione dominante degli infortuni sul lavoro resta da un lato quella della “colpa sfortunata” e dall’altro quella del rischio assicurato, il che significa che gli infortuni sono visti principalmente in termini di costi finanziari. .

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Operaio muore schiacciato da una gru a Maccarese

Fonte: Collettiva 

Il giovane di 30 anni stava effettuando lavori di manutenzione nella cittadina del litorale romano. Flai Cgil e Uila: “la politica investa sulla sicurezza”

Tragedia sul lavoro ieri, 24 gennaio, a Maccarese, sul litorale romano. Un operaio specializzato di 30 anni è morto schiacciato da una gru su cui stava effettuando dei lavori di manutenzione. Sul posto, oltre ai sanitari del 118, i carabinieri della stazione di Fiumicino. Secondo quanto si apprende, la gru si sarebbe staccata dalla parte laterale del camion travolgendolo.

IL COMMENTO DEI SINDACATI

“Crediamo – scrivono in una nota congiunta Flai Cgil e Uila – che, oltre alle eventuali responsabilità da accertare, rispetto all’accaduto, ci sia una irresponsabilità politica, di questo governo e non solo, rispetto agli investimenti sul tema della salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori in questo Paese”.

“Nel 2023 sono state 1467 le persone che hanno perso la vita sul posto di lavoro e il 2024 continua su questa scia di sangue. Le istituzioni non possono limitarsi a essere i certificatori delle morti che quotidianamente avvengono nel nostro Paese, ma devono farsi parti attive di un processo di ‘azzeramento’ delle morti sul lavoro attraverso prevenzione formazione e vigilanza”.

Mai più a ferragosto. Storia di un infortunio mortale

Fonte DORS.IT che ringraziamo

Riprendiamo dal DORS  questa storia d’infortunio mortale, la novantesima del Repertorio delle storie d’infortunio scritte dagli operatori dei servizi di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro che partecipano al Progetto

” Identificare cause e soluzioni degli infortuni lavorativi. Il modello  comunità   di pratica e narrazione  ” 

Riteniamo per davvero importante questa iniziativa  e vogliamo contribuire a  fare conoscere  questo lavoro prezioso che alimenta le conoscenze utili alle pratiche di prevenzione. editor

 

Franco ha 65 anni, ha fatto l’autotrasportatore per tutta la vita ma, da alcuni anni, si è messo in proprio. Compra mezzi di trasporto e attrezzature e casa sua diventa il luogo in cui svolge la sua attività. Manca poco a ferragosto, Franco vuole abbellire il cortile di casa piantando alcune palme dentro grandi fioriere di cemento. Per farlo si serve dell’autogru facendosi aiutare da Rexha, un’autista che, da qualche giorno, aveva cominciato a lavorare con lui. Ma quel giorno qualcosa va storto.

Questa è la novantanovesima storia aggiunta al repertorio delle storie di infortunio, nel quale sono raccolte le storie scritte dagli operatori dei servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro che partecipano al progetto “Identificare cause e soluzioni degli infortuni lavorativi Il modello comunità di pratica e narrazione“.

Vai al repertorio delle storie di infortunio, leggi direttamente la sintesi della storia o la storia completa “Mai più a ferragosto“.

Perché gli infortuni sul lavoro non calano come dovrebbero?

 

 

Fonte:   ilmanifesto in rete

Autore: Maurizio Mazzetti che ringraziamo 

Senza qui riprendere una più dettagliata analisi sulla numerosità degli infortuni, anche nel problematico ma indispensabile confronto con numero di occupati/ore lavorate (per il quale si rinvia a precedenti articoli), è evidente che nonostante tutti gli strumenti messi in campo, o comunque disponibili, la situazione complessiva non è soddisfacente e ormai da tempo sostanzialmente stabile; ed per di più assistiamo ad uno scoraggiante ripetersi di infortuni mortali o gravi con le medesime cause e circostanze.

Ma allora, cos’è che non funziona, perché i risultati non sono quelli attesi?  Ci possono essere tante risposte, magari tutte vere, perché il fenomeno ha molte cause, e non è detto che, come scriveva Pareto, ad un piccolo numero di cause corrisponda sempre un elevato numero di effetti. Ma riepiloghiamo, a mo’ di riassunto di tutti i precedenti articoli gli strumenti disponibili. Abbiamo in primo luogo tutti quelli in qualche modo obbligatori, assistiti da una qualche sanzione giuridica:

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Connessioni 4 – La salute e la pace: la guerra catastrofe di sanità pubblica

Connessioni 4

31 ottobre 2023

fatti, eventi, report di ricerca e dati per capire meglio cosa succede nel campo della prevenzione e della salute negli ambienti di vita e di lavoro.

In questa puntata vi offriamo documentazione su:

– La salute e la pace; la guerra catastrofe di sanità pubblica
– La guerra, La speranza, La fine delle illusioni
– I costi della “non sicurezza”
– Il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Storia, funzioni e responsabilità penale
– Brandizzo: qualche riflessione in ordine sparso

I focolai di guerra, il massacro di vite umane reso banale dalle rappresentazioni mediatiche a flusso continuo, gli effetti economici, ambientali e politici sulla vita quotidiana di milioni di persone, stanno distraendo le leadership dei paesi industriali dai compiti strategici di riduzione delle emissioni di carbonio in atmosfera.

L’articolo apparso su salute internazionale “La salute e la pace” di Pirous Fateh-Moghadam riporta con accuratezza le ragioni per cui ” Di fronte alle guerre combattute con moderni armamenti ed eserciti, la scelta pacifista risulta obbligata anche per chi non parte da una posizione di rifiuto categorico della violenza. L’unica opzione a disposizione, soprattutto per chi svolge una professione sanitaria è quindi quella dell’opposizione alle guerre, della prevenzione dei conflitti e della promozione della pace. La guerra è una catastrofe di sanità pubblica che va prevenuta o fermata il prima possibile nel caso sia già in atto.”

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I costi della “non sicurezza” di Maurizio Mazzetti

Riprendiamo ancora dalla rubrica “Il lavoro deve essere sicuro” de Ilmanifestoinrete l’articolo di Maurizio Mazzetti che ringraziamo per la chiarezza e la precisione.

Fonte Ilmanifestoinrete

Anche se ogni infortunio o malattia professionale, tanto più se gravi, possono essere considerati moralmente inaccettabili, il loro verificarsi va valutato anche sotto il profilo dei relativi costi, individuali, aziendali e sociali. Vediamoli un po’.

Ormai da qualche anno sono disponibili elaborazioni e studi sui costi economici e sociali degli infortuni; minor attenzione è posta a quelli delle malattie professionali, per quanto le situazioni siano sostanzialmente sovrapponibili. Purtroppo, questi studi, che concludono univocamente per costi molti alti (ma sui numeri torneremo alla fine dell’articolo), non sembrano avere effetti concreti sulle politiche per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro, almeno in Italia: gli interventi normativi continuano ad essere effettuati episodicamente, magari sull’onda di qualche evento di particolare risonanza presso l’opinione pubblica, e limitata magari alla mera gestione, di solito indennitaria, delle conseguenze. Per esempio, ci sono voluti quattro casi mortali di studenti impegnati nell’alternanza scuola lavoro, oggi PCTO – percorsi competenze trasversali e orientamento – per stabilire una tutela indennitaria a studenti e famiglie; ma ben poco, chiacchiere, o piuttosto grida manzoniane a parte, si è fatto in termine di formazione alla sicurezza (l’Accordo Stato regioni in materia è scaduto da anni e, a quanto pare, non verrà rinnovato neppure entro quest’anno), e prevenzione. E ciò dimostra, una volta di più, del fatto che manca, a livello di sistema paese, una strategia; e che anche che la stessa conoscenza dei fenomeni, checché se ne dica quando nei convegni si parla del SINP – Sistema Informativo Nazionale Prevenzione – è quantomeno carente.

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Una nota di Cinzia Frascheri sulla recente sentenza di Cassazione n* 38914 che ha confermato la responsabilità penale del RLS

Fonte: Puntosicuro

 

Nota di analisi approfondita con rilievi di carattere sindacale a fronte della recente sentenza di Cassazione (26/09/2023) che ha confermato la responsabilità penale dell’RLS in un caso di infortunio mortale di un lavoratore

 

Lo scorso giugno, di preciso il giorno 27, veniva pronunciata la sentenza di Cassazione, sezione penale, n.38914, depositata poi di recente, il 26 settembre 2023, quale conclusione di un percorso processuale avviato presso il Tribunale di Trani, e poi in Corte di appello di Bari, scaturito dal decesso di un lavoratore impegnato in mansioni di magazziniere, schiacciato sotto il peso del materiale,  trasportato da lui stesso con carrello elevatore, nello svolgimento delle operazioni di stoccaggio, rimanendone colpito mortalmente.

Sentenza sostanzialmente confermativa delle interpretazioni e dei principi affermati da una ormai consolidata giurisprudenza di legittimità espressasi in merito alle responsabilità poste di capo al datore di lavoro in tema di garanzie di tutela della salute e sicurezza sul lavoro e, pertanto, degli obblighi previsti a suo carico da porre preventivamente in essere per realizzare fattivamente i diritti degli occupati. Non altrettanto, invece, sempre nella medesima sentenza, quanto sostenuto in tema di responsabilità penale del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), considerata la conferma delle motivazioni volte all’attribuzione a quest’ultimo – da parte dei giudici di Trani, prima, e di Bari dopo –, della colpa specifica di concorso nell’aver cagionato l’infortunio mortale per non aver svolto a pieno il proprio ruolo. Sentenza che ha richiamato da subito, per il suo portato interpretativo, una rilevante attenzione, ma soprattutto dure reazioni, a partire dagli esperti della materia, per poi approdare ad una più ampia platea attraverso i mezzi di stampa.

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I dati Inail su infortuni e malattie professionali. Qualche irriverente riflessione

Fonte : Il Manifesto in rete che ringraziamo

come ringraziamo l’Autore:  Maurizio Mazzetti

E’ noto che la quasi totalità dei dati su infortuni e malattie professionali in Italia è di fonte INAIL, cioè dell’ente pubblico che gestisce la relativa assicurazione obbligatoria. La banca dati statistica INAIL (QUI) è invero estremamente ricca, sia di elaborazioni, sia dei dati elementari, i cosiddetti open data (magari pronunciati all’inglese da chi vuol darsi un tono, dimenticando o ignorando che il vocabolo data – dati – è, letteralmente, latino).

Ogni anno, peraltro, più o meno poco prima della giornata nazionale dedicata alle vittime del lavoro, giornata che cade nella seconda domenica di ottobre, l’INAIL stesso presenta una relazione annuale sui dati definitivi dell’anno precedente, in pompa più o meno magna (ma almeno il Ministro del Lavoro, o comunque chiamato il Ministero, è presente, talvolta hanno assistito anche altre autorità). Ed è quel che è avvenuto anche quest’anno lo scorso 04 ottobre; per chi fosse interessato alla Relazione integrale, con relative tabelle, interviste ecc. rinvio alla pagina (QUI)

Riporto invece qui una sintesi dei contenuti, presa di peso dalla pagina sopraindicata, relativamente ai meri dati numerici; farò poi qualche commento.

“….  Nel 2022 sono stati denunciati all’Inail 703.432 infortuni sul lavoro, circa 139mila in più rispetto agli oltre 564mila del 2021 (+24,6%). L’aumento è dovuto sia ai contagi professionali da Covid-19, passati dai 49mila del 2021 ai 120mila del 2022, sia agli infortuni “tradizionali”, che hanno fatto registrare un incremento di oltre il 13%. Gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono stati 429.004, in aumento del 18,2% rispetto ai 363.074 dell’anno precedente. Circa il 15% è avvenuto “fuori dell’azienda”, cioè “in occasione di lavoro con mezzo di trasporto” o “in itinere”, nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro.

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È accaduto ieri un ennesimo grave infortunio di un lavoratore delle ferrovie.

Fonte: Ancora in marcia 

Il fatto sarebbe accaduto intorno alle 13.30 di ieri a Gallarate Hupac: due locomotive vengono sganciate, una delle due si muove indebitamente e abbatte il tronchino di ricovero ma nel frattempo un ferroviere è rimasto ferito.

Da quanto abbiamo appreso “Il ferito sarebbe un lavoratore di Captrain di 30 anni che era impegnato nelle operazioni di sgancio ed è rimasto semi-schiacciato da una delle due locomotive che a quanto pare risultava non frenata e, probabilmente a causa della pendenza del binario, dopo aver travolto il collega ha abbattuto il tronchino e un muro adiacente”.

Si tratta di un infortunio molto grave: “l’uomo ha riportato traumi al torace, all’addome e ad una gamba… dalle notizie in nostro possesso, non risulta in pericolo di vita ma le ferite sono serie.”

Le indagini sono affidati alla Polizia Ferroviaria e sul posto si è recato anche il personale di Ats Insubria, competente per gli incidenti sul lavoro.”

Questo grave incidente rappresenta l’ennesimo episodio, in poco tempo, di carenza di sicurezza delle ferrovie italiane: non possiamo dimenticare i recenti fatti della strage di Brandizzo e il tardivo soccorso del macchinista della Toscana colto da malore. Ma la memoria va anche all’infortunio mortale del nostro collega Leone, deceduto a Torino Orbassano proprio durante le fasi di aggancio della locomotiva.

È indispensabile che si intervenga al più presto per ritornare ad avere delle ferrovie sicure, in particolare per tutelare i ferrovieri stessi.

La nuova rubrica Connessioni. Una sentenza sulla quale riflettere.

Connessioni 01 – 5 ottobre 2023
fatti, eventi, report di ricerca e dati per capire meglio cosa succede nel campo della prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro.

Diario Prevenzione inaugura questa rubrica che ha lo scopo di mettere in evidenza i fatti più importanti in materia di prevenzione.  Gli articoli pubblicati in questa rubrica hanno l’obiettivo di collegare fatti, eventi e dati di ricerca che rendano al meglio l’idea di come siamo messi nella gestione della sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro.

Questa settimana mettiamo in evidenza una Sentenza della Cassazione Penale n° 38914 del 25/09/2023 che ha confermato la sentenza di condanna per “cooperazione colposa nel delitto di omicidio colposo” al Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, (si tratta del primo caso di condanna di un RLS) che apre una serie di interrogativi sul futuro di questa figura di rappresentanza. (Vedi la Nota di Roberto Canciani)  Peraltro nel testo della sentenza abbiamo individuato la confusione che il giudicante fa rispetto al ruolo del RLS che definisce impropriamente “Responsabile dei lavoratori per la sicurezza”. Da questa definizione inappropriata deriva, verosimilmente, anche l’orientamento che ha determinato la sentenza…

L’effetto facilmente prevedibile di una sentenza come questa sarà quello di produrre un’ampia indisponibilità di lavoratori e lavoratrici a candidarsi per essere eletti ad un ruolo di responsabilità (ora anche penale) molto spesso senza poteri concreti per esercitarlo .

Con lo stipendio da operaio quale sarà quel lavoratore che assumerà il rischio di spese legali per la propria difesa nel caso di imputazione?

Chi pagherà l’assicurazione al RLS rispetto ai rischi di finire sul lastrico in caso di sentenze che gli richiedano risarcimenti patrimoniali ?

Da vecchio sindacalista, dopo questa sentenza,  sconsiglierei qualsiasi lavoratore  a candidarsi al ruolo di RLS in assenza di una definizione normativa chiara delle responsabilità civili e penali per chi venga eletto a ricoprire questo ruolo di rappresentanza volontaria.  

Questa sentenza non contribuirà certamente a rafforzare la partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici al sistema di gestione della sicurezza a livello aziendale. Ai giudicanti presenti e futuri  si raccomanda la lettura dell’art.11 della Direttiva CE 391.89, in particolare al comma 4) : ” I lavoratori di cui al paragrafo 2 ed i rappresentanti dei lavoratori di cui ai paragrafi 2 e 3 non possono subire pregiudizio a causa delle rispettive attività contemplate ai paragrafi 2 e 3 “.  

Sempre all’interno dell’orizzonte della sicurezza nel lavoro segnaliamo l’articolo di Maurizio Mazzetti:” Infortuni mortali sul lavoro. Alcune riflessioni amare sugli (ultimi?) eventi”

Molta strada è da percorrere per fare fronte ai processi di frantumazione che sono avvenuti nel mondo del lavoro che hanno depotenziato le capacità  di gestione della sicurezza. Solo la capacità dei soggetti presenti ogni giorno all’interno dell’impresa di essere promotori e agenti collaborativi potrà invertire questa entropia organizzativa che vede le aziende affidare la gestione della sicurezza alla fortuna e/o al caso. Si dice che sono necessari più controlli.

Certamente i controlli delle autorità preposte sono insufficienti, mancano i controllori. Ottocento assunzioni al INL sono importanti ma del tutto insufficienti: ce ne vorrebbero 5 volte tanto. Tuttavia senza una presenza attiva e dinamica dei lavoratori e dei tecnici che vivono all’interno dell’azienda i controlli da soli non bastano.

Sul tema dei controlli torneremo anche se vogliamo ribadire che occorre che siano i lavoratori a rifiutarsi di lavorare in condizioni di insicurezza. Sappiamo che è difficile ma è un passaggio ineludibile. Nelle prossime puntate affronteremo le connessioni tra cambiamenti climatici e sicurezza sul lavoro.

Gino Rubini, editor di Diario Prevenzione

Infortuni mortali sul lavoro. Alcune riflessioni amare sugli (ultimi?) eventi

Autore :  Maurizio Mazzetti che ringraziamo 

Fonte IlManifestoinrete

 

La cronaca continua ad anticipare i miei articoli (purtroppo) con uno stillicidio di morti che, quali che siano le statistiche, continua ad essere inaccettabile in quanto assolutamente evitabilee con poco sforzo. Ci dice l’INAIL che nei primi sette mesi dell’anno le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail sono state 344.897 (in calo del 21,9% rispetto alle 441.451 del periodo gennaio-luglio 2022), di cui 559 mortali (in calo dell’1,8% rispetto ai 569 casi nello stesso periodo dell’anno scorso). Dei casi mortali denunciati, 430 sono in occasione di lavoro e 129 in itinere, ovvero nel tragitto casa-lavoro o viceversa.

Però vediamo anche 12 morti in 48 ore (sette mercoledì 13 e quattro ieri): ieri un 44enne che precipita da un tetto ad Arzano (Na), un 52enne schiacciato da un mezzo in retromarcia la notte all’aeroporto di Bologna, un 66enne (grande, il nostro sistema pensionistico …) investito da un camion in un deposito rifiuti la notte a Napoli, un 29enne travolto da un trattore in retromarcia su una banchina nel porto di Salerno (con un collega gravemente ferito alle gambe), un 47enne caduto all’interno di una cisterna contenente vino e probabilmente annegato, con un collega 31enne seriamente intossicatosi nel tentativo di prestargli soccorso. Una antologia da manuale degli infortuni mortali …

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Errore umano? No, assassinio

Fonte areaonline.ch

Mentre il governo Meloni allenta regole e controlli, l’Italia fa i conti con un’ennesima strage sul lavoro causata dall’assenza di sicurezza

di Loris Campetti  che ringraziamo

“Se dico treno buttatevi da quella parte”. Eccolo, il salvifico sistema di sicurezza per proteggere la vita dei manutentori delle ferrovie, gli operai che lavorano sui binari. Peccato che quel treno che movimentava vagoni andasse a 160 chilometri orari, troppo veloce perché il delegato di Rfi (Rete ferroviaria italiana) potesse avere il tempo di gridare ‘treno’ ai cinque operai che stavano mettendo in sicurezza sette metri di rotaia.

Così Giuseppe Aversa (49 anni), Michael Zanera (34), Giuseppe Saverio Lombardo (52), Giuseppe Sansovino (43) e Kevin Laganà (22) sono stati ammazzati a Brandizzo, a 20 chilometri in linea d’aria dallo stabilimento siderurgico della ThyssenKrupp di Torino dove morirono bruciati sette operai. Si sono salvati solo in due, il tecnico Rfi Antonio Massa messo lì dall’azienda per controllare qualità del lavoro e garantire il rispetto delle norme sulla sicurezza e Andrea Gibin, il caposquadra del gruppo operaio della ditta Si.gi.fer che aveva ricevuto in appalto il lavoro. I protocolli di sicurezza per evitare la tragedia sono stati violati per risparmiare tempo. Bisognava fare in fretta. Senza autorizzazione, non c’era l’ok della centrale all’avvio dei lavori perché il treno che sarebbe dovuto passare era in ritardo di venti minuti. Ma è prassi, come hanno dichiarato tutti i testimoni operai ascoltati dagli inquirenti, iniziare i lavori prima del via libera. 750 euro era il costo del lavoro da fare in fretta, 50 euro a metro di binario più 200 euro per ognuna delle due saldature necessarie. Da un breve calcolo si evince il valore della vita di ognuno dei 5 operai: 150 euro.

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Morti sul lavoro, perchè tanto stupore ? Podcast di Diario Prevenzione – 14 settembre 2023 – Puntata n° 112

 

 

In questa puntata parliamo di

– E’ una pratica diffusa di organizzazione del lavoro basata sull’ “informalità maligna” ad avere ucciso i 5 lavoratori di Brandizzo ?
– I ricercatori dell’IWH creano una tabella di marcia per la ricerca sull’intelligenza artificiale che dà priorità alla salute dei lavoratori
– OLTRE LA RETE: Salute e sicurezza sul lavoro nella pesca professionale – Molfetta (BA), 28 settembre 2023
– La posta in gioco della classe operaia nella lotta contro il riscaldamento globale

a cura di Gino Rubini

 

INRS – Travail & Sécurité : numéro de septembre 2023

Agir après un accident du travail

Le numéro 851 du magazine Travail & Sécurité est paru. Le dossier du mois a pour thématique « Agir après un accident du travail ». Au sommaire, découvrez un entretien avec Agnès Parent-Thirion, directrice de recherche à la Fondation européenne pour l’amélioration des conditions de vie et de travail (Eurofound) ou encore un reportage « En Images » au cœur du festival des Nuits de Fourvière à Lyon. .

Per leggere il Magazine vai al sito INRS

Dopo Brandizzo

 

Fonte:  SNOP che ringraziamo 

Un’altra terribile tragedia. Come tutte le volte che più lavoratori muoiono contemporaneamente, maggiore risalto sui media….ma poi, lo sappiamo, in pochi giorni le cronache parleranno d’altro.

Già sembra di capire che saranno individuati “colpevoli” nei gradini più bassi della catena organizzativa: eppure è noto, anche se non all’opinione pubblica, che questo accadimento non è per nulla nuovo, di episodi del genere, con o senza vittime, se ne sono verificati non pochi, spesso senza conseguenze per “fortuna” delle potenziali vittime (un po’ com’è accaduto ad almeno un altro lavoratore l’altra notte a Brandizzo).  Non mancano dati e testimonianze a conferma di ciò.

E sullo sfondo (come sottolinea il Segretario Generale della FILLEA CGIL[1]) i problemi relativi agli appalti, che riguardano l’intero sistema delle manutenzioni (ben oltre, quindi, le manutenzioni ferroviarie), e la liberalizzazione del subappalto “a cascata” introdotta dal nuovo codice degli appalti varato dal governo in carica.

La fattispecie del “lavoro nelle ferrovie” rimane una paradossale (ma forse non sorprendente) anomalia, con l’inattuato aggiornamento delle norme specifiche su prevenzione, sicurezza e salute nel settore e la mancata armonizzazione con il D.Lgs. 81/08 (prevista da ormai 15 anni nell’art. 3)[2]

In questi anni ci sono state iniziative per richiamare l’attenzione su questo colpevole ritardo, senza nessun esito.

Ci aggiorniamo quindi alla prossima, probabilmente inevitabile, tragedia.

Rimandiamo ad un’interessante pubblicazione diffusa nelle ultime ore dal prof. Paolo Pascucci [3], che – come noi – esprime indignazione, oltre che tanta tristezza e rabbia, per una situazione cronicamente irrisolta. Ne riportiamo le condivisibili conclusioni: “dopo quasi tre lustri di ritardi inescusabili, pare ormai giunto il momento di chiarire definitivamente la questione apponendo la parola “fine” ad una sconcertante vicenda regolativa che rischia seriamente di porre a repentaglio la salute e la sicurezza di chi lavora in ambito ferroviario. Ad invocare chi di dovere a pronunciare finalmente quella parola non è soltanto chi tenta di interpretare le norme, ma soprattutto chiunque lavori in ambito ferroviario e, purtroppo, anche la voce assordante di chi non può più avere voce”.

 

Seguiremo gli sviluppi.

[1] La dolorosa lezione di Brandizzo

[2] Lettera CIIP su sicurezza del lavoro nei settori ferroviario, portuale, marittimo, pesca

[3] P. Pascucci: La tutela della salute e sicurezza dei lavoratori nel settore ferroviario, tra norme generali e norme speciali: DSL n. 1 (2023)

E’ una pratica diffusa di organizzazione del lavoro basata sull’ “informalità maligna” ad avere ucciso i 5 lavoratori di Brandizzo ?

 

La tragedia di Brandizzo: cinque lavoratori di un’impresa d’appalto mentre stavano sostituendo un pezzo di binario sono stati travolti e uccisi da un convoglio ferroviario in transito . Quei lavoratori , secondo quanto dichiarato dalla dirigenza RFI, non dovevano trovarsi sulla linea in quanto non era stata data nessuna autorizzazione ad iniziare i lavori. Su quella linea non c’è il sistema di sicurezza più recente in uso soltanto sulle linee ad alta velocità. La vecchia strumentazione elettronica che avrebbe dovuto segnalare “il binario occupato” pare, dalle informazioni dei giornali, fosse inattiva. Le autorizzazioni  vengono ancora trasmesse con schede cartacee e comunicazioni telefoniche ai responsabili della protezione RFI. A loro volta gli addetti alla protezione presenti sul cantiere autorizzano i lavoratori dell’impresa ad occupare la sede e a lavorare sul binario autorizzato. La squadra dei lavoratori ha iniziato i lavori , dopo alcuni minuti è arrivato un convoglio in ritardo a oltre 100 chilometri orari che li ha travolti e uccisi.

Le indagini della magistratura sono in corso per ricostruire la sequenza di errori che ha portato a questa tragedia.

Il percorso più facile sarebbe quello di attribuire al responsabile della protezione RFI e al corrispettivo capo squadra dell’azienda che aveva in appalto i lavori una esclusiva e totale responsabilità per quanto è accaduto.

Dalle notizie della stampa si deduce che i PM sono orientati, invece, a svolgere indagini in profondità per ricostruire al meglio il contesto organizzativo nel quale sono maturate le condizioni perché si determinassero comportamenti tanto pericolosi da sfociare nella tragedia.

Da una lunga esperienza nell’ambito della sicurezza del lavoro posso affermare che molto spesso la genesi di eventi tragici come quello avvenuto a Brandizzo hanno origini nelle modalità non solo formali di gestione dell’organizzazione del lavoro.

Gli studiosi di organizzazione del lavoro sanno benissimo che a fianco delle regole e delle modalità formali di gestione, nel tempo, possono emergere e prendere forza per iniziativa dei lavoratori, dei preposti, di dirigenti, delle pratiche informali che modificano le modalità operative prescritte. Questo avviene, spesso, perché nell’agire direttamente i lavoratori, i preposti, a volte anche dirigenti intermedi scoprono modi di organizzare il lavoro meno faticosi o più rapidi ed efficaci rispetto alle prescrizioni formali dell’azienda. L’organizzazione informale del lavoro è ben nota alle imprese come fenomeno da studiare, sorvegliare e dal quale apprendere per correggere al meglio la propria organizzazione del lavoro. L’organizzazione informale del lavoro in diversi casi è un fenomeno benigno che viene gestito,  dalle imprese con attenzione e consapevolezza e recuperato con la modifica delle regole operative formali.

Esistono poi situazioni ove il fenomeno è di natura diversa. In questi casi siamo di fronte a pratiche di informalità maligna che crescono a fianco delle procedure formali come modalità per “semplificare” procedure di sicurezza che “intralciano” il lavoro, per ridurre i costi, per bypassare “tempi morti”, per un malinteso obiettivo di efficienza, per sfruttamento del lavoro…

Non sappiamo se nel caso del drammatico evento di Brandizzo alla base degli errori e reati addebitati all’addetto RFI e al caposquadra dell’azienda esecutrice  vi sia stata una pratica ricorrente  di organizzazione informale del lavoro maligna non monitorata, sorvegliata e censurata adeguatamente dalla stazione appaltante .

Saranno i magistrati a ricostruire il contesto e il sistema di responsabilità aziendali che hanno portato a questa tragedia.

Possiamo dire, in generale, che le pratiche di “informalità maligna” della organizzazione del lavoro hanno maggiori possibilità di diffondersi laddove esiste una cultura aziendale burocratica e orientata ad esternalizzare le responsabilità e a non fare  il monitoraggio sulle modalità concrete in cui si lavora.

Gino Rubini

Gli operai travolti dal treno a Brandizzo. Un caso da manuale di mancata valutazione e gestione dei rischi da interferenze

La dolorosa lezione di Brandizzo

Fonte Collettiva che ringraziamo

L’INTERVISTA

I binari © Marco Merlini Roma, 18 settembre 2020 Stazione Termini I binari
Foto: Marco Merlini

STEFANO IUCCI

Per Genovesi, segretario generale Fillea Cgil, nelle manutenzioni bisogna mettere mano al mix nefasto tra modello organizzativo non all’altezza, competizione sui costi e tecnologia non adeguatamente utilizzata

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Se c’è una cosa che la tragedia di Brandizzo può aiutarci a capire, è come evitare che il mix tra un modello organizzativo non all’altezza e tutto concentrato su sfruttamento e profitti, una competizione malata giocata sui costi e una tecnologia non adeguatamente utilizzata possano portare a sciagure come quella capitata pochi giorni fa. “Sono anni che registriamo e denunciamo situazioni in cui solo il caso e molta fortuna hanno evitato altre stragi su strade e linee ferroviarie come quella di Brandizzo”, attacca Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil che incontriamo alla vigilia dello sciopero che lunedì 4 settembre vedrà insieme i lavoratori edili e dei trasporti. Per Genovesi “questa deve dunque essere l’occasione per rimettere in discussione tutto il sistema delle manutenzioni e i modelli di business che vi sono dietro”.

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