Prime riflessioni sulla tragedia alla centrale idroelettrica di Bargi

 

 

 

La tragedia della centrale Enel di Suviana obbliga alla riflessione, all’umiltà e all’uso sobrio delle parole, con la ricerca di non scivolare nella retorica e nell’uso di parole consumate.

Perchè ancora una volta in pochi mesi si assiste ad una tragedia sul lavoro con lavoratori uccisi ? Ricordiamo la strage dei lavoratori dell’appalto travolti dal treno nella stazione di Brandizzo, gli operai travolti dal crollo del capannone in costruzione per Esselunga a Firenze e la tragedia della centrale Enel di Suviana.

Lavori in appalto di natura diversa e di diversa complessità non comparabili per le differenti professionalità coinvolte nella esecuzione dei lavori.

Il denominatore comune : si tratta di lavori in appalto affidati dalla stazione appaltante a filiere di aziende specializzate nella esecuzione e anche nella valutazione e gestione dei rischi specifici connessi alle loro competenze.

Dal punto di vista metodologico la valutazione e gestione accurata dei rischi specifici per lavorazione è affidata alla competenza dell’azienda esecutrice mentre i rischi di sistema o di sito dovrebbero essere valutati dalla stazione appaltante in collaborazione con il general contractor che ha responsabilità di coordinamento gestionale delle filiere di appalti e… subappalti.

Nel tragico evento di Brandizzo le “anomalie” nella gestione dei tempi di lavoro sicuri concordati per fare i lavori sul binario sono state , verosimilmente, la causa della tragedia.

Negli altri due casi occorre attendere le indagini della magistratura.

E’ tuttavia lecito proporre una revisione profonda della normativa degli affidamenti dei lavori in appalto ponendo in evidenza il fatto che l’affidamento ad una filiera di aziende specializzate non deve significare esternalizzazione delle responsabilità proprie della stazione appaltante per quanto attiene la sicurezza del sito o del sistema . Sarebbe bene che si definissero con precisione i ruoli e le responsabilità della gestione dei rischi interferenti da parte dei general contractor.

In altre parole, come abbiamo scritto più volte su questo sito, occorre concentrarsi su due grandi nemici della corretta valutazione e gestione dei rischi :

– la propensione delle grandi aziende a “esternalizzare” non solo i lavori che richiedono competenze e specializzazione ma anche le responsabilità di valutazione e gestione dei rischi di sistema e di coordinamento dei lavori dell’intera opera. Assai spesso manca da parte della stazione appaltante un’azione propria e adeguata di controllo della qualità delle procedure gestionali che hanno rilevanza per la sicurezza.

– la propensione all’interno delle filiere dei subappalti a pratiche operative basate assai spesso sull’informalità rispetto alle prescrizioni formali date dai capitolati e dalle procedure di sicurezza . Vi è un’abbondanza di pratiche informali “maligne” che sono favorite dalla lunghezza delle filiere dei subappalti e dalla mancanza di controlli di qualità delle stazioni appaltanti. E’ da questa subcultura dell’informalità per guadagnare tempo che hanno origine molti infortuni sul lavoro.

Non sappiamo quali siano state le cause prime della tragedia alla centrale Enel di Suviana, quello che sappiamo è che bisogna revisionare in profondità le norme riguardanti le pratiche di subappalto e che si faccia chiarezza sui limiti da porre rispetto ai processi di “esternalizzazione” delle responsabilità gestionali dei rischi per la sicurezza da parte delle stazioni appaltanti e dei general contractor.   Gino Rubini,  editor di Diario Prevenzione

Non possiamo fare a meno del servizio sanitario pubblico. L’appello di medici e scienziati

Fonte Scienzainrete che ringraziamo

Sintesi

Dal 1978, data della sua fondazione, al 2019 il SSN in Italia ha contribuito a produrre il più marcato incremento dell’aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito. Ma oggi i dati dimostrano che il sistema è in crisi: arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, aumento delle diseguaglianze regionali e sociali. Questo accade perché i costi dell’evoluzione tecnologica, i radicali mutamenti epidemiologici e demografici e le difficoltà della finanza pubblica, hanno reso fortemente sottofinanziato il SSN, al quale nel 2025 sarà destinato il 6,2% del PIL (meno di vent’anni fa).

Il pubblico garantisce ancora a tutti una quota di attività (urgenza, ricoveri per acuzie), mentre per il resto (visite specialistiche, diagnostica, piccola chirurgia) il pubblico arretra, e i cittadini sono costretti a rinviare gli interventi o indotti a ricorrere al privato. Progredire su questa china, oltre che in contrasto con l’Art.32 della Costituzione, ci spinge verso il modello USA, terribilmente più oneroso (spesa complessiva più che tripla rispetto all’Italia) e meno efficace (aspettativa di vita inferiore di sei anni). La spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e l’autonomia differenziata rischia di ampliare il divario tra Nord e Sud d’Italia in termini di diritto alla salute.

È dunque necessario un piano straordinario di finanziamento del SSN e specifiche risorse devono essere destinate a rimuovere gli squilibri territoriali. La allocazione di risorse deve essere accompagnata da efficienza nel loro utilizzo e appropriatezza nell’uso a livello diagnostico e terapeutico, in quanto fondamentali per la sostenibilità del sistema. Ancora, l’SSN deve recuperare il suo ruolo di luogo di ricerca e innovazione al servizio della salute.

Parte delle nuove risorse deve essere impiegata per intervenire in profondità sull’edilizia sanitaria, in un Paese dove due ospedali su tre hanno più di 50 anni, e uno su tre è stato costruito prima del 1940. Ma il grande patrimonio del SSN è il suo personale: una sofisticata apparecchiatura si installa in un paio d’anni, ma molti di più ne occorrono per disporre di professionisti sanitari competenti, che continuano a formarsi e aggiornarsi lungo tutta la vita lavorativa. Nell’attuale scenario di crisi del sistema, e di fronte a cittadini/pazienti sempre più insoddisfatti, è inevitabile che gli operatori siano sottoposti a una pressione insostenibile che si traduce in una fuga dal pubblico, soprattutto dai luoghi di maggior tensione, come l’area dell’urgenza. È evidente che le retribuzioni debbano essere adeguate, ma è indispensabile affrontare temi come la valorizzazione degli operatori, la loro tutela e la garanzia di condizioni di lavoro sostenibili. Particolarmente grave è inoltre la carenza di infermieri (in numero ampiamente inferiore alla media europea).

Da decenni si parla di continuità assistenziale (ospedale-territorio-domicilio e viceversa), ma i progressi in questa direzione sono timidi. Oggi il problema non è più procrastinabile: tra 25 anni quasi due italiani su cinque avranno più di 65 anni (molti di loro affetti da almeno una patologia cronica) e il sistema, già oggi in grave difficoltà, non sarà in grado di assisterli.

La spesa per la prevenzione in Italia è da sempre al di sotto di quanto programmato, il che spiega in parte gli insufficienti tassi di adesione ai programmi di screening oncologico che si registrano in quasi tutta Italia. Ma ancora più evidente è il divario riguardante la prevenzione primaria; basta un dato: abbiamo una delle percentuali più alte in Europa di bambini sovrappeso o addirittura obesi, e questo è legato sia a un cambiamento – preoccupante – delle abitudini alimentari sia alla scarsa propensione degli italiani all’attività fisica. Molto va investito, in modo strategico, nella cultura della prevenzione (individuale e collettiva) e nella consapevolezza delle opportunità ma anche dei limiti della medicina moderna.

Molto, quindi, si può e si deve fare sul piano organizzativo, ma la vera emergenza è adeguare il finanziamento del SSN agli standard dei Paesi europei avanzati (8% del PIL), ed è urgente e indispensabile, perché un SSN che funziona non solo tutela la salute ma contribuisce anche alla coesione sociale.

Firmato:

Ottavio Davini, Enrico Alleva, Luca De Fiore, Paola Di Giulio, Nerina Dirindin, Silvio Garattini, Franco Locatelli, Francesco Longo, Lucio Luzzatto, Alberto Mantovani, Giorgio Parisi, Carlo Patrono, Francesco Perrone, Paolo Vineis

Non possiamo fare a meno del servizio sanitario pubblico

In Italia una delle più grandi conquiste della Repubblica è il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che ha contribuito significativamente a migliorare prospettiva e qualità di vita e a ridurre le disuguaglianze socioeconomiche.

Negli ultimi decenni, in un contesto di marcato miglioramento delle condizioni generali di salute della popolazione mondiale, l’Italia si caratterizza per il maggior incremento – tra i Paesi ad alto reddito – dell’aspettativa di vita, passata da 73,8 a 83,6 anni tra il 1978 (che è l’anno di creazione del SSN) e il 20191. Ma se segnali preoccupanti si percepivano già prima del 2019, dopo la pandemia molti dati dimostrano che il sistema presenta inequivocabili segni di crisi: frenata o arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente – e talora insostenibile – di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, aumento delle diseguaglianze regionali e sociali, per citare solo i problemi più importanti.

Quali sono le cause principali? L’inarrestabile evoluzione tecnologica, con il conseguente incremento dei costi, l’invecchiamento della popolazione e il mutamento degli scenari delle malattie, congiuntamente all’inflazione e alle difficoltà della finanza pubblica, hanno reso fortemente sottofinanziato il SSN, al quale nel 2025 sarà destinato circa il 6,2% del PIL2, meno di quanto (6,5%) accadeva 20 anni fa. Oltre al divario tra costi crescenti e finanziamento decrescente e a un carico di inefficienza e inappropriatezza, manca un vero dibattito sul nesso tra sostenibilità e diritto alla salute.

1. Possiamo fare a meno del SSN?

I Servizi Sanitari universalistici come quello italiano sono stati colpiti duramente dalla crisi economica del 2009, e in alcuni casi (Grecia, Spagna, Portogallo) hanno ridimensionato grandemente il ruolo del pubblico a favore del privato (con una conseguente crescita della spesa sanitaria direttamente a carico dei cittadini)3. Dal sistema pubblico viene ancora garantita a tutti una quota di attività (urgenza, ricoveri per acuzie), mentre per un’altra parte dell’assistenza (visite specialistiche, accertamenti diagnostici, piccola chirurgia) la popolazione è costretta a rinviare gli interventi o indotta a ricorrere al privato e alle assicurazioni. Progredire su questa china, oltre a essere contrario al dettato costituzionale (Art. 32)4, potrebbe portarci verso il modello USA, che è chiaramente il più oneroso (spesa media più che tripla rispetto all’Italia) e meno efficace (aspettativa di vita inferiore di sei anni)5,6. Noi crediamo che i cittadini non vogliano scegliere questo scenario. >>>

Leggi tutto

Il Veneto ha chiesto la messa al bando dei Pfas, gli inquinanti eterni

Fonte  Greenreport che ringraziamo

 

Greenpeace: «Che cosa aspettano le altre Regioni come il Piemonte e la Lombardia? Serve subito una legge nazionale che vieti uso e produzione»

Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità la risoluzione n. 79 – proposta da Cristina Guarda (Europa verde) ed emendata da Marco Zecchinato (Lega) –, con la quale la Regione aderisce al manifesto per l’urgente messa al bando dei Pfas (#BanPfas).

«Tra gli impegni contenuti nel testo – spiega Guarda – vi è quello di mettere, gradualmente seppure a tappe forzate, al bando la produzione di Pfas e la loro dispersione. Questo obiettivo è raggiungibili solo attraverso la completa sostituzione dei Pfas con sostanze certificate sicure per la salute umana e per l’ambiente».

I Pfas sono composti poli e perfluoroalchilici, noti come “inquinanti eterni”: sostanze chimiche di sintesi utilizzate in un’ampia varietà di applicazioni di uso comune grazie alle loro proprietà idro- e oleo-repellenti oltre che ignifughe, dai rivestimenti delle scatole dei fast food e delle pentole antiaderenti, alle schiume antincendio.

Leggi tutto

Il silenzio sulla strage continua . Podcast di Diario Prevenzione – 14 marzo 2024 – Puntata n° 117

a cura di Gino Rubini

in questa puntata parliamo di :

– …. e poi rompere il silenzio di tv e giornali, manifestare , protestare, andare in piazza , perchè 1200 morti sul lavoro all’anno sono uno scandalo ….
– 13 marzo 1987 – Ravenna : in tredici muoiono come topi nella stiva di una nave.
– “Codice della strage”, la sicurezza secondo Salvini. Annullato anche l’obbligo di sorpasso ad almeno una distanza di 1,5 metri dai ciclisti
– Prevenire la violenza di genere un documento del Gruppo di lavoro “Parità di Genere in Sanità Pubblica”, Consulta degli Specializzandi della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica
– La nuova direttiva europea su IA

Buon ascolto

 

George Monbiot: “Dietro ogni movimento fascista c’è un miliardario”

 

George Monbiot

 

Fonte Znetwork che ringraziamo 

George Monbiot è il più importante editorialista ambientalista del mondo anglofono. La sua rubrica fissa su The Guardian castiga i distruttori del pianeta. A Parigi per lanciare la traduzione del suo ultimo libro, Nourrir le monde ( I legami che liberano ), ha rilasciato a Reporterre una schietta intervista.

Sei ottimista?

SÌ. Uno dei motivi per cui le persone sono pessimiste è che pensano che sia necessario convincere tutti affinché il cambiamento avvenga. Molti esempi storici dimostrano che questo non è vero. Disponiamo di dati [1] che mostrano quante persone hanno bisogno di essere persuase affinché il cambiamento sociale avvenga: circa il 25% della popolazione. Se si considerano gli atteggiamenti nei confronti dell’aborto, del matrimonio gay, della liberazione delle donne, del fumo e delle cinture di sicurezza, è sufficiente raggiungere quella proporzione perché si verifichi il punto critico. Una volta impegnate abbastanza persone, il resto della popolazione inizia improvvisamente a seguirlo.

Allora perché così tante persone in Gran Bretagna, Francia, Polonia e Germania… si oppongono al movimento dei Verdi e votano per partiti molto conservatori? Sfortunatamente, l’estrema destra sta cercando di raggiungere il suo punto critico, e ovunque si è dimostrata estremamente efficace nel perseguire un cambiamento sistemico.

Il problema non è solo l’estrema destra, ma il fatto che ci sia un’alleanza tra i super-ricchi e l’estrema destra… È vero. Dietro ogni movimento fascista c’è un miliardario che lo sostiene con discrezione. Le minoranze di estrema destra diventano capri espiatori: la rabbia pubblica non è diretta dove dovrebbe essere, contro i più ricchi che stanno distruggendo i nostri mezzi di sopravvivenza.

Nella sua recente  enciclica sull’ecologia , Papa Francesco parla della necessità di cambiare lo ‘stile di vita irresponsabile del modello occidentale’. Perché i politici non osano dire lo stesso?

Nessun politico al di fuori dei Verdi sembra disposto a dirlo, anche se è una realtà con cui dobbiamo confrontarci. Viene presentato come spaventoso perché abbiamo normalizzato le forme estreme di consumo, anche se sappiamo che non ci rendono più felici. Questo deve cambiare o porterà alla più grande infelicità della storia umana. Ma questo è considerato impensabile, non perché la stragrande maggioranza della popolazione non possa pensarlo, ma perché in Gran Bretagna la maggior parte dei nostri giornali sono di proprietà di miliardari psicopatici che non vivono in Gran Bretagna. Eppure ci dicono come pensare e come vivere, e hanno più influenza sui partiti politici che sugli elettori. Sono loro che rendono impensabile dire alla gente di consumare meno.

Come si può rompere l’alleanza tra i plutocrati [2] –  come li ha recentemente definiti sul Guardian  – e l’estrema destra?

Il primo passo è smettere di preoccuparsi del proprio peso. Se i rivoluzionari avessero pensato: “Le forze di oppressione sono così enormi che non possiamo nemmeno pensare di rovesciarle”, non sarebbe successo nulla. Ciò che sappiamo è che possiamo raggiungere la massa critica molto rapidamente. Ciò che sembra impossibile in un momento diventa inevitabile il momento successivo. Dobbiamo smettere di preoccuparci di loro e concentrarci sulle nostre tattiche e strategie. Naturalmente, questo sarà estremamente difficile. Nel Regno Unito sono state approvate leggi incredibilmente oppressive che possono metterti in prigione per dieci anni solo per aver manifestato.

Leggi tutto

13 marzo 1987: in tredici muoiono come topi nella stiva di una nave. A Ravenna una delle più gravi tragedie del lavoro in Italia

È il 13 marzo del 1987. Non è una giornata fredda, ma nuvolosa, bizzosa, in fondo triste. Quasi a presagio di cosa sarebbe successo nella stiva di una nave ricoverata in cantiere per manutenzione. Una stiva oscura, minacciosa. Una stiva assassina tanto quanto chi non ha rispettato le più elementari norme di sicurezza, tanto quanto imprenditori senza scrupoli che hanno fatto calare nelle viscere di quel mostro apparentemente inanimato topi dalle forme umane: tredici persone, tredici lavoratori, tredici essere umani.

Non ne usciranno più da quella tomba, voluta, creata dal profitto e dall’ingordigia umane. Resteranno lì a respirare fino alla morte miasmi di anidride carbonica ed altri veleni.

Al mattino la notizia arriva in redazione come una bomba

Soccorritori dei Vigili del fuoco davanti alla gasiera Elisabeta Montanari

È il 13 marzo del 1987. In redazione dell’Unità di Bologna, in via Barberia 4, sono poco più delle nove di mattina. Siamo in pochi. Alcuni sono già in giro per la cronaca nera e giudiziaria e per la bianca, in Comune. C’è Franco De Felice, caposervizio, e poco dopo arriva il caporedattore Rocco Di Blasi. Poi ci siamo io, Alessandro Alvisi che cura la cronaca della città, Franco Vannini per lo sport. Arriva come una bomba la notizia da Ravenna: 13 morti al porto. Dicono: bruciati. Dicono: nella stiva di una nave. Dicono: morti in trappola.

Franco De Felice telefona all’inviato, Jenner Meletti, e lo manda là. Poi mi chiede se ho l’auto. In quel periodo vado a Bologna quasi sempre in auto: Sì, ce l’ho. Allora vai, vai al porto, i sindacati dicono che è nel cantiere degli Arienti, la nave è la Elisabetta Montanari. Poi, Franco, prepara una squadra da mandare a Ravenna. Ci rivedremo lì dopo qualche ora con Claudio Visani, Roberta Emiliani e Andrea Montanari (che poi verrà assunto alla Rai: è bravissimo).

Arrivo poco più delle dieci. Un’ora dopo arrivano da Roma il ministro Zambeletti e da Bologna l’assessore regionale Giuseppe Gavioli con il responsabile della protezione civile regionale Egidi. Siamo tutti davanti alla carcassa di quell’enorme animale spiaggiato e nell’aria c’è un odore di fumo che prende alla gola. Dentro quella pancia inutile e assassina tredici corpi, tredici topi intrappolati. Non in regola, arruolati, si diceva in quelle ore, da caporali criminali e imprenditori senza scrupoli. Qualcuno era al primo giorno di lavoro. Sulla nave nessuna misura di sicurezza, il sistema anti incendio era fuori uso e dunque bastava una scintilla per innescare il meccanismo mortifero. E così è stato. Ed i tredici sono morti soffocati.

Agli inviati de l’Unità davanti alla gasiera Elisabetta Montanari piena di cadaveri

Davanti alla carcassa, era una gasiera e dunque era possibile che ancora ci fossero esalazioni di gas infiammabile, i vigili del fuoco raccontano. Sono Maurizio Galletti e Gianni Casadio: “La maggior parte dei corpi era in fondo alla nave, nella stiva. Le 13 persone che erano dentro non hanno avuto possibilità di scampo”. Lavoravano… parevano dei topi… in una condizione veramente precaria. Non c’erano misure di sicurezza neanche minime”.

Leggi tutto

Combattere nell’oscurità: come gli europei respingono l’intelligenza artificiale canaglia

 

Fonte Algorithmwatch.org  che ringraziamo 

[ Per un uso di studio o professionale raccomandiamo di  fare riferimento al testo pubblicato alla fonte   traduzione effettuata da google translate. editor ]

di Naiara Bellio , Nicolas Kayser-Bril , Mathilde Saliou e Alina Yanchur

I sistemi automatizzati vanno fuori strada, contribuiscono alla violenza sessuale sui minori, negano alle persone i loro benefici sociali o bloccano la presenza online delle organizzazioni. Le persone colpite spesso si sentono impotenti quando i loro diritti vengono violati, ma alcuni combattono mentre le leggi attuali non riescono a proteggere le vittime.
Miriam Al Adib è una ginecologa spagnola che vive ad Almendralejo. Un giorno, lo scorso settembre, ha trovato sua figlia adolescente in difficoltà. Nei gruppi WhatsApp della sua scuola circolavano foto di lei e di altri compagni di classe nudi. Le foto erano false, ha detto. Gli scolari li avevano generati, utilizzando uno strumento di intelligenza artificiale.

Al Adib ha percepito l’ansia di sua figlia ma ha capito subito cosa fare. Ha pubblicato un video su Instagram in cui denunciava l’accaduto e chiedeva alle vittime di farsi avanti. Poche ore dopo, molte altre madri le avevano mandato un messaggio, raccontando le esperienze delle loro figlie. Sono andati tutti alla polizia e i ragazzi hanno smesso di creare nudi finti.

Al Adib lavora da più di un decennio per aumentare la consapevolezza sulla violenza sessuale sui minori, sia online che offline. Sa come reagire a tali attacchi. Tuttavia, ha detto, si sente trascurata dalle istituzioni che dovrebbero prevenire un uso così crudele dell’intelligenza artificiale. Oggi, mentre le proteste si sono calmate ad Almendralejo, le app che consentono ai ragazzi di creare nudi finti rimangono disponibili – e probabilmente sono in uso – in tutte le scuole europee.

Abbiamo parlato con persone che hanno deciso di agire contro le ingiustizie causate dall’intelligenza artificiale. Tutti hanno spiegato quanto sia stato difficile riparare gli illeciti e avere un impatto. I diritti sanciti dalla legislazione europea raramente sono applicabili ai singoli individui.

“Colpa dell’algoritmo”

Quando Soizic Pénicaud ha iniziato a lavorare con gli algoritmi del sistema di gestione del welfare francese, ha organizzato corsi di formazione per le persone a stretto contatto con i beneficiari. Una volta, un assistente sociale le disse che l’unico consiglio che dava alle persone che avevano problemi con il sistema di gestione delle richieste era “non c’è niente che tu possa fare, è colpa dell’algoritmo”. Pénicaud, un ricercatore sui diritti digitali, è rimasto sorpreso. Non solo sapeva che i sistemi algoritmici potevano essere ritenuti responsabili, ma sapeva anche come farlo.

Leggi tutto

Connessioni 8 su Appalti Subappalti e dintorni

 

Connessioni 8

23 febbraio 2024

fatti, eventi, report di ricerca e dati per capire meglio cosa succede nel campo della prevenzione e della salute negli ambienti di vita e di lavoro.

Vi è bisogno di fare chiarezza sul tema della sicurezza sul lavoro, in particolare dopo la tragedia di Firenze. Non è più tempo di chiacchiere ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Ha ragione. La individuazione degli errori che hanno creato le condizioni di sistema o ambientali perchè si sviluppassero modalità malate di organizzazione del lavoro e di mancata gestione dei rischi dovrebbe essere fatta da tutti i soggetti in campo.

Innanzitutto il sistema delle imprese e delle loro Associazioni dovrebbe sottoporre a verifica le posizioni assunte in diverse fasi storiche rispetto alla legislazione di merito sugli appalti e subappalti, in particolare nel settore delle costruzioni.

La moltiplicazione dei subappalti a cascata riesumata nel nuovo Codice  non piove dal cielo, il sistema di norme che lo consentono hanno dei responsabili politici che hanno risposto con atti legislativi a richieste molto precise provenienti non solo dalla Commissione Europea ma anche  dal mondo delle imprese. Sia chiaro : non vi è  un obbligo di legge per le stazioni appaltanti di moltiplicare a cascata subappalti di lavorazioni più o meno pericolose fino a rendere molto difficile il governo e il controllo della gestione dei rischi.

Appalti, subappalti e gestione dei rischi per la sicurezza dei lavoratori 

La scelta di moltiplicare l’assegnazione dei lavori con i subappalti a cascata è una scelta delle imprese committenti, le stazioni appaltanti, dettata dalla ricerca di fatto del “massimo” ribasso perchè la competizione non avviene, nella maggioranza delle situazioni, sulla qualità del prodotto al prezzo giusto ma sul ribasso e questo è reso possibile, dalla cosiddetta semplificazione normativa che ispira il “Nuovo Codice”

Esiste poi una molteplicità di appalti privati che si avvalgono di finanziamenti pubblici… tanto per semplificare 2)

Se è pur vero che la norma non consente, a livello formale, di sottoporre a gara i costi della sicurezza è altrettanto vero che induce soluzioni organizzative povere e a volte improvvisate con le imprese in coda alla filiera dei subappalti rappresentate da situazioni borderline con frequenti e gravi irregolarità nel trattamento dei lavoratori rilevate dalle ispezioni degli organi preposti. In questo contesto appare la schizofrenia comportamentale: da una parte la produzione da parte dei consulenti del POS, del DVR, un apparato cartaceo e digitale a prova di ispezione a protezione legale dell’impresa committente o stazione appaltante. 1)

Al contempo a scendere per i rami dei subappalti si perdono le tracce delle indicazioni/prescrizioni contenute nei documenti cartacei perfetti custoditi in cassaforte… Questa rappresentazione che facciamo, un pò schematica, è per fare chiarezza sul fatto che tra il progetto dell’opera, le valutazioni dei rischi e le prescrizioni organizzative per neutralizzarli e la struttura produttiva reale vi è una tale distanza che spiega perchè avvengono le tragedie.
E’ solo ribaltando la piramide, mettendo al primo posto le attività concrete svolte  dalle microimprese in subappalto che realizzano l’opera, monitorando ed eliminando le intermediazioni parassitarie e criminali  che si potrà fare un passo avanti nella sicurezza dei cantieri. Solo capitolati dettagliati ed esaustivi rispetto alle lavorazioni da assegnare in appalto possono porre rimedio agli abusi e alle incongruenze organizzative. In questo caso le vere connessioni da ristabilire sono quelle tra i committenti (stazioni appaltanti)  e le  piccole imprese del subappalto che per davvero costruiscono le opere.Le scelte dell’attuale governo non sembrano andare in questa direzione.

editor

Riferimenti

  1. Nuovo codice appalti (dlgs 36/2023): il testo da scaricare e le novità
  2. Sicurezza accessibile . Sicurezza e appalti: un incrocio pericoloso?
    a cura di Giorgio Sclip
  3. Lavori privati con fondi pubblici, Mit e Anac in disaccordo sul nuovo Codice Appalti
  4. Codice Appalti 2023: i nuovi limiti al subappalto
  5. INL : Nel 2022 recuperati oltre un milione di contributi e i premi non versati

Quanto devono spendere le aziende per la sicurezza? Ci sono politiche pubbliche di sostegno?

 

Fonte: ilmanifestoinrete.it 

Autore: Maurizio Mazzetti  che ringraziamo

 

Nell’articolo pubblicato il 29 ottobre 2023 (QUI)  si era parlato dei costi della non sicurezza, cioè di quali sono i costi in Italia per le aziende e la collettività degli infortuni e delle malattie professionali (64.000 euro medi per ogni singolo infortunio, secondo gli studi più recenti). Ma quanto spendono – o devono spendere obbligatoriamente per essere meramente in regola – da parte loro le aziende, sia per la mera gestione dell’esistente (documentazione e formazione obbligatoria e relativi incarichi professionali) e quanto investono?

Non esistono dati complessivi, ma solo campionari, sulle spese. Le spese e gli investimenti per la sicurezza sono parte della complessiva gestione aziendale e non distinguibili globalmente da altre spese e investimenti; ed è persino banale ricordare come quanto più è rischiosa l’attività, e quanto più grande è l’organizzazione in termini di strutture produttive e addette/i, tanto più crescono spese e costi, anche se ci può essere qualche economia di scala. Viceversa, i costi calano quanto più sono presenti risorse interne professionalmente qualificate che supportino e non rendano necessarie, o parzialmente necessarie, apporti (essenzialmente consulenziali) esterni. Analogamente i servizi di consulenza forniti dalle associazioni di categoria e dagli organismi bilaterali/paritetici possono anch’essi calmierare i costi.

Se si cerca tra i siti specializzati, si possono trovare numerose elaborazioni sugli oneri per la mera gestione documentale; ma, a parte la difficoltà di districarsi tra quelle che restano,  sono offerte commerciali di servizi, le cifre sono sempre altamente indicative e parziali.

Riporto in ogni caso di seguito la quantificazione di costi più completa che ho trovato (non farò, ovviamente, pubblicità alla società); l’offerente è evidentemente molto strutturato, ed offre un servizio completo a canone annuo, come riportato nella tabella sottostante. In ogni caso, più ancora delle cifre richieste (che danno comunque un ordine di grandezza), è interessante l’elencazione delle valutazioni necessarie/possibili, che può stupire i non addetti ai lavori; e ho eliminato comunque le sole parti specifiche per i cantieri edili, quelle sul primo soccorso e le valutazioni di sicurezza alimentare HACCP. Si tenga presente che a tutte le somme va aggiunto un 4% di IVA e che ci sono ulteriori costi per eventuali interventi a chiamata, urgenti, sopralluoghi del medico competente e simili.

MINIMO MASSIMO FATTORI DI VARIAZIONE
GESTIONE ANNUALE SICUREZZA SUL LAVORO 600 2500 numero addetti e livello di rischio
INCARICO ANNUALE RSPP ESTERNO 800 16000 numero addetti e grado rischio
DVR DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHI 300 1300 numero addetti e grado rischio
DUVRI rischio da interferenze 300 1100 numero ditte coinvolte
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO SPECIFICO RUMORE 500 1100 numero punti di rilievo con fonometro
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO VIBRAZIONI 270 3000 numero dipendenti
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO STRESS LAVORO CORRELATO 100 1300 numero dipendenti
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO SPECIFICO INCENDIO 400 2500 numero dipendenti
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO SPECIFICO ATMOSFERE ESPLOSIVE 400 2200 numero dipendenti
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO SPECIFICO CHIMICO MOVARISCH 250 600 numero prodotti chimici
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO SPECIFICO CANCEROGENO-MUTAGENO 150 900 settore aziendale e numero dipendenti
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO SPECIFICO DA RADIAZIONI OTTICHE 210 1620 numero punti rilievo con analizzatore
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO SPECIFICO BIOLOGICO 540 1080 aziende sanitarie e no
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO SPECIFICO CAMPI ELETTROMAGNETICI CEM 210 1620 numero punti rilievo con analizzatore
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO SPECIFICO MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI MMC SOLLEVAMENTO E TRASPORTO 200 1320 numero dipendenti
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO SPECIFICO MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI MMC SPINTA E TRAINO 210 1500 numero dipendenti
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO SPECIFICO MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI MMC ELEVATA FREQUENZA 300 1800 numero dipendenti
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO SPECIFICO MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI MMC PAZIENTI OSPEDALIERI 900 6000 numero reparti con mansioni analoghe
DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHIO SPECIFICO PRESCRIZIONI GRAVIDANZA ALLATTAMENTO 210 500 tipologia aziende e settore attività
PIANI EMERGENZA PLANIMETRIE EVACUAZIONE 200 3000 superficie occupata
SORVEGLIANZA SANITARIA ANNUALE 150 650 numero dipendenti
VISITE SECONDO PROTOCOLLO 20 45 tipo visita
SISTEMA DI GESTIONE SICUREZZA SUL LAVORO SGSL OHSAS 18001 3500 9000 numero dipendenti e giornate di consulenza

In sintesi, emerge che anche l’azienda più piccola – cosiddetta microimpresa fino a 10 dipendenti, secondo la classificazione ministeriale vigente – e con il rischio più basso si trova davanti ad oneri dell’ordine di grandezza di qualche migliaio di euro.

Leggi tutto

Urgentes e necessárias, políticas de adaptação climática enfrentam dilemas éticos no Brasil e no mundo

[ Per leggere l’articolo in italiano clicca l’icona Google Translate  in fondo alla pagina  ]

Marcelo de Araujo, Universidade Federal do Rio de Janeiro (UFRJ) e Pedro Fior Mota de Andrade, Universidade Federal do Rio de Janeiro (UFRJ)

A solução para se conter o aquecimento global é a mesma para todos os países: reduzir as emissões de gases de efeito estufa (GEE), especialmente o dióxido de carbono (CO2). Esta é uma medida de mitigação. Mas ainda que todos os países resolvessem implementar imediatamente políticas de mitigação radicais, a crise climática não seria resolvida de um dia para o outro. Para se lidar com as mudanças climáticas são necessárias também políticas de adaptação.

Diferentemente das políticas para mitigação, as estratégias de adaptação devem ser específicas para cada cenário regional. Isto significa que diferentes países e regiões exigirão políticas de adaptação distintas. Por exemplo, no contexto brasileiro, a escassez de água na Região Nordeste pode contrastar diretamente com o excesso de chuvas na Serra Fluminense, resultando na necessidade de ações adaptativas específicas para cada realidade.

A discussão sobre políticas para adaptação constitui um dos tópicos mais controversos na agenda internacional para negociações climáticas. Os países mais pobres, que menos contribuíram para as emissões de GEE, reivindicam dos países mais ricos recursos financeiros e suporte tecnológico para se adaptar. Esse tema foi recentemente discutido na COP28, a Conferência das Nações Unidas sobre o clima, mas o valor oferecido pelos países mais ricos foi considerado “tímido” diante das necessidades dos países mais pobres.

Da interação entre políticas de adaptação e políticas de mitigação surgem dilemas éticos que ainda não foram devidamente discutidos no Brasil. Consideremos o cenário em que países mais ricos auxiliam os mais pobres na adaptação às mudanças climáticas. Contudo, suponhamos, por outro lado, a falta de cooperação internacional de longo prazo para promover políticas de mitigação. Nesse contexto, torna-se desafiador realizar estimativas confiáveis sobre o cenário ao qual cada região do planeta deverá se adaptar.

Cenários climáticos futuros

Se políticas de mitigação radicais fossem implementadas hoje, poderíamos ter a esperança de limitar o aquecimento global a 1,5°C acima da temperatura média do planeta na era pré-industrial, tal como previsto pelo Acordo de Paris. No entanto, sem cooperação internacional contínua para limitarmos a emissão de gases de efeito estufa, o aumento da temperatura pode chegar a 3,0°C, ou mesmo ultrapassar 4°C ao final do século XXI. Essa variação de temperatura pode não parecer importante, mas como o Painel Intergovernamental sobre Mudança do Clima (IPCC) enfatiza: “Com cada aumento do aquecimento global, as mudanças regionais no clima médio e nos extremos tornam-se mais generalizadas e pronunciadas.”

O gráfico do IPCC (Imagem 1) resume centenas de estudos científicos sobre cenários climáticos futuros. Quatro diferentes cenários são apresentados no gráfico, cada um associado a um determinado aumento de temperatura. Podemos ver que os quatro cenários são bem diferentes entre si no que se refere, por exemplo, à temperatura mais elevada para cada ano, especialmente na América do Sul (linha a); ou no que se refere à umidade e viabilidade do solo para a agricultura (linha b); ou índices pluviométricos atípicos (linha c). Para qual desses cenários, então, o Brasil deve se adaptar?

Infelizmente, não é possível darmos uma resposta exata para essa pergunta, pois não é claro se haverá cooperação internacional contínua para promoção de medidas de mitigação. Sem sabermos de antemão se medidas de mitigação serão implementadas na arena internacional, os governos não têm como saber para que tipo de cenário devem guiar suas respectivas políticas de adaptação: se para um cenário em que a metas do Acordo de Paris são cumpridas, ou para um cenário de 2°C, ou de 3°C, ou mesmo de 4°C de elevação da temperatura.

Políticas brasileiras e dilemas éticos

O governo brasileiro atual tem demonstrado empenho na elaboração de um novo plano para adaptação climática, sobretudo porque o Plano Nacional de Adaptação à Mudança do Clima (PNA), criado em 2016, como o próprio governo admitiu recentemente, “ficou desatualizado”. No entanto, qualquer novo plano para adaptação climática que desconsidere a igual urgência para a implementação de medidas de mitigação corre o mesmo risco de ficar rapidamente desatualizado.

O governo brasileiro poderia talvez alegar que, neste momento, políticas de adaptação são mais urgentes do que políticas de mitigação. Proteger populações vulneráveis contra eventos climáticos extremos, cada vez mais frequentes, é uma questão de justiça social. Ótimo! Mas o risco é promover a justiça social em detrimento da justiça intergeracional. Ou seja, muitas pessoas parecem não se dar conta de que políticas para promoção da justiça social podem entrar em conflito com princípios da justiça intergeracional. É dever das gerações presentes proteger o ambiente para as futuras gerações.

Podemos imaginar um cenário em que, no horizonte dos próximos trinta anos, a adaptação climática seja levada a cabo em consonância com princípios da justiça social. As pessoas da geração atual, assim, serão protegidas. No entanto, se a adaptação climática for financiada, por exemplo, com recursos gerados pela exploração de combustíveis fósseis, e sem consideração pela promoção de políticas de mitigação, o benefício para uma geração será obtido em detrimento dos interesses das próximas gerações.

Não importa no caso anterior se os combustíveis fósseis extraídos no Brasil serão consumidos aqui ou outras partes do mundo. Os GEE podem se acumular por vários séculos na atmosfera, independentemente de fronteiras nacionais. Esse efeito cumulativo e gradual pode acabar encorajando as pessoas da geração atual – e especialmente as pessoas mais velhas dentro da geração atual – a continuar emitindo GEE, pois elas mesmas terão menos a sofrer com o fracasso das políticas de mitigação do que as gerações futuras, ou do que as pessoas mais jovens da geração atual.

Políticas para adaptação climática devem andar lado a lado às políticas para mitigação. Apenas esforços radicais e imediatos para redução e eliminação da emissão dos GEE nos permitirão planejar de modo eficaz as políticas para adaptação climática em consonância não apenas com princípios da justiça social, mas em harmonia também com princípios básicos de justiça intergeracional.The Conversation

Marcelo de Araujo, Professor de Filosofia da Universidade do Estado do Rio de Janeiro (UERJ) e Professor de Filosofia do Direito, Universidade Federal do Rio de Janeiro (UFRJ) e Pedro Fior Mota de Andrade, Pós-doutorando em Filosofia, Universidade Federal do Rio de Janeiro (UFRJ)

This article is republished from The Conversation under a Creative Commons license. Read the original article.

Osservatorio Vega Sicurezza Ambiente . I dati sugli infortuni sul lavoro in Emilia-Romagna 2023

UN ANNO DI MORTI SUL LAVORO IN EMILIA-ROMAGNA: 91 LE VITTIME.

LA REGIONE È QUARTA IN ITALIA PER INFORTUNI MORTALI SUL LAVORO. 

RAVENNA, FORLÌ-CESENA, PARMA E PIACENZA, LE PROVINCE PIÙ PERICOLOSE PER I LAVORATORI, SONO IN ZONA ROSSA. 

LE PROVINCE PIÙ SICURE: BOLOGNA, REGGIO EMILIA E RIMINI. 

SECONDO LA MAPPATURA DELL’OSSERVATORIO SICUREZZA E AMBIENTE VEGA LA REGIONE ABBANDONA LA ZONA GIALLA ED ENTRA IN ZONA ARANCIONE, CON UN’INCIDENZA DI MORTALITÀ SOPRA LA MEDIA NAZIONALE. 

PREOCCUPANTE IL NUMERO DI DENUNCE DI INFORTUNIO SUL LAVORO FINO AI 14 ANNI: SONO 5.397, OSSIA IL 7,04% DEL TOTALE DEGLI INFORTUNI DEI LAVORATORI DELLA REGIONE.

 IL COMMENTO AI DATI AGGIORNATI AL MESE DI DICEMBRE 2023

“Con l’ingresso in zona arancione a fine del 2023, l’emergenza morti sul lavoro in Emilia-Romagna sembra stia peggiorando. Ricordiamo infatti che la zona arancione, subito dopo la rossa, raccoglie le regioni con le incidenze di mortalità, ossia il numero di infortuni rispetto alla popolazione lavorativa, tra le più elevate del Paese. Parlando in numeri assoluti sono 91 le vittime registrate nel 2023, posizionando l’Emilia-Romagna al quarto posto in Italia”.

Vai alle tavole coi dati  alla fonte:  Osservatorio Vega Engineering  che ringraziamo 

Connessioni 6

Connessioni 6

27 gennaio 2024

fatti, eventi, report di ricerca e dati per capire meglio cosa succede nel campo della prevenzione e della salute negli ambienti di vita e di lavoro.

°°°°

Violenza nei luoghi lavoro

Segnaliamo le Linee Guida proposte dalla Regione Siciliana: ” Linee guida per la prevenzione degli atti di violenza e delle aggressioni verbali e/o fisiche a danno degli operatori sanitari delle strutture sanitarie pubbliche della Regione Siciliana” L’elaborato è ben fatto ed è un utile riferimento per quanti sono interessati a intraprendere iniziative di prevenzione rispetto alle aggressioni degli operatori sanitari.
Il problema della violenza nei luoghi di lavoro, in particolare Pronti Soccorso sanitari e uffici pubblici dell’assistenza sociale emerse come fenomeno preoccupante una ventina di anni fa negli USA. In Europa e in Italia l’emersione del problema violenza nei luoghi di cura e pronto soccorso è più recente. Sono potenziali esposte/i al rischio di aggressioni medici, uomini e donne, infermiere/i, operatori dell’assistenza…

Su Diario Prevenzione abbiamo pubblicato molti documenti e strumenti di lavoro, linee guida per la prevenzione della violenza nei luoghi di lavoro che puoi consultare cliccando QUI .

°°°°°°°°

Lavoratori anziani in sanità

Il Presidente CIIP Gilberto Boschiroli è stato intervistato da Quotidiano Sanità sul tema critico e sempre più attuale dell’invecchiamento negli operatori della sanità, tema già affrontato negli EBook Ageing e DMS-Rischio Biomeccanico ma acuito recentemente.

Qui il link a Quotidiano Sanità

°°°°°°°°

 

Malattie Professionali

Novità sulle malattie professionali. Aggiornamento Elenco Malattie Professionali.
Per scaricare il file pdf dell’Elenco delle malattie professionali clicca QUI .

Per visualizzare quanto è disponibile su Diario Prevenzione in materia di malattie professionali clicca QUI

Cambiamenti climatici e condizioni di lavoro

Sul numero 28 di HESAMAG, la Rivista dell’Istituto Etui della Confederazione dei Sindacati Europei si può leggere una valutazione preventiva dei rischi per la salute dei lavoratori derivanti dal cambiamento climatico. Dai vigili del fuoco che debbono affrontare incendi estesi sempre più frequenti agli agricoltori che debbono lavorare con temperature elevate…
Per leggere quanto pubblicato sugli effetti del cambiamento climatico sulle condizioni di lavoro clicca QUI

Lavoro su piattaforme digitali

Dall’Agenzia Europea per la salute e sicurezza su lavoro segnaliamo questo documento utile, guarda queste diapositive per comprendere i concetti relativi al lavoro su piattaforma digitale.

Scopri fatti e cifre, inclusi dati demografici, diversità della forza lavoro, settori prevalenti e tipi di lavoro su piattaforma. Scopri di più sulle opportunità offerte da questa forma di lavoro abilitato al digitale, insieme ai rischi e alle sfide per la SSL.

La presentazione delinea inoltre le politiche e le iniziative per realizzare un lavoro su piattaforma sicuro e sano, fornendo spunti chiave che riassumono le implicazioni del lavoro su piattaforma digitale per il futuro del lavoro.

 

a cura di Gino Rubini

—/ alla prossima volta /—

 

 

 

ETUI. I lavoratori e la sfida climatica . Il magazine HesaMag #28 – Inverno 2023

 

Fonte ETUI 

Per innumerevoli lavoratori in tutta Europa, ci sono due aspetti della “sfida climatica”. La presente relazione speciale esamina entrambi in parallelo. Il primo è il cambiamento climatico stesso e tutti i pericoli che comporta per la salute dei lavoratori. Aude Cefaliello affronta il tema scottante dello stress da caldo sul lavoro e la necessità di una soglia protettiva minima a livello europeo. Théophile Simon visita il sud della Francia, dove gli agricoltori lottano contro una persistente siccità, a scapito della loro sicurezza finanziaria e della loro salute mentale. E oltre il confine con la Spagna, Berta Chulvi parla con i vigili del fuoco che si trovano letteralmente in prima linea nel riscaldamento globale.

L’altro lato della medaglia è la transizione che le nostre società ed economie devono intraprendere per mitigare il cambiamento climatico: un cambiamento colossale con i suoi impatti distinti sulle condizioni di lavoro. Bethany Staunton intervista Judith Kirton-Darling, segretaria generale congiunta di industriAll, sulla necessità di una “transizione giusta” che coinvolga i lavoratori. Arthur Neslen indaga sui potenziali costi sanitari derivanti dalla spinta dell’UE verso l’estrazione di materie prime critiche. Mick Lynch esamina attentamente la pericolosa cultura del subappalto e della deregolamentazione nelle odierne industrie energetiche offshore, comprese le energie rinnovabili. Vera Weghmann prosegue con una critica al piano di economia circolare dell’UE, e Angelo Ferracuti chiude il dossier con un racconto pieno di speranza sul possibile percorso da percorrere: un collettivo di operai italiani che hanno preso nelle proprie mani la transizione verde.

Per scaricare il file pdf di Hesamag #28  in lingua inglese clicca QUI

Per scaricare il file pdf di Hesamag #28 in lingua francese clicca QUI

 

Ryan Air – Quali condizioni di lavoro nella compagnia aerea irlandese. Un documentario Arte.tv

Fonte Arte.tv

Segnaliamo questo video realizzato da Arte.tv che contiene una rappresentazione molto efficace del successo di questa compagnia low cost ottenuto  con strategie  di management basate  sui bassi salari del personale, su carichi di lavoro gravosi e sul farsi pagare dalle amministrazioni degli aeroporti e dalle comunità locali, tramite prestazioni di servizio erogate da società collegate ,  somme considerevoli proporzionate al traffico  di passeggeri indotto.

 

 

Ryanair: un pirata in volo
Con i suoi 160 milioni di passeggeri trasportati nel 2022, la compagnia aerea irlandese Ryanair domina i cieli d’Europa. Grazie alla sua offerta di biglietti a prezzi stracciati, ha imposto il suo modello “low cost” a tutti i suoi concorrenti. Per raggiungere l’obiettivo che si è prefissato – l’ossessiva riduzione dei costi -, l’amministratore delegato della compagnia, Michael O’Leary, è pronto a tutto, anche a utilizzare metodi palesemente discutibili.

Per vedere il documentario di Arte.tv  clicca QUI 

 

 

Umbria, operaio muore schiacciato da una massa di terra

Marco Merlini

Fonte:  Collettiva  

L’uomo, 50 anni, è finito nello scavo al quale stava lavorando. “Ennesima vita spezzata” hanno commentato i sindacati. Nella regione 25 morti al 30 novembre 2023

 

CGIL, CISL, UIL: “ENNESIMA VITA SPEZZATA”

 

Per i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil dell’UmbriaMaria Rita Paggio, Angelo Manzotti e Maurizio Molinari, “il 2024 si apre nel peggiore dei modi. Dopo il terribile 2023, nel quale nei primi 11 mesi si sono registrate 25 morti certificate dall’Inail in Umbria, ecco già una nuova vittima del lavoro, a Valfabbrica, l’ennesimo episodio di una mattanza che va avanti senza soluzione di continuità e che dobbiamo fermare”.

Leggi tutto

Sulla Rivista Diritto della Sicurezza sul Lavoro un nuovo articolo sulla responsabilità penale del RLS

Segnaliamo un altro articolo sul tema della responsabilità penale del Rls appena pubblicato sulla Rivista Diritto della Sicurezza sul Lavoro.

Rosa Palavera, Fiducia e deterrenza: due paradigmi compatibili? Note in margine all’affermazione di responsabilità penale del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

Sulla Rivista sono stati già pubblicati diversi articoli di penalisti che commentano  la Sentenza di Cassazione del 25 settembre 2023, n. 38914

Questi articoli sono disponibili online  sulla Rivista Diritto della Sicurezza sul Lavoro

Segnaliamo sempre su questo argomento articoli di commento di sindacalisti e operatori dei Servizi di Prevenzione  apparsi su Diario Prevenzione

 

 

INAIL pubblica “La valutazione della qualità dell’aria nei luoghi di lavoro” nella Collana salute e sicurezza

 

La Direzione Regionale INAIL della Campania ha realizzato questa pubblicazione per fornire a datori di lavoro, responsabili dei servizi di prevenzione e protezione e tutti coloro che si occupano di prevenzione, una sintesi delle attuali conoscenze e permettere loro di valutare nel migliore dei modi la qualità dell’aria presente nei luoghi di lavoro, mettendoli così in grado di realizzare le eventuali azioni correttive necessarie.

LaValutazioneDirettaIAQ

Per scaricare la brochure in formato pdf clicca QUI 

 

 

Legambiente lancia la petizione “Stop fossili, start rinnovabili”

 

Fonte Legambiente che ringraziamo 

Riportiamo il testo integrale del Comunicato Stampa di Legambiente

“L’Italia in questa COP28 dia pieno appoggio all’Europa per arrivare ad un accordo in grado di accelerare una giusta transizione energetica globale. Domani a Roma mobilitazione di piazza “Fuori le aziende del fossile dalla COP28”. 

Alla vigilia della COP28 a Dubai e ai pochi giorni dall’inizio del suo XII Congresso nazionale in programma dal 1 al 3 dicembre a Roma Legambiente lancia la petizione “Stop fossili, start rinnovabili” e organizza per domani, 30 novembre ore 15, la mobilitazione “Fuori le aziende del fossile dalla COP28” nei pressi del laghetto dell’Eur per chiedere al Governo Meloni il phasing-out delle fossili e una transizione ecologica che punti su rinnovabili ed efficienza energetica per fronteggiare la crisi climatica. 

L’associazione: “3 richieste di stop e 3 richieste di start indirizzate all’esecutivo e al centro della petizione: stop ai sussidi alle fonti fossili, alle strategie fossili e alle false soluzioni come il nucleare e la cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica; start all’Italia come Hub delle rinnovabili, all’efficienza e alla rigenerazione e alla giustizia climatica”

 #StopFossili #StartRinnovabili #LegambienteXII #ItaliaInCantiere #CantieriDellaTransizione 

Leggi tutto

Amianto-Brasile: Intervista a Fernanda Giannasi – ABREA – Associazione Brasiliana Esposti Amianto

Fonte AFeVA che ringraziamo

Bologna, 13 novembre 2023

Il 25 ottobre 2023, è stata realizzata l’intervista a Fernanda Giannasi, Fondatrice dell’Associazione Brasiliana Esposti Amianto – ABREA). Link al sito di ABREA

Fernanda partecipava in quei giorni a Bologna al Consesso internazionale del Collegium Ramazzini, dove si discuteva delle tematiche sanitarie legate alle patologie Asbesto Correlate e più in generale all’esposizione dei lavoratori ai cancerogeni ed ai temi della salute pubblica nell’attuale crisi sanitaria internazionale. Link al sito del Collegium Ramazzini

ABREA ha intessuto in 30 anni innumerevoli rapporti con le Associazioni Esposti e vittime amianto italiane e con il mondo scientifico italiano ed internazionale. Fa parte della coalizione internazionale per la messa al bando globale dell’amianto.

L’intervista è stata realizzata nella sede di AFeVA Emilia Romagna, ed è stata condotta da Andrea Caselli.

Vedi l’intervista a Fernanda Giannasi su YouTube (durata 22 minuti)

8 giugno 2017

2017 – partecipazione di Fernanda Giannasi al Convegno organizzato a Bologna da AFeVA Emilia Romagna – Lotte e amianto: sofferenza, coinvolgimento, impegno

Per evitare un futuro climatico distopico, dobbiamo prima immaginare il mondo che vogliamo

 

Fonte :  Znetowork 

Come attivista per il clima che lotta contro le politiche lente, le influenti compagnie petrolifere e l’apatia del pubblico, mi concentro principalmente nel fermare un futuro che non voglio. Temo un futuro in cui i combustibili fossili non verranno gradualmente eliminati in tempo, il che porterà alla distruzione ecologica e alla destabilizzazione della società a causa del cambiamento climatico.

Tuttavia, trovo che individuare il futuro che vogliamo  sia  spesso molto più difficile nel movimento per il clima. Immaginare questo futuro climatico pieno di speranza è una pratica essenziale perché aiuta a sostenere i nostri movimenti, informa la nostra difesa e ispira l’azione.

È abbastanza facile immaginare un mondo in cui non si interviene in tempo sulla crisi climatica. La narrazione che circonda il nostro clima e il  futuro è prevalentemente distopica. Non cercare oltre un lungo elenco di film, spettacoli, opere d’arte e libri distopici ambientati in una terra desolata ecologica del prossimo futuro. Questi cliché mediatici sono popolari e vengono mostrati in successi al botteghino come  Interstellar ,  Blade Runner  e il film  “The 100”.  Molti di noi stanno sperimentando un assaggio di una terrificante distopia mentre assistiamo alla devastazione derivante dall’intensificarsi dei disastri naturali e dell’inquinamento.  Molte persone credono che siamo già condannati . All’interno di questa mentalità, il movimento per il clima è sfidato a creare contronarrazioni a questa aspettativa di catastrofe.

Leggi tutto

Brandizzo: qualche riflessione in ordine sparso

 

Fonte: Disuguaglianze di salute

A cura di Federico Magrì che ringraziamo 

Un’oncia di prevenzione vale più di una libbra di cura.

Così recita un detto anglosassone, e a ragione. Il concetto era ben chiaro anche nella mente degli illuminati legislatori che, ormai quarantacinque anni fa, hanno redatto il testo della Legge che ha istituito il nostro Sistema Sanitario Nazionale, la Legge 833/78. Il principio viene declinato in modo assolutamente chiaro nel testo di legge e credo possa essere utile (e doveroso) richiamarlo: (art. 2)

Il conseguimento delle finalità di cui al precedente articolo è assicurato mediante:

    1) la formazione di una moderna coscienza sanitaria sulla base di un’adeguata educazione sanitaria del cittadino e delle comunità;

    2) la prevenzione delle malattie e degli infortuni in ogni ambito di vita e di lavoro;

    3) la diagnosi e la cura degli eventi morbosi quali che ne siano le cause, la fenomenologia e la durata;

    4) la riabilitazione degli stati di invalidità e di inabilità somatica e psichica; (…omissis…)

La successione dei punti lascia trasparire tutta l’importanza attribuita alla formazione di una moderna coscienza sanitaria ed alla prevenzione delle malattie e degli infortuni in ogni ambito di vita e di lavoro, che vengono prima della diagnosi e cura.

Purtroppo l’attualità, oggi dominata dal tragico incidente di Brandizzo e dalle sue cinque vittime, ci mostra chiaramente come i principi che hanno ispirato gli estensori della norma siano stati dimenticati. Unanime è il coro di quanti (amministratori, sindacati, politici fino alle più alte cariche dello Stato) invocano maggiori controlli e sanzioni più severe. Nessuno chiede maggiore coscienza e maggiore prevenzione, che invece sarebbe ciò che serve…

Leggi tutto

Servizio di consegna cibo Glovo: tracciamento della posizione privata dei corrieri e altre violazioni

Fonte Algorithmwatch che ringraziamo 

Autrice:  Naiara Bellio

 

Di questo importante articolo  postiamo una traduzione effettuata con google translator per facilitarne la lettura. Per un uso professionale o di studio raccomandiamo di fare riferimento al testo originale alla fonte Algorithmwatch.

 

Una recente indagine di Tracking Exposed mostra che la filiale italiana di Glovo, Foodinho, registra l’ubicazione dei corrieri fuori turno e la condivide con soggetti non autorizzati. È stato inoltre scoperto che il fornitore dell’app di consegna ha creato un punteggio di credito “nascosto” per i propri ciclisti.

Negli ultimi anni, le autorità di regolamentazione e i sindacati hanno messo sotto esame Glovo e altre app di consegna. I fornitori di app sono sospettati di non impiegare i propri corrieri freelance e di privarli così dei loro diritti. L’introduzione della Legge Rider in Spagna due anni fa ha accelerato le azioni per regolamentare il loro status lavorativo e l’Unione Europea si sta muovendo nella stessa direzione con la sua proposta di Direttiva sui lavoratori su piattaforma .

Tuttavia, Glovo continua ad accumulare multe per milioni di euro per violazioni del diritto del lavoro. Non è chiaro quanto la società abbia effettivamente pagato poiché le multe sono sospese in attesa di appello. Glovo è accusato anche in Spagna di aver lasciato migliaia di corrieri con contratti di lavoro autonomo.

Leggi tutto

Affrontare le condizioni di lavoro per migliorare la salute pubblica: una serie su The Lancet

 

Fonte IWH  che ringraziamo

12 ottobre 2023 (Toronto, Ontario) — Le condizioni di lavoro possono avere un impatto sulla salute e risultati sanitari diseguali tra la popolazione. Di conseguenza, i decisori dei diversi dipartimenti governativi dovrebbero prestare maggiore attenzione al lavoro come determinante sociale della salute.

Questo è il messaggio chiave di una serie di tre articoli pubblicati oggi su una delle riviste mediche più importanti al mondo, The Lancet . Nella serie, gli autori sostengono che il lavoro non viene utilizzato al massimo delle sue potenzialità come mezzo per affrontare le disuguaglianze sanitarie.

Leggi tutto

Connessioni 13 ottobre 2023. Fatti, eventi, report di ricerca e dati per capire meglio cosa succede….

Connessioni 2

13 ottobre 2023

fatti, eventi, report di ricerca e dati per capire meglio cosa succede nel campo della prevenzione e della salute negli ambienti di vita e di lavoro.

Siamo alla seconda edizione della rubrica Connessioni di Diario Prevenzione.

 

Stavolta parliamo di

  • Una ricerca INRS Francia ha confermato che esiste un legame consolidato tra sinistri e performance economica dell’impresa.
  • INAIL – Relazione annuale sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali
  • Ancora sul Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza  condannato
  • Pubblicate due schede informative INAIL che trattano i nanomateriali e l’esposizione occupazionale al benzenE
  • Il lungo assedio al Ssn di Nerina Dirindin

§§§

INRS Francia

Una ricerca INRS Francia ha confermato che esiste un legame consolidato tra sinistri e performance economica dell’impresa.

Uno studio dell’INRS ha analizzato i dati di 1,9 milioni aziende francesi per un periodo di 15 anni. I risultati mostrano che una maggiore frequenza di infortuni sul lavoro è associata ad un calo della performance economica dell’impresa.
Riportiamo alcuni approfondimenti di Bertrand Delecroix, coautore di questo lavoro.

Il lavoro svolto in questo studio dell’INRS adotta una metodologia econometrica . L’obiettivo era quello di studiare il legame statistico tra gli indicatori di performance economica delle aziende e la frequenza degli infortuni sul lavoro. Questo lavoro mirava a rispondere alle preoccupazioni di tutti i soggetti interessati alla salute e sicurezza sul lavoro (Assicurazione sanitaria – Rischi professionali, servizi di prevenzione e salute sul lavoro, ecc.) che desiderano avere ulteriori argomenti per incoraggiare le aziende ad adottare maggiori misure preventive.

L’obiettivo di questo studio era quello di effettuare una valutazione statistica su larga scala, combinando tutti i settori di attività, al fine di fornire prove scientifiche sull’esistenza e l’importanza del legame tra il tasso di perdita delle imprese e la loro performance economica. E in definitiva per rispondere alla domanda: “Possiamo dire che più risorse un’azienda dedica alla prevenzione dei rischi professionali, più è economicamente efficiente? “.
Il vantaggio di questo lavoro risiede nell’ampia gamma di aziende monitorate e nella durata studiata, che sono piuttosto uniche. Provenienti dalle banche dati INSEE e Cnam, i dati utilizzati hanno riguardato 1,977 milioni di imprese francesi dipendenti dal regime generale, appartenenti a 83 rami professionali, monitorate sull’intero o parte del periodo dal 2003 al 2017 , ovvero 15 anni. In totale, sono state analizzate più di 14 milioni di osservazioni .

Il modello utilizzato dal team dell’INRS collegava, per ciascuna azienda, gli indicatori di performance economica (produttività, profitto) ai fattori di produzione (capitale, lavoro). Il contributo scientifico a questo studio è quello di aver integrato in questo modello le variabili relative all’esperienza della perdita (frequenza e gravità degli infortuni sul lavoro).La lezione più importante è che il tasso di sinistralità e la performance economica dell’azienda sono negativamente e significativamente legati . Un aumento del 10% della frequenza degli infortuni sul lavoro AT (Accident Travail AT nde) riduce la produttività dell’azienda dello 0,12% e il suo profitto dello 0,11% nello stesso anno. E questo effetto è ancora molto presente l’anno successivo.

Una seconda lezione è che l’importanza di questo effetto dipende molto dalla dimensione delle aziende. Per le aziende con meno di 20 dipendenti, questo aumento del 10% della frequenza dell’AT porta ad una riduzione dello 0,38% della produttività e dello 0,24% del profitto. Qualunque sia la dimensione dell’azienda, un AT interrompe la produzione e quindi riduce la produttività. Questo effetto è tanto più importante per le piccole imprese che sono più limitate in termini di personale e attrezzature per far fronte rapidamente alla disorganizzazione causata dall’AT.
I riferimenti per questa ricerca :  INRS

———————————

INAIL – Relazione annuale sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali

Salute e sicurezza sul lavoro, presentata la Relazione annuale Inail 2022

https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/pubblicazioni/rapporti-e-relazioni-inail/relazione-annuale-anno-2022.html

———————————

Ancora sul Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza  condannato

Sulla Sentenza della Cassazione Penale n° 38914 del 25/09/2023 segnaliamo ancora una serie di articoli e documenti importanti. Il primo riguarda un articolo del Prof.Pascucci, giuslavorista, Direttore della Rivista Diritto della Sicurezza sul lavoro. La Rivista intende aprire ed ospitare un dibattito tra gli studiosi del diritto della salute e della sicurezza sul lavoro su questa pronuncia che, a quanto consta, non ha precedenti. Per leggere l’articolo vai a
https://journals.uniurb.it/index.php/dsl/article/view/4344

Leggi tutto

USA. Per sconfiggere il caldo: “Non possiamo fare affidamento sul management”. Dobbiamo mantenerci al sicuro a vicenda’

Fonte LaborNotes che ringraziamo

Autrice.  Alexandra Bradbury è la direttrice di Labor Notes.al@labornotes.org

La morte dell’autista UPS Chris Begley, 57 anni, collassato in agosto mentre effettuava una consegna nella temperatura di 43 gradi del Texas, non è stato un incidente isolato.

Monitorare i colleghi per individuare eventuali segni di esaurimento da calore è diventata una caratteristica di routine del lavoro, afferma il collega autista Seth Pacic, un rappresentante sindacale del sindacato di Begley, Teamsters Local 767.

Pacic ha imparato a discernere al telefono quando un collega ha bisogno di trovare l’aria condizionata al più presto e quando si sta deteriorando così gravemente che dovrebbe chiamare i paramedici e coraggiosa ira della direzione.

Il problema è che i manager cercano sempre di accelerare i tempi dei lavoratori e sono riluttanti a chiamare un’ambulanza perché segnalano quei numeri ai dirigenti più alti.

Quando un supervisore raggiunse Begley, gli offrirono cure mediche, ma lui le rifiutò, quindi lo portarono a casa. “Qui sta uno dei maggiori problemi: questi supervisori non sono addestrati su cosa fare con il calore”, ha detto Pacic.

“Non puoi fidarti delle persone quando dicono che stanno bene. A causa della natura dell’esaurimento da calore, la tua acutezza mentale è la prima cosa da perdere. Diventi davvero confuso.

Leggi tutto