Quando l’ospedale diventa una prigione

FONTE SALUTEINTERNAZIONALE

Inserito da on 18 dicembre 2017 – 10:08Lascia un commento

Gavino Maciocco

Ogni anno centinaia di migliaia di persone sono detenute negli ospedali contro la loro volontà. Il loro crimine? Essere troppo poveri per poter pagare il conto del ricovero. Questo fenomeno è particolarmente rilevante in diversi paesi africani come Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Ghana, Camerum, Zimbabwe e Kenia, e anche in India e Indonesia. Le puerpere e i neonati il gruppo più colpito. La detenzione è spesso accompagnata da abusi e violenze. Le radici di questa oscena pratica. Le lacrime di coccodrillo della Banca Mondiale.


Sorpresa, smarrimento, indignazione: queste furono le sensazioni prodotte dalla lettura  di un articolo pubblicato nel 2008 dalla rivista Health Policy and Planning, intitolato “La prigione per i pazienti insolventi negli ospedali burundesi” [1]. Si trattava di un articolo scritto da rappresentanti di associazioni per i diritti civili che, avendo visitato i principali ospedali pubblici del Burundi, avevano constatato che quasi ovunque i pazienti che non erano in grado di pagare la retta  venivano costretti in condizioni di detenzione in locali dello stesso ospedale (ambienti sovraffollati, scarso cibo, pessima igiene e, naturalmente, nessuna cura).  La liberazione avveniva solo dietro il saldo del debito, cosicchè la detenzione poteva durare settimane o mesi.  Se il paziente moriva, l’ospedale tratteneva la salma finchè i familiari non pagavano. Nel principale ospedale della capitale, Bujumbura, nel 2005, il numero di pazienti insolventi fu di 422.

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Qualità dell’ambiente urbano 2017, i dati Snpa sulle città italiane

fonte SNPA

Un focus completo sulla situazione ambientale di 116 capoluoghi di provincia e 3 centri a elevato numero di abitanti, elaborato sulla base dei dati del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente.

Presentato a Roma lo scorso 14 dicembre, il Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano (RAU) è giunto alla XIII edizione. Realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente – SNPA, presenta un quadro completo sulla qualità dell’aria, sui trasporti e mobilità, suolo e territorio, verde, attività industriali in ambito urbano e rifiuti di 119 città italiane. Gli indicatori scelti dal Rapporto descrivono la qualità di vita “ambientale” dei grandi centri urbani del Paese.

Ai 116 capoluoghi di provincia delle ultime edizioni, in quella 2017 sono state aggiunte anche 3 città densamente popolate (Cesena, Guidonia Montecelio,
Giugliano in Campania) per un totale di 119 centri urbani, che pur coprendo solo il 7% del territorio rappresentano il 30% della popolazione totale (circa 18 milioni di abitanti). Numeri questi che mostrano quanto sia fondamentale monitorare il contesto di vita delle grandi città.

Ogni anno il Rapporto è completato da un Focus di approfondimento su di un tema cruciale per la qualità ambientale delle nostre città. Quest’anno la scelta è caduta sulla “Mobilità pedonale in città” con l’intento di voler affermare una nuova idea di qualità della vita in città basata sul muoversi a piedi.

Tutti i dati sono raccolti in un portale “aree urbane”in formato open.

I dati presentano livelli di aggiornamento differente. Per quel che riguarda la qualità dell’aria, le Agenzie regionali offrono un monitoraggio in tempo reale dei valori di Pm10, per l’ozono sono quelli della stagione estiva 2017, mentre per tutte le altre sostanze il Rapporto presenta i dati al 2016. Recenti anche quelli sulla balneazione (stagione estiva 2017) e sullo stato chimico delle acque superficiali. Fanno invece riferimento al 2016 i valori del consumo di suolo in Italia, così come quelli del solo verde pubblico (elaborazioni Istat) e del verde totale (sia pubblico che privato), questi ultimi elaborati da Ispra grazie alle immagini satellitari del programma Copernicus. Infine, riferito al 2016, viene riportato per il prima volta anche il numero di installazioni AIA regionali e provinciali, disaggregato per Comune, oltre a quelle nazionali.

FONTE SNPA